La Spia Che Mi Amava

La Spia Che Mi Amava
La Spia Che Mi Amava

Decimo titolo della saga di Bond, terzo con Moore nel ruolo di 007, secondo con Lewis Gordon dietro la macchina da presa, primo con il solo Albert Broccoli in Produzione, orfano del sodale Harry Saltzman, anno 1977. Il film venne licenziato dalla MGM dopo molte peripezie. Cambiarono sceneggiature (e sceneggiatori), registi (Guy Hamilton avrebbe dovuto dirigere anche questo capitolo), Broccoli dovette fronteggiare problemi di ogni sorta (compresa la mancanza di vivande per la troupe, celebre una spaghettata da lui stesso preparata sul set), in Egitto ci furono problemi di ordine burocratico e politico per poter girare ed a quattro giorni dal primo ciak non c'era ancora il nome ed il corpo della Bond girl principale. Barabara Bach piovve con la provvidenza, o meglio, venne segnalata da un colletto bianco di non ricordo quale casa cinematografica; la Bach venne provinata per un ruolo minore ma finì per essere il maggiore Anya Amasova, nome in codice "Tripla X", il miglior agente dell'Urss, corrispettivo di Bond. I due, con molte reticenze reciproche, sono costretti a collaborare per individuare il super criminale di turno che ha fatto sparire i sommergibili nucleari di sua Maestà e delle Repubbliche Socialiste, il che significa testate nucleari in mano ad un pazzo. Come sempre le location (esotiche) si sprecano, dalle montagne innevate dell'Austria (che però sono in parte quelle di St. Moritz in Svizzera ed in parte quelle canadesi), all'Egitto con le sue sfingi, le sue piramidi ed i suoi templi tra Luxor, Il Cairo, Giza ed il Nilo; dalla Sardegna che più vip non si può alla base super segreta del villain, una gigantesca installazione capace di emergere dalle profondità oceaniche e minacciare il pianeta. Qui vive recluso Karl Stromberg (Curd Jürgens), visionario amante del mondo sottomarino, il quale intende radere al suolo la decadente civiltà umana in superficie per rifondarla negli abissi.

Con questo capitolo Bond prende una piega minimamente più "fantastica", la base Atlantide (evocativa sin dal nome), sembra una di quelle dei robottoni giapponesi stile Mazinga e Goldrake; tutta la sezione egizia emana un fascino enorme, sebbene sia stata magistralmente ricostruita perlopiù posticcia. Una delle location più suggestive di sempre nella storia dei Bond movies. Q (Desmond Llewelyn) dà ampio sfogo alla su fantasia tecnologica qui, sfornando una serie congegni notevoli (il passaggio nel laboratorio segreto egizio del Secret Service inglese è grossomodo un luna park per assassini), non ultima la splendida Lotus Esprit (appena prodotta dalla Lotus) che per l'occasione si trasforma in mezzo anfibio. Larga parte del film coinvolge il mondo delle immersioni, inevitabile data la trama è il cattivo scelto per fronteggiare Bond. Nella dimensione liquida il film offre molto a livello di scene action, inseguimenti e tensione narrativa. Gli squali esistono tanto come animali che come sgherri; subentra in questo episodio il mitico Jaws (Richard Kiel), 2 metri e 15 di virulenza unita ad una dentatura d'acciaio con le quali sventra tutto (una protesi che dette molte paturnie al povero Kiel, il quale dopo circa una ventina di secondi iniziava già a soffocare e avere il senso del vomito). Il personaggio di Squalo piacque molto, anche perché furbescamente, Kiel nella sua interpretazione coniugò cattiveria e ironia (in fondo in fondo, i giganti sono sempre buffi e buoni), tant'è che tornò nell'episodio immediatamente successivo, Moonraker (1979).

Le ragazze di 007 sono generose ed abbondanti. La Amasova è forse il personaggio femminile meno monodimensionale, una delle donne più sfaccettate e approfondite della intera serie sin qui. Non per questo la Bach non viene continuamente strizzata in completini che ne scolpiscono i seni. Segue Caroline Munro (tuttofare al servizio di Stromberg), la si vede poco ma resta impressa. Poi c'è Valerie Leon, eroina del cinema di genere britannico tra i '60 ed i '70, qui impiegata per poco più che un cameo, è la receptionist dell'albergo dove alloggia Bond. Stessa sorte tocca ad Olga Bisera, segretaria di Stromberg. Miss Moneypenny (Lois Maxwell) ha letteralmente una sola posa, ma c'è. La sceneggiatura spinge molto sull'ironia (tipico humour britannico), vuoi perché Moore si prestava enormemente di più rispetto a Connery, vuoi perché quella era proprio l'esigenza, differenziarsi il più possibile dall'impronta data dal primo Bond, più maschia e virile. ciò che Connery avrebbe risolto a cazzotti, Moore speso incornicia a suon di faccette e  abttute (si veda quando Squalo solleva il furgone  con dentro la Back e Moore). Nonostante l'inseguimento sugli sci iniziale (la scena d'apertura che precede la sequenza gun barrel) risulti visibilmente finta, con Moore che si agita su uno sfondo proiettato, il coup de théatre arriva quando - saltato nel vuoto - si dispiega un paracadute con l'Union Jack. Ironia e patriottismo. Per altro quel salto fu assai complesso da fare, oltre alla pericolosità insita, la condizioni meteo d'altura non davano tregua ed infine, delle varie telecamere posizionate per riprenderlo, solo una seguì lo stuntman dall'inizio alla fine, consentendo un solo angolo di visuale. Molto divertente anche il siparietto finale, letteralmente un siparietto, poiché Bond cala le tendine sul muso dei capi dei vari servizi segreti mentre è affaccendato sotto le lenzuola con la Bach. Piccola caduta di stile, quando l'auto di Squalo si sfracella sulla casa di un contadino sardo, dopo essere precipitata da un burrone causa inseguimento con Bond, il pastore impreca con un accento vagamente romanesco (eppure i doppiatori erano italiani, la differenza l'avrebbero dovuta sapere). Tanto la theme song, cantata stavolta da Carly Simon, quanto l'immancabile gun barrel non sono tra le più brillanti del franchise, tuttavia La Spia Che Mi Amava viene diffusamente ritenuto uno dei migliori Bond di sempre.

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