Diciottesimo Bond, il secondo con Pierce Brosnan, il primo dopo la morte di Cubby Broccoli, a cui il film è esplicitamente dedicato sui titoli di coda. Visto che Goldeneye si era rivelato un notevole successo di pubblico e critica (cosa affatto scontata essendo una ripartenza con un nuovo volto di Bond), le aspettative su questo episodio erano piuttosto pressanti. Martin Campbell rifiutò di dirigere un secondo film consecutivamente, quindi il timone passo a Roger Spottiswoode (regista del gioiellino Terror Train ma anche dell'orrido Fermati, O Mamma Spara con Stallone). L'esperienza per il director canadese non fu rose e fiori, si raccontano diverse discussioni sul set tra Produzione e Spottiswoode, il quale apportò diverse idee proprie in sceneggiatura e alla realizzazione finale del film, spesso contrastando con i desiderata dei finanziatori). Voci dal set raccontano di un clima non facile, tuttavia Pierce Brosnan dichiarò che non si trattò di niente di più che di qualche fisiologico chiarimento. Brosnan stesso tuttavia fu protagonista di un diverbio con l'attrice Teri Hatcher a causa di un vistoso ritardo di quest'ultima, ma quando seppe che la donna era al terzo mese di gravidanza si scusò come un vero gentleman. La Hatcher a sua volta ha successivamente rinnegato la sua partecipazione al film sostenendo che il suo personaggio fosse effimero e superficiale, nulla che valesse davvero la pena recitare. Sia lei che Jonathan Pryce si dichiararono insoddisfatti di come erano tratteggiati i propri ruoli in sceneggiatura, motivo per il quale avvennero delle riscritture in corso d'opera. A tutto ciò si aggiunga che, a prodotto finito, Il Domani Non Muore Mai fu il primo Bond a non esordire al primo posto al botteghino, complice la compresenza con il Titanic di Cameron (scivolò quindi al secondo), che il titolo è sostanzialmente frutto di un errore di stampa (sarebbe dovuto essere Tomorrow Never Lies anziché Dies, ma un fax galeotto rovinò i piani e alla fine i produttori decisero di non complicarsi la vita lasciando stare le cose come stavano), e che l'accoglienza riservata al film fu meno entusiasta di quella riservata a Goldeneye.
La scelta del cattivo antagonista non è felicissima. Elliot Carver (Jonathan Pryce) è una sorta di caricatura a metà strada tra Rupert Murdoch e Bill Gates ma ha la fisicità debole di Pryce; appare goffo e decisamente poco minaccioso, decisamente non all'altezza di Bond. Il suo sgherro principale (ruolo sempre molto in vista nel franchise) è interpretato da un platinato Götz Otto, anche in questo caso un ruolo quasi impalpabile fatto salvo il confronto finale con Bond (anche qui, moscio). C'è poi uno sgherro numero due, Ricky Jay, tecnoterrorista dal fisico di frequentatore incallito di McDonald's. La compagnia di Carver appare in realtà alquanto sgangherata ed improbabile come cellula anarco-complottista. Per altro la finalità di Carver è scatenare la terza guerra mondiale per poterla trasmettere a livello globale attraverso i propri Media, non esattamente un piano raffinatissimo poiché c'è da sospettare che un vero conflitto mondiale spegnerebbe le tv e l'intero pianeta, quindi i profitti durerebbero relativamente poco. Sul versante Bond girl abbiamo dapprima una fugace avventura con una docente universitaria di lingua danese (Cecilie Thomsen), quindi Teri Hatcher in qualità di ex fiamma di Bond nonché attuale moglie del tycoon Pryce, infine Michelle Yeoh come spia cinese che finirà per fare da sparring partner a 007. La Thomsen nemmeno si vede nella sua interezza, è praticamente carne da macello tra le lenzuola. La Hatcher venne selezionata in quanto ritenuta la donna più sexy della tv (per la sua partecipazione al serial Lois & Clark, in Italia Le Nuove Avventure Di Superman). Indubbiamente la sua presenza sullo schermo è molto sexy e la sua gravidanza venne mascherata abilmente con un gioco di riprese e abiti adeguati. La Yeoh ha un personaggio molto forte e spettacolare. Chiese di realizzare i propri stunts in prima persona ma le fu proibito da Spottiswoode e dall'assicurazione (in quanto troppo pericolosi). E' protagonista di scene indiavolate e naturalmente il film paga tributo alle arti marziali con coreografie belle ed eleganti. A condire, Judi Dench nei panni di M e la nuova Moneypenny di Samantha Bond con capello corto (che la invecchia alquanto).
Alcune scene di Tomorrow Never Dies sono davvero memorabili ed entrano di diritto negli highlights del franchise, come ad esempio il lungo inseguimento in moto (con la Yeoh seduta sia davanti che dietro a Brosnan) e la discesa dal grattacielo Carver mediante un gigantesco poster pubblicitario. Da menzionare anche la fuga in auto (una BMW, come la moto, alla faccia del product placement), una berlina che Bond telecomanda attraverso un cellulare (Ericsson... product placement), comodamente - si fa per dire - adagiato sul sedile posteriore. Le musiche sono affidate ad un nuovo compositore, David Arnold, quello di Stargate e Indipendence Day, e perlomeno suonano preferibili a quelle di Eric Serra per Goldeneye. La theme song è scritta e cantata da Sheryl Crow. Il Domani Non Muore Mai migliora alla seconda visione, non è il miglior capitolo di Bond (e segnatamente dei Bond con Brosnan) ma non è affatto così brutto come è stato dipinto, ha i suoi momenti e nel complesso intrattiene alla grande, anche se ha delle parentesi di esorbitante inverosimiglianza, come la scena iniziale prima della gun barrel (stavolta tutta votata al digitale), quando Bond praticamente sgomina da solo un intero quartiere di terroristi planetari, ruba un aereo con testate nucleari, decolla in salita e pilota mentre un cattivo tenta di strozzarlo ed un altro caccia lo insegue tempestandolo di missili che non vanno mai a segno. Quando è troppo è troppo.