Il Mio Corpo Per Un Poker (The Belle Starr Story)

Il Mio Corpo Per Un Poker (The Belle Starr Story)
Il Mio Corpo Per Un Poker (The Belle Starr Story)

Uno spaghetti western con una super lentigginosa Elsa Martinelli e George Eastman, diretto  nel 1968 da Lina Wertmüller? Ma è mai possibile questa cosa? Parrebbe da si, almeno in parte. Non è chiaro tra soggetto, regia e montaggio quale sia esattamente la quota parte che ha visto coinvolta la Wertmüller, anche perché lei stessa nel tempo ha fornito versioni differenti riguardo al film, ma è quasi certo che un ruolo lo abbia giocato, anche se lei non ricorda che poi il lavoro finito sia mai approdato effettivamente in sala. Io nel '68 non ero nato e quindi non posso fornire una testimonianza probante, ma perlomeno ho potuto vedere il film successivamente e rimanerne anche piuttosto sorpreso. Già è abbastanza curioso che se andata su Wikipedia la pagina dedicata al film in inglese è assai più ricca di quella italiana, per dire quanto abbiamo cura delle nostre cose e quanto certo cinema popolare in effetti sia stato apprezzato più all'estero che a casa nostra, persi come eravamo dietro ai grandi baroni della settima arte.

Elsa Martinelli nel '68 aveva già alle spalle un miliardo di film, anzi, era praticamente a fine carriera, Eastman (al secolo Luigi Montefiori), ne aveva fatti una decina, perlopiù western. La Wertmüller ancora doveva dirigere Mimì Metallurgico. Il loro incontro fu sorprendente per questo western atipico, italiano, con protagonista femminile (cosa rara) e regista femminile (cosa più unica che rara). Pare che la Wertmüller abbia sostituito in corso d'opera il debuttante Piero Cristofani ma, come detto, ai posteri l'ardua sentenza. La storia in qualche misura richiama vagamente alla memoria le figure di Bonnie e Clyde, seppure in salsa western (spaghettara). Belle Starr (la Martinelli) e Larry Blackie (Montefiori) vivono di colpi ai danni di ricconi; fatalmente le loro strade si incrociano quando Belle inizia a spillare soldi in terra d'influenza di Blackie. Tra i due si instaura un rapporto di amore e odio, si piacciono ma allo stesso tempo due galli in un pollaio sono troppi, inoltre entrambi hanno un forte spirito solitario, indipendente e malfidato verso il prossimo, dunque le scintille saranno inevitabili.

Oltre a tutte le specificità già menzionate, Il Mio Corpo Per Un Poker è particolare proprio per il rapporto messo in scena tra i due protagonisti. L'estrosità di una criminale donna, temuta da tutti e capace di tenere testa a chiunque, apre un ampio raggio di trovate di sceneggiatura e fantasie narrative. Da una parte Belle Starr è una testa calda ed ha lo stesso appeal di un maschio alfa, dall'altra nasconde un passato molto doloroso (propedeutico al caratteraccio che poi si ritrova) - che lo spettatore conosce attraverso una lunga parte mediana della pellicola dedicata a numerosi flashback - e tuttavia subisce prepotentemente il fascino di Larry Blackie, al punto di avere momenti di cedimento emotivo e sentimentale che poco si confanno ad una pistolera cinica e risoluta come la fama che la precede. Il suo è un personaggio affatto monocorde o bidimensionale, anzi semmai estremamente sottile (e qui il segno di una mano femminile dietro la sceneggiatura e magari anche dietro la macchina da presa si sente e si vede).

Molto bella la fotografia che trasforma la campagna laziale in scenari western estremamente suggestivi ed evocativi, con particolare insistenza su sfondi con cascate e giochi d'acqua. Le scene di sparatoria forse non sono il massimo, un po' approssimative, poco realistiche, ma fortunatamente il film compensa sui contenuti, minimamente più corposi rispetto magari alla media degli spaghetti western prodotti a nastro in quegli anni. Simpatico anche il finale, non troppo dolciastro, come era giusto che fosse. Da sottolineare invece la parentesi truce riguardante le torture inflitte a Montefiori, un predestinato per contesti di questo tipo; rispetto al tono tutto sommato leggero del film, quei momenti si fanno decisamente più aspri e sanguinari, e quando il cattivone di turno (Bruno Corazzari, agente della Pinkerton, la prima agenzia di investigazione fondata al mondo) suona Chopin al piano mentre il suo sgherro estrae dalle carni di Montefiori una pallottola con un coltello, ovviamente senza anestesia, per un momento pare di essere finiti in piena nazisploitation.

Non proprio impeccabili gli indiani della situazione, un uomo (Bruno Piergentili) e una donna (Francesca Righini); nessuno dei due potrebbe essere meno indiano d'America di quello che è, posticci e improbabili, ma in fondo chissene, è finzione baby e va bene così. Fenomenale invece il mitico Dita di Velluto interpretato da Eugene Walter, attore per tutte le stagioni. Impressionanti il numero di scene nelle quali sia la Martinelli che Montefiori fumano sigari, una sorta di competizione non scritta tra i due a chi si intossica di più. Nella prima mezzora si fa davvero fatica a vederli senza qualcosa in bocca a cui segue una nuvola di vapore che ne incornicia i volti. La Martinelli, che ha anche una rapidissima scena a seno nudo (ancorché nascosto da un braccio),  qui è doppiata da Rita Savagnone. Il film è noto all'estero anche come The Belle Starr Story. Oltre alle versioni homevideo esistenti sul mercato, attualmente è in rotazione su Sky on Demand un ottimo master del film, pulito e vivace nei colori.

Trailer ufficiale

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