Oramai oltre una decina di anni fa ebbi la fortuna di incontrarlo, durante un corso di sceneggiatura (tenuto da Antonio Bruschini). Questi venne, si presentò a noialtri studenti, si parlò dei suoi film, soprattutto dei suoi corti, ne vedemmo qualcuno (ne ricordo uno in digitale in cui il regista, incurante della pelle flaccida da "anziano", appariva tranquillamente nudo). Fu un serata molto piacevole, in compagnia di una persona mite, affatto diva, entusiasta di misurarsi con i giovani piuttosto che con dei vecchi tromboni dell'ambiente cinematografico, ancora pieno di idee e voglia di fare. Il classico outsider. Del suo cinema parlarono i suoi film, che pure vedemmo, Se Sei Vivo Spara e La Morte Ha Fatto L'Uovo. Nei giorni successivi corsi immediatamente a comprare i dvd, affascinato da quel cinema anarchico e controcorrente.
La Morte Ha Fatto L'Uovo Questi lo scrisse assieme a Franco Arcalli; raccontava che un produttore chiese un film "pronta consegna" per estinguere un contratto, e i due si misero a lavoro avendo sostanzialmente carta bianca. Sin dall'inizio puntarono su una storia volutamente strampalata, che fosse kitsch, volevano un film kitsch, diverso e provocatorio rispetto a ciò che si vedeva sullo schermo in quel periodo. E di cose estreme e paradossali il film è pieno. Tanto per cominciare l'ambientazione, un pollaio; i protagonisti della vicenda sono una coppia di industriali (Trintignant e la Lollobrigida) che allevano polli a livello industriale, motivo per il quale buona parte del film si svolge a contatto con galli e galline. Vediamo continuamente queste bestioline beccare il granoturco, spiare i personaggi con i loro occhi pallati, li sentiamo chiocciare e deporre le uova. Di contro abbiamo Trintignant che, annoiato del menage matrimoniale, si dedica a passatempi un po' "estremi", ovvero incontrare prostitute in un anonimo motel autostradale per delle sedute di sadismo omicida (inscena incaprettamenti e sgozzamenti delle signorine). Nel mezzo c'è Ewa Aulin (agli esordi, poco dopo Col Cuore In Gola di Brass), cuginetta della Lollo, che flirta con Trintignant. - SPOILER: La Aulin in realtà fa il doppio gioco, poiché ha una tresca con un pubblicitario col quale complotta di portare via i capitali alla famiglia. I due uccidono la Lollo e fanno in modo che il delitto venga attribuito a Trintignant, ma l'imprevisto è dietro l'angolo. Trintignant, sconvolto dall'accaduto, cade rovinosamente nella grande macina del granoturco e i due vengono sorpresi dalla Polizia con il cadavere della Lollo ancora caldo.
Impensabile ambientare un giallo nel mondo del pollame, eppure Questi ci riesce abilmente. Non solo, crea una organizzazione inquietante fatta di industriali del settore che cospirano incessantemente per l'affermazione del pollo nelle case degli italiani. Pare una specie di massoneria, che trama e briga ricorrendo ad ogni mezzo, dalla pubblicità ossessiva (vista come qualcosa di sbliminale) alla manipolazione genetica degli animali. All'allevamento di Trintignant infatti lavora un chimico (Biagio Pelligra) che riesce a creare dei polli mostruosi, privi di ali e testa, con ossa esilissime ma incredibilmente rigonfi di carne. Trintignat inorridisce davanti a quegli scherzi della natura ma ha tutti contro, dal chimico alla moglie, compresa tutta la società dei pollaioli, che già si fregavano le mani per gli indicibili guadagni. L'atipicità della pellicola si manifesta anche mediante altri elementi; la scelta della Lollobrigida come protagonista femminile è decisamente eterogenea. Intanto si trattava di una grande primadonna del cinema italiano sul viale del tramonto, perdipiù impiegata in un tipo di storia decisamente a lei non congeniale. Più adatto Trintignant, con quell'aria stralunata e stordita che ricorda non poco il Roberto Mariani de Il Sorpasso. Le musiche (eccentriche è dir poco) sono firmate da Bruno Maderna, composte a film finito, sull'onda dell'improvvisazione. Sonorità acidule, dissonanti e "contemporanee", che mescolano rumorismo, jazz e psichedelia. Personalmente le ho trovate persino irritanti e fastidiose a tratti, ma è indubbio che diano personalità ad un film che, per altro, ne ha sin troppa.
Originariamente la prima versione durava 110 minuti, poi venne a accorciata a 90, con la scomparsa di intere sezioni, come ad esempio un personaggio interpretato da Renato Romano. Questi tocca vari temi; il più evidente è quello dell'indagine all'interno del nucleo della famiglia borghese, argomento piuttosto in voga allora (e che bazzicheranno fior di registi del cinema di genere, basti citare Fulci, Di Leo, Lenzi). Il rapporto tra Trintignant e la Lollo è complesso e morboso al contempo. Tra i due c'è stato amore vero, poi si è affievolito complice la routin ed il passare degli anni. Trintignant è stato domato dal carattere forte della donna, ed ha cercato una valvola di sfogo fuori dal matrimonio, un luogo ideale dove poter ancora esercitare controllo e violenza (su altre femmine); al contempo, la Lollobrigida è decisamente attenta agli affari ed al capitale, ed entra in competizione col marito quando - scoperto il suo vizietto grazie ad una lettera anonima - pretende di sostituirsi ad una delle sue prostitute per fare col marito ciò che lui fa con le altre. Questi però lascia che strisci sotterraneo anche il sospetto di un desiderio "diverso" da parte della Lollo; le sue attenzioni verso la Aulin sono incessanti e molto premuorse. Viene in mente quel lesbismo suggerito ma mai conclamato che pure Fulci esplorerà un anno dopo in Una Sull'Altra. La Aulin da parte sua pare essere la il rifugio di entrambi i coniugi, riceve le attenzioni tanto di Trintignant quanto della Lollobrigida, e tuttavia se la intende con un terzo, col quale trama malevolmente ai danni dei suoi amorevoli parenti.
Non pago di squadernare dall'interno la famiglia borghese italiana, Questi si avventura anche nel mondo del lavoro e dell'industrializzazione della società del periodo. I due allevatori infatti sono assediati da una silenziosa minaccia costante, gli ex operai dell'azienda, tutti licenziati dopo l'arrivo di un prodigioso macchinario in grado di gestire l'intero allevamento senza bisogno di braccia umane. Una decina di operai ha perso il posto e non si rassegna, nonostante la Lollobrigida in particolare li tratti con disprezzo e risentimento. Parallelamente assistiamo alle concitate riunioni della "fratellanza industriale" degli allevatori di pollo, uomini in giacca e cravatta che si confrontano cavalcando le altalena della borsa e partorendo idee su idee su come incrementare produzione, vendita e denaro. Come detto, anche i mezzi moralmente illeciti diventano leciti, tanto che il decano del gruppo arriva a sostenere che la moralità individuale sia né più né meno che un bastone fra le ruote del capitale. L'erotismo è presente nel film ma solo a livello celebrale, allusioni, sottigliezze, senza mai neppure un nudo. Vediamo la Lollo in reggiseno e mutandine trasparenti a pois (41enne all'epoca e con un fisco ancora possente), e ogni qual volta si spoglia interviene provvidenziale un oggetto di scena ad oscurarne le parti intime. Ci viene mostrata la sua schiena nuda, quando si corica nottetempo con Trintignant, mentre i due conducono un dialogo surreale sull'importanza dei sogni e dei desideri. E quella del mondo onirico è un'altra delle chiavi di lettura del film, percorso da questo senso di realtà irreale, di desideri irrisolti e vagheggiati. La Morte Ha fatto L'Uovo, come evidenzia persino il titolo, è percorso da cima a fondo dall'ironia, macabra, nera, ma anche sorniona, disincantata, pop. Un film indubbiamente atipico e particolare, ora come allora, un ottimo modo per stare ancora un po' in compagnia di Giulio Questi.