Italia a Mano Armata

Italia a Mano Armata
Italia a Mano Armata

Capitolo conclusivo della epopea del Commissario Betti interpretato da Maurizio Merli, diretto in Roma Violenta da Martinelli e in Napoli Violenta da Lenzi. Qui Martinelli prende definitivamente in mano il personaggio portandolo al termine del suo viaggio nel mondo della Mala a mano armata, che oramai imperversa lungo tutto lo Stivale. Roma, Napoli, e stavolta Torino, Milano, Genova sono il teatro della lotta senza quartiere che la Polizia ingaggia con la criminalità, nel decennio più violento e sanguinario che gli archivi delle Forze dell'Ordine ricordino in Italia. Betti è praticamente oramai un supereroe, gioca con i bambini a calcio peima di andare in Questura, prova emozioni forti quando i deboli sono soverchiati dai cattivi, non teme per la propria vita, si espone in prima persona contro ogni assassino pur di acciuffarlo, e possibilmente sbatterlo in gattabuia (meglio se gli piazza un po' di piombo in corpo). Il film è diviso in tre parti, quasi separate a compartimenti stagni, la prima quella riguardante il rapimento dello scuolabus con dei bambini innocenti, la seconda con le rapine alle banche, la terza con il Commissario incastrato e addirittura arrestato e chiuso al gabbio. Una sorta di attacco concentrico del crimine contro Betti che metterà a dura prova l'energia e la pazienza del commissario di Ferro. In questo terzo film Betti non è da solo contro il mondo, al suo fianco c'è il Commissario Arpino di Milano (Raymond Pellegrin), fedele servitore dello Stato ed amico leale di Betti, disposto a spalleggiarlo e proteggerlo (è Arpino l'artefice della scarcerazione di Betti).

- SPOILER: Purtroppo entrambi i poliziotti pagheranno a caro prezzo il proprio senso del sacrificio, rimettendoci uno le gambe (Arpino) l'altro la pelle (Betti). L'uccisione di Merli come un commissario da fiction qualsiasi si narra sia stata una sorta di vendetta consumata da Martinelli ai danni della Produzione, rea di aver affidato le chiavi della saga di Betti a Lenzi per il capitolo napoletano. Notizia mai confermata ma che indubbiamente pare appetitosa, soprattutto vedendo gli ultimi fotogrammi del film. L'agguato si consuma proprio negli ultimissimi istanti utili, con dei fermo immagine, in bianco e nero, quasi fosse un'operazione più di montaggio che di set vero e proprio.

Il film ha un ritmo invidiabile, inseguimenti, sparatorie e scazzottate non si fanno pregare (e sono tutti di altissima qualità), non si esagera troppo in dettagli sanguinosi e crudeli (Lenzi aveva spinto parecchio in Napoli Violenta), c'è un evidente lavoro di sceneggiatura teso a potenziare e santificare il più possibile Betti. Stavolta ci scappa pure il flirt con una mamma di uno dei bambini rapiti. Proprio quello che muore, l'unico. Situazione ai limiti del verosimile, dato che la donna inizialmente si dispera comprensibilmente per la perdita (il bambino, suo fratello, era l'unico parente rimastole al mondo), ma in tempi brevissimi elabora a meraviglia il lutto e guadagna una serenità emotiva sufficiente a farle prendere in considerazione una storia d'amore con Betti. Il Commissario dal canto suo è un uomo tutto d'un pezzo, sa che concedersi una famiglia è un lusso che potrebbe non essergli consentito. Tra i caratteristi da segnalare un Toni Ucci in formissima, impegnato ad interpretare un mariuolo napoletano chiamato Raffaele Cacace, Nello Pazzafini e Maurizio Mattioli, due galeotti che cercano di mandare all'altro mondo Betti. Gran cerimoniere della Mala è John Saxon (in azione pure con Lenzi in Napoli Violenta), mentre tra i rapitori di infanti c'è un Sergio Fiorentini spietato e persino stupratore di povere ragazze. Colonna sonora di Franco Micalizzi super, tra le più belle in assolute di tutto il cinema bis. Solo la scena d'apertura con titoli di testa e il tema di "The Criminal Gang" (ovviamente riciclato da Tarantino in Grindhouse) vale l'intero film. Per chi ama il poliziottesco un titolo imperdibile.

Trailer ufficiale

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