Io, Caligola (aka Caligola)

Io, Caligola (aka Caligola)
Io, Caligola (aka Caligola)

Il film più controverso di Tinto Brass, il più controverso biopic su Caligola (con buona pace dei Joe D'Amato, dei Roberto Bianchi Montero e dei Bruno Mattei, tutti autori di un proprio Caligola) nonché una delle pellicole più discusse e tormentate di sempre. Inevitabile fosse così, si racconta di tensioni sul set con gli attori (O'Toole non si riteneva adeguatamente valorizzato, la Mirren a distanza di anni non conserverà un buon ricordo di questa pellicola), di una rivalità insanabile tra Gore Vidal (sceneggiatore) e Tinto Brass (regista), che Vidal riteneva un soldato semplice, un "cameraman" in tutto e per tutto alle sue dipendenze. Brass racconta di aver sbattuto la porta dopo aver capito che non era il vero timoniere della baracca, altre versioni narrano che sia stato cacciato dal set, Bob Guccione (co-produttore assieme a Franco Rossellini, nonché fondatore della rivista per adulti Penthouse) costretto a dirigere egli stesso il film (materialmente lo fece Giancarlo Lui dietro la macchina da presa) per portarlo a termine. Girato e montaggio in parte ascrivibili a Brass, in parte no. Esistono numerose versioni del film (se ne contano perlomeno 7), dal minutaggio elastico che si allunga e si accorcia a seconda di quali scene sono state espunte e quali inserite. Ci mise il suo la censura, che ebbe gioco facile su un film del genere, decisamente estremo. Alcune frazioni sono assolutamente hard, con atti sessuali espliciti fino all'eiaculazione (che vedrete o meno a seconda di quale versione sarete in possesso, comunque anche quelle cut generalmente ospitano tra gli extra le scene tagliate, ovviamente tutte rigorosamente a sfondo sessuale, quindi con fellatio, incesti, fisting anale, pissing ed effusioni lesbiche). Al termine delle riprese, la quantità di pellicola da selezionare era pari a "50 volte Ben Hur". Brass non riconosce il prodotto finale come proprio e pretende che la sua firma non compaia, tuttavia quando rievoca la pellicola la definisce - almeno nelle intenzioni - la rappresentazione dell'orgia del potere ("il potere assoluto corrompe assolutamente"). Nulla di più logico nel descrivere così questo film. Certo è che la ridicolizzazione del potere, la sua trasfigurazione grottesca, sono l'oggetto della ricerca formale e contenutistica dell'opera, ascrivibili all'intera filmografia di Brass, indipendentemente da quante mani abbiano contribuito al Caligola.

La messa in scena è monumentale, teatrale, felliniana (non a caso scenografie, costumi, gioielli e oggetti di scena sono ideati da Danilo Donati, uomo di Fellini), set enormi, ricchissimi, di grandissimo lusso e pregio, che rappresentano un investimento sorprendente considerando la sfumatura marcatamente erotica e trasgressiva che si intendeva dare al film. Ma tutti quei soldi arrivano proprio per quello, Vidal si rivolse a Guccione il quale vincolò l'esborso ad una fortissima carica sessuale che doveva essere esplicitata nel film. Le riprese avvennero negli studi Dear di Roma che avevano ospitato anche Cleopatra. Non è da meno il cast, nomi come O'Toole, la Mirren sono da grande produzione "seria" e drammatica. Malcolm McDowell è un po' una paraculata (tutto il Caligola comunque viaggia su questo doppio binario, borderline con l'ambiguità), pensare al protagonista di Arancia Meccanica come al possibile volto di Caligola è forse sin troppo ovvio, ma comunque McDowell dà tutto se stesso nell'interpretare la bizzarria del Cesare romano. Prima di Brass erano circolati i nomi di John Huston e Lina Wertmuller ma entrambi declinarono l'invito. Fu Salon Kitty a convincere Guccione nella scelta di Brass. Il ruolo di Drusilla venne inizialmente assegnato a Maria Scnheider, la quale compreso cosa - e come - avrebbe dovuto recitare fuggì inorridita (Brass racconta che era stata appena cacciata da Bunuel per Quell'Oscuro Oggetto Del Desiderio, Ultimo Tango A Parigi l'aveva traumatizzata, era in un periodo "diffifile"). Come è noto, venne sostituita con la ben più disponibile Teresa Ann Savoy, già vista in Salon Kitty. Celebre un aneddoto raccontato da Brass, nel quale litigò furiosamente con la Schneider che si presentò sul set con una tunica ben serrata sul davanti, quando per Brass doveva essere ben... spalancata. Brass litiga anche con Donati, che non gradisce la fretta caricatagli sulle spalle ed il fatto che Brass non usi i suoi set per intero. Ci furono screzi pure tra il regista e Guccione in merito al tasso di erotismo (Guccione voleva sesso non simulato e a tal scopo aveva infarcito il film di Penthouse Pets, le modelle di Penthouse, Brass cercava di mitigare, non ci si crede ma è così....).

