Non so se sia il più meritevole o il più fondamentale per la semantica del genere, ma di sicuro La Chiave di Tinto Brass (1983) è il più noto film erotico italiano di sempre, e quindi - per proprietà transitiva - anche il più importante, piaccia o non piaccia ai critici e agli spaccacapelli in quattro. Brass ci arriva un po' col fiato corto, il Caligola e Action non hanno esattamente riscosso consensi plateali e con Caligola le vicende produttive si sono rivelate anche particolarmente sofferte. Non che con La Chiave vada da subito meglio. Brass propone il film a nomi importanti (Ponti, De Laurentis), ma gli rispondono picche. Quando addirittura indica attrici come la Loren o la Mangano per il ruolo di protagonista femminile, la reazione è scomposta e risentita. Troppo scabroso il soggetto perché possa ricevere un'approvazione. Brass compra subito i diritti del libro di Tanizaki; la sua idea di trasformarlo in film risale già ai tempi di Chi Lavora E' Perduto ma, per le difficoltà appena menzionate, l'operazione non va in porto. E' costretto a ricomprare nuovamente i diritti dopo che nel frattempo lo avevano fatto i giapponesi alla scadenza naturale. Anche stavolta il progetto sembra doversi risolvere in un niente di fatto, fino a che Brass partorisce la genialata, va da Bertolucci, uno dei pochi che ancora non aveva interpellato, e gli dice che Tanizaki è un premio Nobel. Risultato, sui manifesti del film verrà scritto "dal premio Nobel per la letteratura Jun'ichirō Tanizaki..."; un falso clamoroso che infatti verrà sbugiardato abbastanza rapidamente, ma a quel punto la "frittata" è fatta, e per fortuna, visto che le platee di tutto il mondo hanno così conosciuto La Chiave, un film che, per dirne una, ha le musiche di Ennio Morricone.
Rispetto al libro, Brass si sposta dal Giappone anni '50 alla Venezia fascista anni '40, alla viglia delle "decisioni irrevocabili" del Duce che porteranno l'Italietta in guerra. Venezia come "alcova naturale" (sono parole del regista), la città che Apollinaire chiamava sexe femelle d'Europa, o per dirla alla Brass, la mona d'Europa. Per il ruolo di Finley si parla addirittura di Ugo Tognazzi (citato comunque tra le comparse, farebbe un ubriacone, io non l'ho riconosciuto, ma in compenso ho riconosciuto il figlio Ricky come alpino). La trama vede un rapporto di coppia un po' logoro - tra il critico d'arte Frank Finlay e la proprietaria di una pensione, Stefania Sandrelli - rivitalizzarsi grazie agli espedienti del vulcanico marito. La Sandrelli è una borghese troppo pudica, e queste ritrosie in camera da letto frenano l'ardore di Finlay, il quale non riesce (più) a soddisfare la moglie. Decide così di iniziare un rapporto epistolare con la consorte, lasciando che i rispettivi diari dialoghino raccontando i desideri più reconditi ed inconfessabili. Questo canale obliquo di comunicazione (molto interessante la trovata di avere due narratori esterni durante il film, ovvero sia la Sandrelli che Finlay, doppiato da Paolo Bonacelli) emancipa progressivamente la Sandrelli, che si sente sempre più libera e disinibita. Finlay arriva persino a favorire l'adulterio della moglie, attratta dal fidanzato della figlia (Franco Branciaroli). La gelosia per il tradimento (voluto e cercato) diventa motore di riscatto sessuale, cosicché la coppia ritrova un proprio felice e ruspante menage matrimoniale. Finlay però ha una salute cagionevole, ed anche il troppo lavorìo in camera da letto può essergli fatale. - SPOILER: incurante dei moniti medici, Finlay sfrutta fino alle estreme conseguenze la disponibilità sessuale della moglie, preferendo morire di piacere ("andarsene venenedo") anziché rimanere invischiato in un mondo di costrizioni, guerre e totalitarismi oramai alle porte, che non lo rappresenta.
Quella di Finlay è la figura di un intellettuale d'altri tempi (anche un po' furbacchiotto perché le sue expertise d'arte sono tutto un programma), ateo e dionisiaco. Davanti alla carne della Sandrelli invoca Byron, Baudelaire, D'Annunzio, Tiziano, Giorgione, Klimt, stigmatizzandoli per non essere mai stati in grado di donargli una tale gioia e bellezza. La Sandrelli dal canto suo è un personaggio quasi fiabesco, delicato e carnale al contempo, che beneficia della leggerezza e della vaporosità tipiche della recitazione della Sandrelli. Anche nei momenti più scabrosi la sua femmina è lieve, solare, accogliente. E' l'incarnazione ideale del sesso ludico e non repressivo, né colpevole, che Brass propugna lungo tutta la sua filmografia. Da donna pudica la Sandrelli arriva addirittura a condurre lei stessa il sottile gioco erotico ordito dal marito. La morte di Finley è tutto fuorché un lutto o una colpa, bensì un anelito di libertà contro la repressione della volontà. E ciò viene anche sottolineato da una musica trionfale durante il funerale, mentre Mussolini sta per dichiarare che l'Italia entra in guerra.
Per la società italiana del periodo La Chiave, film piuttosto esplicito nel mostrare nudità e le erezioni, fu un mezzo shock. Tutti i Media se ne occuparono a vario titolo, chi cercando di sfruttarne pruriginosamente il traino (vedi rivistine come Gin Fitz, Blitz, etc., quelli delle donnine nude insomma, che si accaparravano immagini "rubate" sul set della Sandrelli in déshabillé), chi scrivendo grandi trattati di sociologia, come Panorama o L'Espresso. La Sanrelli andò ospite a Domenica In dal gran guru nazional popolare Pippo Baudo, difendendo a spada tratta il film che avrebbe traviato gli italiani. E Brass ha sempre riconosciuto alla Sandrelli il merito e l'onore di non aver mai rinnegato quel momento della sua carriera. La Chiave fa esplodere sia Brass che la Sandrelli e diventa, come detto, IL film erotico italiano, quello che tutti nominano e conoscono. Ottimo il lavoro di fotografia di Silvano Ippoliti ed irresistibili gli "abiti" di scena. Parecchi fotogrammi della pellicola sono diventati iconici e rappresentativi della Sandrelli, del cinema di Brass e dell'erotismo in senso lato. Da evitare come la peste la versione televisiva censurata del film, in circolazione c'è la director's cut RaroVideo, o meglio ancora il bluray inglese della Arrow (con traccia audio italiana). Film imprescindibile.