Indiana Jones E Il Tempio Maledetto

Indiana Jones E Il Tempio Maledetto
Indiana Jones E Il Tempio Maledetto

Che Indiana Jones potesse essere una trilogia era già stato ventilato da subito, George Lucas, fresco fresco dei tre capitoli di Guerre Stellari, ci pensava senza indugio, chiaro che ci avesse preso gusto. Spielberg fu il regista designato a dirigere i tre (eventuali) film. Dato il successo clamoroso del primo I Predatori Dell'Arca Perduta, il secondo Indiana Jones arrivò liscio liscio. Per altro esisteva una messe copiosa di materiale non utilizzato nel film del 1981, come ad esempio le scene del rafting sul canotto o della corsa rollercoaster in miniera (per dire, scene del genere, di tale intensità e complessità realizzativa, lasciate banalmente fuori da una pellicola, come opere minore conservate nel sottoscala di una importante pinacoteca, già questo dice il livello del franchise), quindi almeno un ulteriore capitolo era necessario. Lo schema seguito per la sceneggiatura, avendo Lucas come commander in chief, percorse gli stessi sentieri di Star Wars, ovvero un sequel più cupo rispetto all'incipit (sebbene tecnicamente si dovrebbe parlare di prequel, poiché siamo un anno prima rispetto a I Predatori Dell'Arca Perduta), per marcare una netta differenziazione di atmosfere e dare smalto alla pellicola in sé e per sé. In questo caso, Il Tempio Maledetto è maledettamente più oscuro, violento e lugubre e cavernoso. Non a caso il film viene interamente disseminato di umorismo, anche di grana grossa, per controbilanciare i momenti più sinistri ed infernali. Inoltre rispetto al gran girovagare di Indy qui tutto è praticamente racchiuso nei sotterranei di un palazzo, quello di un maharaja indiano. A pensarci bene Indiana Jones E Il Tempio Maledetto è un gigantesco luna park, una casa degli orrori (per quanto esotici) con una porta di ingresso ed una di uscita. La mancanza di dinamismo e cosmpolitismo si traduce in un elevamento a potenza dell'intensità. Ciò che accade nel tempio della setta dei Thug è tosto e brutale, al punto tale che non ci viene neppure risparmiato un cuore vivo e pulsante letteralmente estrapolato dal corpo di una vittima vivente, poi gettata nella lava. Una scena forte un po' borderline per un avventuroso per famiglie come Indiana Jones. Lucas dirà che anche il suo personale vissuto del periodo influì su questa scelta (era in pieno divorzio... ma anche Spielberg all'epoca era in cattive acqua con Amy Irving). Il culto Thug appare ibridato con elementi eterogenei, come ad esempio la bambola punta con gli spilloni, di derivazione voodoo. E' noto che per renderlo il più terrificante possibile Lucas chiese agli sceneggiatori di mischiare elementi aztechi ed hawaiani, proprio in materia di sacrifici umani.

A fare da contrappunto al sangue ed al terrore arriva una magnifica scena d'apertura, il balletto hollywoodiano "Anything Goes" la cui primadonna è Kate Capshaw (che sette anni dopo questa interpretazione diverrà la moglie di Spielberg e che nel film porta il nome del cane del regista, Willie), dal sapore molto retrò e luccicante, davvero un piccolo gioiellino musicale. I battibecchi tra Ford e la Capshaw ricordano molto da vicino quelli con Karen Allen del primo film. Una chimica perfetta, fatta di schiaffi e carezze, tanto magnetismo e sensualità, sia da parte della bella Capshaw che del maschiaccio Ford (che nella scena a torso nudo al tempio fa la sua porca figura per il pubblico femminile). Anche grazie all'interazione tra questi due personaggi il riesce nonostante tutto a mantenere un sapore anche molto romantico. Il pranzo al palazzo reale è un gioca sul doppio binario del divertimento e dello schifo per le riprovevoli portate che i commensali sono costretti a mangiare. Sullo stesso tenore tutte le bestiacce che gli esploratori devono fronteggiare lungo la discesa sotterranea al tempio. Harrison Ford è uno spara battute iconiche come neanche le macchinette lancia palline sui campi da tennis, praticamente ogni sua linea in sceneggiatura è scolpita nel marmo, ad eccezione del dialogo col capo villaggio e dell'interrogatorio che Indy rivolge al Primo Ministro reale durante il banchetto (entrambi con sfumature assai più drammatiche), nel quale lancia accuse neanche troppo velate sulla maledizione che ha investito l'India a causa del maharaja. Il finale spinge sull'emotività, la liberazione dei bambini ha il marchio di Spielberg indelebile, volendo ci si può persino commuovere.

Durante la colluttazione nella camera da letto Harrison Ford si procurò un'ernia al disco, per la quale dovette operarsi e recuperare in tempo record per non dilazionare troppo le riprese. Incredibilmente Spielberg non ama particolarmente questo capitolo della serie, condividendo il giudizio anche di molti fan. Lawrence Kasdan ad esempio, sceneggiatore dei I Predatori Dell'Arca Perduta, rifiutò di essere associato a questo film e di scriverlo, poiché lo ritenne da subito orribile e greve, sostenendo che rappresentasse il peggior momento della vita di Lucas e Spielberg. Io ho sempre apprezzato tantissimo Il Tempio Maldetto. Al netto di quanto detto sulla maggior tetraggine dello script e su elementi particolarmente forti che non torneranno più con tale "gravità" nei film del Dr. Jones, rimane un meccanismo perfetto, una lezione di cinema da manuale, un divertimento assicurato dal primo all'ultimo fotogramma. Il gran sacerdote Thug, Mola Ram (Amrish Puri) è un personaggio di una potenza devastante, entrato di diritto nell'immaginario del cinema avventuroso e fantastico di tutti i tempi. Il Tempio Maledetto è pura magia, seppure a posteriori sia Lucas che Spielberg non si siano sentiti più in sintonia con le corde nere toccate in quei 118 minuti. Le scene da cineteca non si contano, oltre a quelle già menzionate e derivanti da "scarti" del primo film, c'è il grande ponte tibetano, la trappola con le lame acuminate che rischia di schiacciare Indy e il suo amico Shorty, la già menzionata cena a palazzo, tutta la sequenza iniziale al club "Obi Wan" (....) di Shanghai, dove Indy fronteggia un lamavitoso locale e conosce Willie Scott, infine tutte le sequenze rituali all'interno del tempio, una specie di incubo ad occhi aperti di grandissima magniloquenza ed inventiva, sia visuale che tecnica. Nel 1984 fu il terzo incasso negli Stati Uniti, dopo Beverly Hills Cop e Ghostbusters (pur rimanendo dietro all'incasso raggiunto da I Predatori Dell'Arca Perduta) e non venne sottoposto ad alcun tipo di divieto ai minori. Giova infine ricordare, per quanto sia ovvio, come un enorme spettacolo del genere sia stato realizzato prima dell'avvento della computer graphics.

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