I Maniaci

I Maniaci
I Maniaci

Un film come I Maniaci (1964) non fa certo parte delle pellicole per le quali il mondo ama ricordare Lucio Fulci, passato alla storia per la sua estetica visionaria in ambito horror (all'incirca a partire da Zombi 2, 1979), o comunque per la sua interpretazione del giallo/thriller all'italiana (indimenticabile Non Si Sevizia un Paperino). Regista versatile, Fulci è passato quasi sempre con successo attraverso generi disparati, dai musicarelli ai comici con Franco e Ciccio (disseminati lungo gli anni '60), dai sexy scollacciati con la Fenech (La Pretora), la Antonelli, Buzzanca e la Koscina, (All'Onorevole Piacciono le Donne, il Dracula In Brianza) agli spaghetti western (Le Colt Cantarono La Morte E Fu... Tempo di Massacro), dagli avventurosi (Zanna Bianca, Sella D'Argento) a film peculiari e assai personali come ad esempio lo sfortunato Beatrice Cenci o il fantasy Conquest, senza dimenticare l'incursione nel post atomico (I Guerrieri Dell'Anno 2072), o il genere erotico pure (Il Miele Del Diavolo) che però Fulci pare non amasse particolarmente.

I Maniaci appartiene alla prima parte di carriera, e paga senza ombra di dubbio la filiazione dal film di Dino Risi I Mostri (1963), successone di pubblico e critica. Stessa impostazione, fatta di episodi brevi, in taluni casi brevissimi, a metà tra la barzelletta e l'aneddoto, interpretati da un cast di peso, con accenti satirici e cinici, tesi a mettere alla berlina tic e manie della società borghese dell'epoca. Una galleria di personaggi sui generis che però devono tradursi in cliché tutto sommato familiari per lo spettatore, il quale, se non ci si identifica direttamente, può almeno rivederci qualche suo vicino di casa, un collega di lavoro, un tizio di qualche salotto buono. Il trailer del film gioca proprio su questo aspetto, alla fine siamo tutti maniaci, facciamo un bel fritto misto e divertiamoci. Fulci però, appollaiato sul suo scranno di regista, conserva intatta la sua lingua cattiva e disincantata, e ritrae i vizi come tali, senza indorarli all'insegna di un "volemose bene" a tutti i costi. Ne esce quindi una galleria di tipi "mostruosi" e bizzarri anche se divertenti, sebbene non tutti i 13 episodi siano alla stessa altezza. Alcuni sono decisamente migliori di altri. Personalmente ho trovato molto riusciti il primo, quello del cassamortaro, quello di Vianello e la Mondaini in auto, quello della Valeri a caccia di pezzi d'antiquariato; non male anche quello delle cambiali, quello degli scrittori all'avanguardia e usi alla parolaccia, quello di Vianello irreprensibile capoufficio che per una scommessa persa è costretto a far prostituire la moglie (Lisa Gastoni). I restanti sono un po' miseri, talvolta anche mediocri (quello sui protestatari conformisti Tieri e Chiari, la comica finale con Franco e Ciccio, e quello con Walter Chiari frequentatore di locali di striptease). In particolare gli episodi con Chiari risentono di una vis comica moscia, non per colpa del generoso Chiari, che gigioneggia come al suo solito, ma per via di una sceneggiatura (per altro firmata anche da Castellano e Pipolo), situazioni comiche e battute che semplicemente non brillano. Così come Vianello costretto a parlare con accenti romaneschi risulta sfrozatissimo. In molti altri casi sono gli attori più che gli sketch a far sorridere, senza un Vianello, una Valeri, un Umberto D'Orsi, un Franco Fabrizi, un Enrico Maria Salerno o una Barbara Steele I Maniaci sarebbe potuto essere ben peggiore. La mano registica di Fulci si nota e con piacere, bella la fotografia, bello l'opulento bianco e nero (obbligato all'epoca ma comunque elegante), interessanti le prospettive e le riprese di parecchi episodi (ad esempio proprio quello degli strip, che ha come unica nota di merito il modo dinamico in cui Fulci - nell'abbottonato 1963 - riprende le donnine).

I Maniaci pare una sceneggiatura modesta in mano ad un bravo regista e ad ottimi attori. Alcuni si limitano ad un episodio appena. Divertenti le musiche di Carlo Rustichelli e fortunatissimo il tema principale del film, la canzone di Gianni Morandi "La Mia Mania", adattissima alla pellicola, che compare all'inizio ed alla fine sui titoli. Le tematiche prese in esame sono quelle piuttosto in voga in quel preciso momento storico, l'auto, la televisione, le cambiali, la trasgressione, la politica, naturalmente le donne e l'adulterio. Fatto curioso per un film schiettamente comico e con attori di quel calibro, abituati a platee domenicali e ad intere famiglie riunite davanti allo schermo, il film dovette subire un divieto ai minori di 18 anni principalmente per le scene scabrose contenute nell'episodio dello strip, ed in quello delle cambiali, nel quale Ingrid Schoeller si mostra sotto la doccia, insaponata ma (ovviamente) nuda. Ancora più curioso il fatto che sulla copertina del dvd edito da Cinekult appaia una scena che nel film non c'è; la Steele in abbigliamento intimo, adagiata su un letto. Che sia una delle scene censurate? Ma di quale episodio, il quarto forse, quello intitolato "Hobby", e che vede il tipico cummenda oramai disinteressato tanto alla moglie quanto all'amante, che preferisce ad entrambe una sana partita di calcetto con gli amici?

Trailer ufficiale

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