Vidal rilasciò una brutta intervista a Time definendo i registi dei "parassiti", Brass da parte sua tacciò la sua sceneggiatura di arteriosclerosi, per essere stata riscritta un numero infinito di volte senza mai risolverne l'assurdità congenita (tant'è che lui la rivide assieme a McDowell, e Vidal ovviamente andò su tutte le furie). In fase di post produzione Guccione si impossessò in tutto e per tutto del film giungendo ad una versione che idealmente era più prossima all'idea di Vidal che di Brass, tuttavia entrambi fecero causa al produttore; pure Anneka Di Lorenzo (Messalina nel film) portò in tribunale Guccione ma per molestie sessuali (poi condannato). Da satira politica, come era nelle intenzioni di Brass, il film si trasformò in una sorta di dramma pornografico, senza la firma dello sceneggiatore e del (primo) regista. Tra traversie produttive e censorie, Caligola arrivò in sala tre anni dopo il primo ciak, nel 1979. In Italia venne ritirato per oscenità dopo appena 6 giorni di programmazione. Rossellini e Brass finiscono pure loro in tribunale e le copie in distribuzione del film distrutte per ordine del giudice. Nel 1981 quando il reato si estingue per amnistia, Rossellini fa rimontare il film nell'ennesima versione e lo edita con il titolo di Io, Caligola. Il film esce al cinema e viene naturalmente sequestrato per oscenità. Tra il 2018 ed il 2020 sono state annunciate nuove director's cut, curate ora da questo ora da quello, ma ad oggi ancora non sono mai arrivate al pubblico.

Una cosa che mise tutti d'accordo fu inquadrare Caligola e l'impero romano (nella sua fase più decadente e truculenta) in un'ottica prettamente sessuale. Il sesso come chiave interpretativa del potere, della violenza, della sopraffazione, dei rapporti di forza. Vidal nella sua prima stesura si focalizzò molto sull'omosessualità, cosa che Guccione gradì poco (comprensibilmente, visti i contenuti di Penthouse) e ne chiese la riscrittura. Tuttavia, il film ha mantenuto dei passaggi contenenti amore omosessuale. La guerra di autorità tra Brass e Vidal fu in buona parte scatenata da Guccione, il quale dapprima assunse lo sceneggiatore, pagandolo profumatamente (200.000 dollari), poi consentì a Brass di riscrivere lo script, sostenendo che ciò si era reso necessario per adeguare il copione alla visione narrativa del regista, ma che dopotutto contenuti e dialoghi non erano stati toccati. Secondo Guccione il film era da intendersi come un'opera collettiva, lo sforzo di molti, ma questa linea era solo sua.

In definitiva una versione brassiana di Caligola non esiste e non può esistere perché il regista non ha mai neppure portato a termine le riprese, né la sua riscrittura della sceneggiatura, che vedeva un "anti-eroe", protagonista di una "anti-epica", è stata quella fedelmente seguita. Per Brass, quando Caligola anche si accorge di essere egli stesso strumento e vittima del potere, decide di distruggere dall'interno Roma attraverso atti di deliberata follia, sostituendo la logica del potere alla sua personale logica dell'utopia. A proposito delle Penthouse Pets arruolate da Guccione, Brass le tenne volutamente in disparte, ricorrendo nelle scene erotiche alle donne che il produttore riteneva meno attraenti. Dispettucci quotidiani sul set. Le recensioni al momento dell'uscita furono feroci, Variety lo definì un "olocausto morale" e fu tra i più gentili. Il New York lo etichettò come "una versione infinitamente più degradante del Satyricon di Fellini" (cosa che in qualche maniera sarebbe potuta suonare anche un complimento alle orecchie di Brass, se solo avesse sentito il film come "suo"). Col tempo le critiche si sono mitigate e, a suo modo, il film ha assunto lo status di cult. Le sequenze ad esempio del tempio di Iside, con gli amori saffici delle sacerdotesse, della terribile "benedizione" di Caligola agli sposi Proculo (Donato Placido) e Livia (Mirella D'Angelo) nel giorno del loro matrimonio, la morte di Drusilla, la grande orgia nella quale Caligola costringe tutte le moglie dei senatori a prostituirsi, la conquista immaginaria della Britannia (o anche la sequenza iniziale che Brass aveva immaginato tra Caligola e Drusilla nei boschi, che ne celebrava l'amore incestuoso, ma che venne poi espunta dalla versione guccioniana della pellicola), rimangono fortemente impresse negli occhi dello spettatore per potenza, intensità, magniloquenza barocca e  carica visionaria.

Trailer ufficiale

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