Kreola

Kreola
Kreola

Antonio Bonifacio merita di passare alla storia del cinema di genere italiano almeno per due titoli, Appuntamento In Nero (1990) e La Strana Storia Di Olga O (1995), come regista di seconda unità, tuttavia mette la sua firma anche su Delizia (1986), La Monaca Del Peccato (1986), Top Model (1988), Ne Parliamo Lunedì (1989) e svariati altri titoli perlopiù afferenti al filone erotico nostrano. Nel 1993 (appena prima di Olga O) dirige questo caraibico evidentemente debitore di Joe D'Amato e del suo periodo esotico a cavallo tra anni '70 e '80. In Kreola la località esatta non viene in realtà mai pronunciata, sappiamo solo che siamo ai "tropici" ma un po' ovunque è accreditato Santo Domingo come setting della vicenda. "Creolo" alla lettera significa meticcio e originariamente stava ad indicare i figli di genitori di origine europea ma nati nelle colonie ispano-portoghesi dell'America centrale e latina; non ho idea del perché deve essere sembrata una buona idea affibbiare questo titolo (storpiato con la K) al film, come ad intendere che la protagonista - il cui nome è proprio Kreola - sia una meticcia. La Hampton è di Filadelfia e non ha fattezze ispaniche né il carnato tradisce simili origini. E' evidentemente una super modella "ariana" ma per qualche motivo a Bonifacio il giochino deve essere sembrato convincente, evidentemente bastava Santo Domingo per estendere anche agli attori la patina caraibica. Cinzia Monreale, Cristina Rinaldi, Cristina Garavaglia, Marco Carbonaro, Teodosio Losito, tutti italiani tranne l'irlandese John Armstead e la Hampton (poi naturalizzata italiana anche lei).

Losito è un aitante fotografo di riviste che è sul posto per un servizio, lo raggiunge la fidanzata Kreola, trasformando così il soggiorno tropicale in una piacevole "vacanza di lavoro". Ovviamente sulle prime i due copulano e copulano senza soluzione di continuità, stimolati dalla cornice esotica che spande amore ovunque ("si respira nell'aria"). la stimolazione è tale che eccede anche un po', Losito vuole giocare con Kreola e la spinge nelle braccia di altri spasimanti, cosa che lei non gradisce granché. Insisti oggi, insisti domani, Kreola cade nel classico adagio "chi disprezza compra" e si invaghisce di un tombeur de femmes locale, un buzzurro marinaio a cui non ne sfugge una (John Armstead). Nel frattempo Losito flirta con una sua vecchia conoscenza, una compagna di college divenuta nel frattempo romanziera fallita (Cinzia Monreale). A questo gioco di coppie si aggiungono Cristina Garavaglia (barista locale sempre ben disposta verso gli avventori) e Cristina Rinaldi, italiana pure lei ammaliata dal marinaio, disperatamente tampinata dal fidanzato inconsolabile Marco Carbonaro che non riesce a farsene una ragione (proprio come accadrà a Losito).

Bonifacio racconta che il film fu un disastro produttivo. Pochi soldi, nessuna sceneggiatura, la Hampton che faceva la pazza ogni giorno, mezzi tecnici inesistenti. Messa così, Kreola è un mezzo miracolo. Intendiamoci non è un gran film, non è neanche un discreto film, è un erotico appena passabile, ma per quelle che erano le premesse poteva rivelarsi infinitamente più disastroso, invece almeno una sufficienza stiracchiata la strappa. C'è poco da fare - e D'Amato l'aveva abbondantemente capito - i Caraibi e delle belle attrici quasi bastano a tenere in piedi una pellicola (a patto che si parli di genere erotico, o tutt'al più di un thriller, certo non di film d'autore esistenzialisti). La Hampton in carriera non ha mai fatto granché, un po' di notorietà in Italia come volto di Valentina nella serie tv Reteitalia dell'89 ma poi su grande schermo poco e niente. Questo tutto sommato è un film da protagonista, Bonifacio però dice che non ne aveva nessuna voglia, era stata una marchetta, presi i soldi poi non voleva girare. Il resto del cast femminile è preso in blocco da Tinto Brass, Monreale a parte che con Brass non ha mai lavorato ma ha invece militato in molti titoli importanti del nostro cinema di genere (l'anno dopo Kreola è ne La Sindrome Di Stendhal di Argento, per dire). Il suo personaggio qui è atroce, la sceneggiatura (di Daniele Stroppa) le mette in bocca sempre grandi frasone vuote che dovrebbero invece essere scolpite nel marmo delle verità filosofiche. Alquanto fuori contesto dato il livello spicciolo della vicenda. La Hampton è molto bella ma indubbiamente la recitazione non è il piatto forte del menù, lo stesso dicasi per Rinaldi e Garavaglia, con ruoli da caratteriste (molto accentuati). Losito è un po' stoccafisso e Armstead sembra Capitan Findus sotto steroidi.

Tuttavia, inquadrato sotto la giusta prospettiva, senza nutrire troppe pretese, Kreola intrattiene, vuoi per la suggestiva ambientazione vuoi per le frequenti scene di nudo e d'amore. Tutto lì, non c'è davvero molto altro da aggiungere. - SPOILER: nella seconda metà la stropicciata storiella si avventura in un risvolto vagamente noir, con Losito e Carbonaro che decidono di far fuori Armstead pur di liberare le rispettive donne dalla malia di quello sciupafemmine. Il diabolico piano è terribilmente puerile, mentre l'uomo è in mare Carbonaro lo colpisce alla fronte con un bastone e lo lasciano languire in acqua. Ovvio che il mastodontico Armstead se la cavi (soccorso per altro dalle ancelle in ambasce) e torni a pestar sodo i manigoldi. Ma per un twist psicologico del tutto repentino ed incomprensibile, la Hampton decide di ritornare sui propri passi e riprendersi Losito, con relativo happy ending (della coppia Carbonaro/Rinaldi invece non si sa niente). Finale un po' stupidino ma tutto sommato coerente con il resto del film.

Trailer ufficiale

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