La Donna Perfetta

La Donna Perfetta
La Donna Perfetta

Nel 1972 Ira Levin scriveva il romanzo La Fabbrica Delle Mogli e nel 1975 Bryan Forbes dirigeva il film omonimo tratto dal libro. Erano gli anni '70, la cuspide del femminismo, il climax del movimento di emancipazione delle donne. Levin, un maschietto, raccolse la sfida e scrisse una novel tutta sbilanciata verso e pro le donne. Nel 2004 Frank Oz si avventura nel remake del primo film, consapevole che 30 anni sono passati, soprattutto a livello culturale. Nel film originale ad esempio, uno dei mariti di Stepford - cittadina dove le moglie sono placide casalinghe bionde, amorevoli e sottomesse ai mariti - sente la propria virilità minacciata dal solo fatto che la sua compagna coltivi l'hobby della fotografia. Oggi sarebbe impensabile proporre una mentalità così retrò, dunque Oz aggiorna il contesto, lasciando però del tutto invariato il nocciolo della vicenda, un luogo incantevole (per gli uomini) dove il patriarcato regna incontrastato e le donne sono al mondo esclusivamente per compiacere i propri mariti.

La storia inizia con una rampante Nicole Kidman, manager di un network televisivo che viene celebrata per i propri successi. Durante la cerimonia una vittima di uno dei reality show dell'emittente si fa viva e spara alla Kidman per essersi ritrovata la vita completamente distrutta dalla tv. In breve, la manager cade in disgrazia, nonché preda di un forte esaurimento nervoso. Il marito - Chris Broderick - per salvare il salvabile si trasferisce con tutta la famigliola a Stepford, nel Connecticut, un soave e delizioso luogo di campagna dove il mondo sembra essersi fermato. Belle case in stile classico, famiglie felici, mogli bellissime e dedicate in tutto e per tutto ai mariti. Inizialmente la Kidman fatica moltissimo ad accettare quelle regole, spalleggiata da altre mosche bianche, come Bette Midler (un'intellettuale ebrea cinica e sarcastica) e Roger Bart, un gay invadente e molto curioso. Le frizioni tra Broderick e la Kidman si fanno sempre più gravi, fino a che, per non perdere la propria famiglia, la donna decide di sottostare alle regole da anni '50 che vigono (seppur non scritte) a Stepford. Giorno dopo giorno però indizi, strani accadimenti e tanti particolari faranno comprendere alla Kidman il vero segreto di quello strano luogo. - SPOILER: Stepford è un mondo di replicanti comandati col telecomando, alle donne sono stati impiantati dei microchip nel cervello che ne hanno modificato la personalità, ammansuendo i caratteri; successivamente degli interventi di chirurgia plastica hanno reso splendide (e rigorosamente bionde) tutte le mogli. Quello pare essere il destino riservato anche alla Kidman ma, grazie all'intervento del marito, il sogno di Stepford verrà infranto e distrutto e l'emancipazione della donna trionferà ancora una volta.

Non giriamoci attorno, Stepford è il paradiso, donne belle, accondiscendenti, soprattutto mai aggressive. Si fa fatica e vedere una ferocissima critica a quel mondo da parte di Oz, sarà il tono da commedia, sarà che il femminismo è bello che passato (perlomeno nella grevità che ha contraddistinto gli anni '70), sarà che luci ed ombre ci sono sempre di qua e di là della barricata, sarà che Oz, per quanto regista colto e raffinato, non può antropologicamente sfuggire alla programmazione genetica di maschio post neanderthalensis, ma La Donna Perfetta finisce col risultare una gradevolissima commedia appena leggermente speziata, anziché un severo ammonimento sui pericoli del fallocentrismo. Il personaggio di Glenn Close (centrale nel film) nel suo monologo finale fa tenerezza, trasmette empatia, difficile non rimanere rapiti dalla sua elegiaca apologia dei bei tempi andati, quando tutto era semplice, codificato, sereno, la psicanalisi era un'idea platonica, una chimera, fuffa. Certo, gli uomini di Stepford sono grossomodo tutti degli sfigati, imbranati, che mai e poi mai potrebbero aspirare a delle donne così avvenenti, ed è altrettanto ovvio che la personalità delle signore è falsata, violentata, azzerata dai microchip progettati ad uso e consumo dei desideri maschili. D'altra parte la Kidman e la Middler, libere, emancipate e moderne, non sembrano passarsela meglio; le loro vite sono piene di astio, risentimento, insoddisfazione, sarcasmo e sospetto, quasi a dire che la felicità probabilmente potrebbe stare nel mezzo tra i due estremi. Ok, forse La Moglie Perfetta è un film che risente inevitabilmente del tipo di pubblico che siede davanti allo schermo, maschile o femminile intendo (eccezion fatta per quelli "a cavallo"), e stavolta vi siete beccati il pistolotto misogino e all'insegna del "si stava meglio quando si stava peggio" di Cineraglio. Touché, capita. Una curiosità: in America essere una "moglie di Stepford" è diventata una espressione idiomatica per intendere donne prive di cervello, servizievoli, delle piccole schiave insomma. E pensare che una ampia fetta dell'erotismo cinematografico ha vissuto lungamente proprio della concezione di autorelegazione schiavistica come estrema fonte di piacere. E come se poi l'amore non fosse anch'essa una forma schiavitù.

Tutta la delizia e la voluttà del film nascondo in realtà una soffertissima lavorazione. A dispetto delle luci radiose, dei lussureggianti decori floreali, dei bellissimi costumi e della gioiosità degli arredi, La Moglie Perfetta durante la sua lavorazione finì più volte sulla stampa a causa dei dissidi tra il cast e Frank Oz. Il regista era insoddisfatto della Middler, accusata di essere troppo attenta ad altri impegni lavorativi e poco professionale sul set; anche tra la Kidman e Oz, e tra Walken e Oz pare ci furono molte scintille. La sceneggiatura fu riscritta più volte e comunque non accontentò mai definitivamente gli attori. La Kidman, Broderick e il produttore Scott Rubin in particolare dichiararono, a film finito, di essersi quasi pentiti di averlo fatto. La critica lo distrusse, il che certamente non servì a riabilitare agli occhi degli scontenti la brutta esperienza vissuta. Boh, senza ritenerlo il capolavoro della sophisticated comedy hollywoodiana, a me non è dispiaciuto per niente. Sarà colpa del mio arido, bieco e ignobile maschilismo latente.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica