Da molti è considerato il capitolo conclusivo della originale Emmanuelle saga, quella che appunto - nonostante i mila titoli ascritto al personaggio ispirato alla e dalla Arsan - chiude l'epopea con Sylvia Kristel, quella pura e primigenia. Intendiamoci, anche in Emmanuelle 4 la Kristel c'è, ma funge da tramite, passa il testimone a una nuova incarnazione di Emmanuelle, interpretata da Mya Nigren. Goodbye Emmanuelle filologicamente è molto corretto, chiude il cerchio poiché stravolge completamente il personaggio, portandolo alle estreme conseguenze, quelle di abbandonare il terreno di gioco, perlomeno nelle fattezze della Kristel. Il film di per sé è il meno interessante dei tre, un po' stanco e ripetitivo, fino a che non accade l'imponderabile, Emmanuelle da libertina sessuale si fa borghese e beghina, e tutto cambia. Anarchy in the UK, anzi alle Seychelles.
Di una bellezza incommensurabile lo sfondo naturale che incornicia la storia. La Pro Loco delle isole africane avrebbe dovuto garantire un vitalizio alla produzione per aver realizzato un documentario così meraviglioso. Terminata la visione, più che essere eccitati dalle peripezie erotiche dei protagonisti si ha solo una gran voglia di correre all'aeroporto, salire sul primo volo e svegliarsi direttamente alle Seychelles, autentico paradiso del non fare niente e dello stare benissimo, mentre intorno la Natura ti culla dolcemente. E' qui che Emmanuelle e Jean (Umberto Orsini) se la spassano, concedendosi a chiunque li desideri, assieme o separati, di diritto o di rovescio, guardando con commiserazione a chi concepisce l'unione di coppia come un'unione di coppia, ovvero solamente a due.
In tutta questa libertà però accade che Emmanuelle rimanga folgorata da un tizio qualsiasi che per caso la scorge mentre amoreggia con uno svedesotto a caso. Una botta di voyeurismo che strega la nostra erotomane. Gli sguardi si incrociano e Emmanuelle è come rapita, vittima di un inspiegabile incantesimo sessuale. Deve scovare quel misterioso sconosciuto e averlo. Si tratta di Gregory (Jean-Pierre Bouvier), regista parigino complessato e antitetico al libero amore professato da Emanuelle e dal suo compagno Jean Orsini. Proprio l'opposizione quasi moralistica che Gregory ostenta verso quei costumi per lui insensati e puerilmente trasgressivi conquista Emmanuelle, secondo una precisa regola degli opposti che si attraggono. Più Jean lotta per riportare Emmanuelle alla sua realtà abituale, più Gregory ottiene di blindarne i sentimenti, convincendola addirittura ad abbandonare Jean e le Seychelles per seguirlo a Parigi. Jean ordisce un vile complotto per ingannare Emmanuelle ma omnia vincit amor, tutto è bene quel che finisce bene, ed il pubblico congeda la propria eroina mentre si imbarca verso la Francia; un capitolo durato tre film è chiuso, per la Kristel Emmanuelle finisce qui.
Davvero curiosa come inversione a U, viene rinnegato tutto quello che era stato professato per due film e mezzo, l'amore coniugale è più potente di quello senza regole; gelosia, possessione, tête-à-tête tornano a dettar legge come in una qualsiasi provincia degli anni '70. Il film decostruisce tutte le architetture erette fin lì, le smonta pezzo per pezzo. Quelli di Emmanuelle più che rivoltosi atti di libertà dissacratoria appaiono più compiutamente per ciò che sono, i capricci di una bambina viziata e volubile, abituata ad avere sempre quel che vuole. Idem per i suoi lussuriosi compagni di scorribanda, debosciati ossessionati dalla copula. Gregory sembra un titano a loro confronto. Il punto è che, al netto dell'esegesi sociologica, il film di per sé è poco interessante, piatto, meccanico, freddino. Grandioso il bluray della Universal, come del resto lo sono anche i due precedenti. Ridoppiaggio (maledetto) a parte, la qualità delle immagini è eccellenti ed anche solo per quello (oltre alle Seychelles) la pellicola merita. Ottima la sequenza d'amore della Kristel con Bouvier su una spiagga all'imbrunire, davvero esotica. Piccantissima la cameriera nera (e un po' zoccola) di Emmanuelle. Il resto è ordinaria amministrazione, una catena di montaggio di situazioni erotiche perchessì che alla fine sono perchenno. Di gran lunga preferibili i due episodi precedenti. Musiche del film e ammiccante canzone omonima a cura di un Serge Gainsbourg molto paraculo.