![La Morte Accarezza A Mezzanotte](https://www.cineraglio.it/wp-content/uploads/2017/05/azzarezza-cover-304x450.jpg)
Visto il bel successo riscosso con La Morte Cammina Con I Tacchi Alti (1971), Luciano Ercoli l'anno successivo ripropone un giallo thriller, sempre con la moglie Susan Scott e sempre con la Morte nel titolo (e col soggetto che porta la firma di Sergio Corbucci). Il meccanismo è quasi identico, tuttavia questa nuova incursione di mezzanotte del Tristo Mietitore complessivamente è meno efficace della precedente; film ugualmente interessante, brillante e ricco di trovate, ma inferiore ai Tacchi Alti, a mio parere soprattutto per una intreccio eccessivamente ingarbugliato, che rischia di essere confuso e di annullare la tensione che Ercoli dissemina pazientemente negli oltre 100 minuti di pellicola, supportata anche dallo splendore inarrivabile della Scott e da qualche parentesi più comica e poliziesca. In effetti Ercoli mette molta carne al fuoco (come gli è costume) mutuando elementi argentiani, molta attenzione per la componente di indagine strettamente poliziesca, e caratterizzando notevolmente i personaggi anche secondari (si pensi al sadico specialista dei coltelli Luciano Rossi, che affida alla sua capigliatura e ad una risata satanica e disturbante la resa di un personaggio che si dimentica difficilmente).
Susan Scott è una modella che si presta a servizi di moda, fumetti, stampa scandalistica, roba che il suo fidanzato definisce ambigua e "borghese"; l'ultimo in ordine di tempo è per Novella 2000, che fa provare alla Scott un potente allucinogeno per testarne gli effetti visionari. Accade però che durante l'esperimento la Scott profetizzi il compiersi di un omicidio, anche piuttosto efferato, poiché vede un uomo fracassare il cranio di una donna a colpi di pugno di ferro chiodato. L'omicidio si è in realtà compiuto sei mesi prima e proprio nell'edificio di fronte a quello della Scott; all'indomani della pubblicazione dell'articolo, la Scott inizia ad essere perseguitata dal suo assassino e, nonostante si rivolga alla Polizia, non trova protezione ma anzi sospetto e incredulità, poiché la sua professione, il ricorso alle droghe e il racconto di particolari confusi e inconcludenti, non delineano agli occhi del commissario un profilo credibile. La faccenda si complica col progredire della storia, dato che molti personaggi entrano in ballo, e le minacce sembrano moltiplicarsi, sino alla immancabile risoluzione finale, feconda di rivelazioni e colpi di scena.
La seconda metà del film è veramente un puzzle contorto, ed anche quando chi di dovere spiega gli eventi per filo e per segno, si rimane con quella sensazione di "...embé, e io come cacchio facevo ad arrivarci tutto da solo?? " Pare insomma che Ercoli giochi un po' a carte coperte; questo guasta parzialmente il giudizio finale su una storia che altrimenti si lascia seguire con interesse e partecipazione, soprattutto per la grande maestria ed elegnza della rappresentazione, la forma insomma super il contenuto. Ercoli mi piace molto come regista, e ancora di più mi piace sua moglie, la Scott era di una bellezza disumana. Anche se qui per capigliatura e atteggiamenti pare un po' la Santanchè... Abbastanza folcloristici i personaggi del manager della prima donna assassinata (soprattutto per l'abbigliamento da cantante anni '70), del commissario vecchia scuola, del vicecommissario machietta, dei due scagnozzi che torturano la Scott; ma sopra le righe sono anche Simon Andreu (il giornalista che propone alla Scott il servizio allucinogeno) e Pietro Martellanza, il fidanzato artista della Scott (per la verità abbastanza inespressivo). Mina canta "Valentina", che poi è il nome della protagonista. Titolo del film appeso lì, senza alcun rimando al plot, ma con evidenti rimandi invece al giallo di Ercoli dell'anno prima. Al solito, non manca neppure la citazione hitchcockiana, l'omicidio visto "alla finestra", anzi, quasi due...