Se andate su Wikipedia e cercate Il Medico Della Mutua (Luigi Zampa, 1968) leggerete che all'epoca incassò 3.032.000.000 di lire, che oggi è considerato un "classico" della commedia all'italiana e che è stato segnalato tra i 100 film italiani da salvare (progetto che vede tra gli altri il sostegno del Ministero dei Beni Culturali, di Cinecittà e del Festival di Venezia, e che si propone di stilare appunto un elenco di 100 film italiani imprescindibili, che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 ed il '78). Il resto lo sapere da soli, quel film con Sordi lo avete sicuramente visto, ci avete sicuramente riso, e avete assai chiaro quanto abbia influenzato la nostra idea di Sanità italiana (per altro pluriconfermata anche nei decenni a seguire). Date queste premesse, era ovvio che una pellicola simile generasse seguiti (Il Prof. Dott. Guido Tersilli Primario Della Clinica Villa Celeste Convenzionata Con Le Mutue, di Luciano Salce - 1969), filiazioni e scimmiottamenti. Uno di questi fu cucinato caldo caldo nel '69, mentre al cinema usciva anche il Primario Tersilli, si tratta de Gli Infermieri Della Mutua, di Giuseppe Orlandini.
Le analogie sono tantissime, anche qui abbiamo un primario (Pino Caruso) piuttosto spietato ed insofferente verso i pazienti mutuati, ed enormemente accondiscendente e disponibile verso i "paganti"; pure lui ha il suo ambulatorio pieno di petulanti malati normali, ai quali preferisce di gran lunga quelli abbienti e benestanti. In un simile circolo vizioso, hanno gioco facile le case produttrici di farmaci che si ingraziano medici non troppo rigorosi mediante regalie, viaggi e donnine discinte. Agli ospedali pubblici vengono preferite le cliniche convenzionate, nelle quali, onde farsi rimborsare cifre cospicue dallo Stato, vengono eseguite quintalate di esami, perlopiù superflui e non necessari. Nel nostro caso, il Dottor Borselli (Caruso) dirige spigliatamente la sua clinica, dribblando quotidianamente insidie e difficoltà grazie all'aiuto dello scafato portiere Gennarino Esposito (Peppino De Filippo) che, da vero complice nel crimine, gli procura nuovi pazienti, rivende illegalmente medicinali e dispensa ricette mediche. Il nipote di Gennarino lavora al Ministero - controllo e verifica delle ricette dei medici della mutua - e chiude regolarmente un occhio sui traffici di Borselli. L'intervento di una integerrima dottoressa (Bice Valori) sembra mettere in serio pericolo il fine piano ordito dal primario e dal portiere farmacista... - SPOILER: i due però hanno mille risorse e, grazie all'intervento di una compiacente "puttana farmaceutica" (Isabella Biagini), inguaieranno il professorone (Gianrico Tedeschi) a capo della commissione di inchiesta su Borselli, riportandolo a più miti consigli. Sul finale, sarà proprio la dottoressa Venanzi a soccombere al Borselli style, accettando le regole del gioco (sporco) e conformandosi all'andazzo, secondo l'antico adagio "se non puoi batterli, fatteli amici".
Pur trattandosi di un tentativo evidente di saltare sul treno del successo del film di Alberto Sordi, pur tradendo una plateale derivazione da Il Medico Della Mutua, questa pellicola di Orlandini ha una sua cifra, un suo perché, una sua dignità. Il cast è piuttosto interessante perché riunisce vecchio e nuovo, trasformando il film in una sorta di staffetta tra generazioni di attori. Peppino De Filippo, la Valori, Gianrico Tedeschi, persino Paolo Panelli (che ha un breve cameo da benzinaio nel finale) recitano accanto ai Fiorenzo Fiorentini, alle Isabella Biagini, alle Alida Chelli, allo stesso Pino Caruso, e si intravede pure un primo Lino Banfi, qui con un ruolo minore (ma già calato nel suo personaggio pugliese con le "e" al posto delle "a"). Anche a livello di contenuti, la satira "alta" dei film alla Alberto Sordi si va contaminando con le donnine in déshabillé; per quanto sommamente casta, la Biagini qui è un'antesignana delle Fenech, delle Cassini e delle Russo, una pantera tutta sesso che adesca gli uomini e li porta dove serve. Il ruolo che è di De Filippo passerà in eredità ai Bombolo e ai Cannavale nei "filmacci" degli anni '70, così come quello di Sordi prima, e Caruso poi, verrà occupato dai Montagnani (Il Ginecologo Della Mutua) e dai Vitali (Pierino Medico Della Saub). Il dott. Borselli si dimena tra tre amanti, la moglie, la segretaria ginecologa (Chelli) e la Biagini; tutte molto belle, come da copione per un medico rampante. Spendo volentieri una parola per Pino Caruso, attore divertentissimo a mio parere e che purtroppo non ha trovato grandissimi ruoli nel nostro cinema (lavorando poi molto anche in teatro e alla Rai). Divertenti le caratterizzazioni che gli attori a latere di Caruso danno ai propri personaggi, il marchese Renostowski di Fiorentini, vecchio arnese dei grandi imperi slavi, il Professor Gariboni di Tedeschi, un po' rincoglionito, Banfi alle prese con le emorroidi, la Biagini mangiauomini con delle pettinature antigravitazionali, ed il concretissimo portiere tuttofare di De Filippo.
Da notare che, per attrarre lo smaliziato pubblico post '70, il dvd della Warner presenta una copertina che, associata al titolo del film, farebbe quasi pensare ad una commedia sexy della golden age italiana (Banfi fa capolino dietro alla Biagini in lingerie); operazione a tavolino per un film che invece ha molto più da spartire con Alberto Sordi che con la bella Edwige e Montagnani.