La Polizia Ringrazia (di Steno, 1972) è ritenuto l'antesignano del genere poliziottesco (termine dispregiativo per "poliziesco") italiano. Enrico Maria Salerno è il commissario Bertone, in lotta contro la criminalità romana, sempre più feroce, sempre più sanguinaria, sempre più dilagante in città; altrettanto difficile però è il suo rapporto con lo Stato e le autorità a lui superiori, visto che le Leggi (una commistione di politica, magistratura, avvocatura e procure), divenute fin troppo tenere ed edulcorate, vanificano il sofferto e faticoso lavoro dei poliziotti, che tutti i giorni rischiano la vita per strada. Stampa ed opinione pubblica sono in rivolta, la Polizia è ritenuta violenta ma al contempo pure inefficace, cornuti e mazziati insomma. E come se non bastasse, in un clima del genere, Bertone si trova a dover fronteggiare anche una banda di giustizieri che ha deciso di eliminare la feccia criminale per proprio conto, con sentenze di morte immediate e senza processo. Le connivenze di questi assassini portano drammaticamente molto in alto ed il fine ultimo dei reazionari è sovvertire l'ordine democratico del Paese, fino alle estreme conseguenze di una nuova dittatura.
La Polizia Ringrazia è un film fondamentale per il genere, sotto molti punti di vista. Da qui (assieme a I Ragazzi Del Massacro di Di Leo) prendono forma molti degli stereotipi che poi popoleranno il nostro cinema di genere poliziesco. I cosiddetti poliziotteschi saranno una sorta di exploitation di questa pellicola, ancora ben bilanciata tra il cinema di denuncia alla Rosi e l'action movie americano alla Callaghan. Steno (che per la prima volta si firma Stefano Vanzina) plasma un commissario molto profondo e intenso, rigoroso, destrorso, incazzoso, anche molto concreto e sbrigativo nel (non) trattare con i malviventi, eppure non ancora tracimato nel proto-fascismo dei vari Merli e Merenda. Bertone crede nella Legge, il più delle volte non la condivide, ma non sgarra mai nell'applicarla, è il suo faro, la professione che ha scelto glielo impone, anche se sente forte la lacerazione di non poter rendere sicuri i cittadini a causa del lassismo imperante, ed infatti, deluso ed amareggiato, darà le dimissioni al termine di una carriera di onorato servizio, svolta suo malgrado con le "mani legate". La sua fidanzata è Mariangela Melato, una giornalista progressista che, nonostante le divergenze politiche, crede in Bertone e lo stima, perché prima che poliziotto o conservatore l'uomo Bertone è un uomo perbene, corretto, pulito. Interessante notare anche che, rispetto alle successive "Polizie" del cinema italiano, qui inseguimenti e sparatorie ci sono col contagocce, il film è un film d'indagine, di analisi, l'azione è sobria e misurata, messa al servizio della storia anziché viceversa. Ne guadagnano naturalmente i personaggi e i dialoghi (anche se la gita didattica organizzata dalla Polizia a favore della stampa, durante la quale si attraversa nottetempo la città, illustrando le varie attività criminali che la Polizia non può contrastare efficacemente a causa di leggi blande, è uno dei momenti meno "politically correct" mai visti sulla celluloide, con prostitute e travestiti trattati alla stregua di scarafaggi della società).
Affascinante Cyril Cusack, ex poliziotto in pensione, apparentemente sempre affaccendato a giocare a golf, così come gustose sono le caratterizzazioni dei vari Mario Adorf (il procuratore), Franco Fabrizi (il viscido delinquente Bettarini), Corrado Gaipa (avvocato della Mala). I giustizieri sono anch'essi ex poliziotti (quelli che in servizio era noti per la fama da "duri") e, rinominatisi "Anonina Anticrimine", lasciano cadaveri simbolici e non (prostitute, pederasti, estremisti bolscevichi) in giro per Roma, sotto dei manifesti con degli spazzini che chiedono aiuto alla cittadinanza per tenere Roma "pulita". Bertone nelle sue indagini (non convenzionali) scopre che la gang è protettissima ad alti livelli (ministri, politici, personalità influenti) con connivenze che farebbero saltare molte teste se venissero allo scoperto - SPOILER: ma purtroppo il finale della storia dà ragione all'Anonima e torto al povero Bertone (e all'Italia, parrebbe di poter dire, si pensi al cosiddetto "Golpe Borghese" del dicembre 1970). Il ruolo di Salerno (che poi vedremo altre volte calarsi in personaggi simili a questo) doveva essere di Buzzanca, Steno voleva Lando, credeva nelle sue qualità drammatiche, ma fu Buzzanca a non sentirsela. Peccato, nonostante Salerno sia stupendo come commissario Bertone, sarei stato curioso di vedere il buon Buzzanca in quei panni. La musica di Stelvio Cipriani non si discute, si ama, e qui più che mai risulta un capolavoro che aiuta a rendere il film indimenticabile. Se avete prestato attenzione alla questione "giustizieri che sfidano la Polizia" avrete immediatamente notato come la storia rimandi vistosamente ai vigilantes di Una 44 Magnum Per l'Ispettore Callaghan; ebbene il film di Steno è precedente a quello.
La Polizia Ringrazia (il ringraziamento va all'Anonima Anticrime si presume...) non ha sequenze particolarmente dure e spietate - quelle si concretizzeranno nella exploitation successiva - tuttavia si ricorda con particolare efficacia e brutalità la morte della bella Laura Belli (perdonate il calambour), sacrificata dal criminale in fuga, gettata dal motorino in corsa e praticamente maciullata dalla Giulietta della Polizia che insegue il fuggiasco. Una morte cruenta e girata in modo assai veristico. Nota bene: tutto questo al netto di sequenze tagliate nell'edizione italiana Shendene in mio possesso. Ho letto infatti di 6 minuti mancanti, tra i quali, ad esempio, anche di una scena di effusioni amorose tra Salerno e la Melato. Di sicuro qualche taglio c'è, visto che, per dire, quando Salerno incontra il capo della Polizia ed il Ministro il suo discorso è tagliato di netto, in modo anche piuttosto rozzo. Al cinema La Polizia Ringrazia fu un successone ed infatti il filone esplose letteralmente nelle sale, mentre fuori dai cinema, brigatisti, neofascisti, servizi segreti deviati, criminali spietati, sbirri violenti, insanguinavano per davvero le strade. Steno dirigerà due anni dopo La Poliziotta, sempre con Mariangela Melato, sorta di parodia che sdrammatizza le tinte fosche e complottiste de La Polizia Ringrazia. Anche in questo caso si può parlare di capostipite di un filone, visto che la pellicola è considerata tra le iniziatrici del genere soft-erotico della commedia all'italiana. La Melato ci vinse pure un David di Donatello e furono girati tre seguiti (da Michele Massimo Tarantini, con la Fenech al posto della Melato).