
L'Esorcista di Friedkin aveva generato una inaspettata morbosa attenzione del pubblico verso argomenti occulti e religiosi, un filone che Hollywood non poteva esimersi dallo sfruttare, nonostante l'argomento non forse facilissimo da maneggiare senza opportuni equilibrismi. Nel 1976, a tre anni dal film di Friedkin, arriva la pellicola che assieme a L'Esorcista ed ancor prima a Rosemary's Baby (1968) di Polanski forma la triade sulfurea per eccellenza, Il Presagio. Donner racconta che la sceneggiatura gli fu proposta quasi per disperazione poiché nessuno era interessato a dirigere il film, così come la maggior parte delle major lo avevano scartato. Lui veniva dalla tv e da alcuni film andati modestamente, la sua carriera sostanzialmente non esisteva e accettò quello che gli sembrò semplicemente un buon copione horror con l'idea che se fosse andata male avrebbe continuato a far tv senza particolari contraccolpi. Lo script gli sembrava davvero buono. Gli fu suggerito di proporre a Gregory Peck il ruolo del protagonista perché probabilmente avrebbe accettato. L'attore era in un periodo fuori fuoco, sia lavorativamente che personalmente, avendo perso un figlio per suicidio (ma essendo intimamente convinto che fosse stato ucciso). Andò proprio così, Peck accettò e questo automaticamente alzò l'asticella del film che convinse altri a collaborarvi. Nonostante si creda si tratti della trasposizione cinematografica di un romanzo, la "novellizzazione" uscì due settimane prima del film e questo ingenerò l'equivoco. Lo spunto del copione nacque dalle fantasie che David Seltzer sentì raccontare al cristiano rinato Bob Munger ("cosa accadrebbe se il libro dell'Apocalisse dicesse la verità e il Diavolo tornasse sulla Terra magari nei panni di un ragazzino?"). L'idea in sé era spaventosa e non poteva che uscirne fuori un film destabilizzante.
The Omen ha la stessa forza de L'Esorcista perché ne condivide l'impianto filmico, raccontare una storia soprannaturale con i toni della ragione, del realismo, della verosimiglianza. Donner non approccia il tema come con un horror pieno di effetti speciali, mostri, colpi bassi e un'aperta adesione al diabolico; in ogni intervista ha precisato quanto egli abbia sempre inteso il film come una storia psicologica, anzi psichiatrica. Secondo Donner, Gregory Peck e sua moglie Lee Ramick sono solo una coppia che impazzisce progressivamente, perde le proprie certezze, la propria solidità, il contatto con la realtà e sublima ansie ed angosce in una sorta di dimensione parallela dove tutta la realtà viene trasfigurata in chiave religiosa e paranoica, fino a portare addirittura un padre a brandire un coltello sul corpo del figlioletto di 5 anni. Donner è arrivato a negare del tutto ogni influenza ultraterrena sugli eventi del film, riducendo il tutto ad un film di progressiva follia. E tutto quello che vediamo succedere? Coincidenze, banali coincidenze? Donner non mostra Lee Ramick uccisa dalla governante Billie Whitelaw, materialmente non vediamo nessuna spinta, la Ramick vola dalla finestra dell'ospedale perché, impanicata, inciampa o si spaventa; e così il prete viene trafitto da un palo per mera sfortuna e le altre morti sono solo il frutto del tizio sbagliato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Onestamente, la difesa d'ufficio di Donner pare tirata troppo per gli estremi, difficilmente vedendo Il Presagio l'interpretazione dello spettatore sarà quella. L'ambiguità c'è, è la forza del film, una linea sottile, intelligente, raffinata, ma è altresì abbastanza soggiacente l'idea che qualcosa di malvagio stia accadendo. Anche perché di cadere da una finestra può anche "capitare" ma nel film ci sono profezie che vanno a finire esattamente come preannunciato e ci sono personaggi con tre sei marchiati sulla pelle (il segno della Bestia), voglie presenti sulla loro epidermide fin dalla nascita. Con le sole coincidenze il film non si spiega e finisce col risultare altrettanto estremo, grottesco e paradossale rispetto alla presenza del Maligno. - SPOILER: Rimangono comunque agli atti della maestrie e delle finezze registiche di assoluto livello, come la scena dell'impiccagione iniziale della governante, della caduta della Ramick dallo sgabello spinto da Damien con il triciclo, o quella del cane chiuso nel seminterrato da Peck, ma più in generale tutto il film è diretto " divinamente".
Come molti altri film"sinistri" (vedi L'Esorcista, Poltergeist, etc.), anche in questo caso la lavorazione è stata funestata da incidenti incredibili, morti comprese. Aerei colpiti da fulmini e precipitati, esplosioni ed attentati, la fidanzata del curatore degli effetti speciali morta in un incidente, decapitata, esattamente come accade ad un personaggio del film, e l'incidente ebbe luogo in concomitanza di un cartello stradale che indicava la distanza di 66,6 km dalla cittadina di Ommen, in Olanda, un nome estremamente simile al titolo del film, nel quale la triade di numeri 6 è ripetuta ossessivamente. In molto uscirono fuori esausti dalla lavorazione della pellicola, raccontando di aver avuto la netta sensazione che il film venisse ostacolato in ogni modo da una forza superiore, il Diavolo non aveva piacere che Il Presagio venisse portato a termine. Forse anche per questo Donner ha assunto immediatamente la sua ottica razionalista, un modo come un altro per rimanere in piedi e sano di mente. Impossibile non menzionare la clamorosa colonna sonora di John Goldsmith (che qui vinse l'Oscar dopo un visibilio di nomination andate a vuoto) che rappresenta un propellente enorme per la storia e rimarrà negli annali delle soundtrack più belle e terrificanti di sempre. Difficile ascoltare "Ave Satani" senza provare un brivido sulla pelle. Nel film, parzialmente girato a Roma, vediamo il solito palazzo del quartiere Coppedé, una presenza fissa nel cinema dell'epoca, da Argento (Inferno e L'Uccello Dalle Piume Di Cristallo) a La Ragazza Che Sapeva Troppo di Bava o Il Profumo Della Signora In Nero di Barilli. Il film ha avuto tre seguiti, uno dei quali, l'ultimo (Omen IV - Presagio Finale, del '91) solo televisivo, un po' come Psycho, ed un remake nel 2006. Davvero imperdibili molti aneddoti legati al film, come la scena dei babbuini, nella quale le scimmie assaltarono veramente inviperite l'auto, tant'è che lo spavento generale è del tutto vero, o il commento di Donner sul mefistofelico Harvey Spehens, perfetto per la parte di Damien ma che Donner non avrebbe mai voluto come figlio.