Gli Amori Di Cleopatra

Gli Amori Di Cleopatra
Gli Amori Di Cleopatra

Dopo almeno cinque Cleopatre sicure già viste in azione in 35 mm (Helen Gardner nel 1912, Theda Bara nel 1917, Claudette Colbert nel 1934, Vivien Leigh nel 1945 e persino la nostra Sofia Loren nel 1953) è il turno di Rhonda Fleming, altrimenti nota come la "regina del technicolor", nomignolo che si era guadagnata per l'incredibile risalto che i suoi capelli rosso acceso promanavano grazie all'avvento del colore in pellicola. Nata Marilyn Louis, di origini franco-anglo-irlandesi, debuttò addirittura con Hitchcock in Io Ti Salverò. Ebbe una carriera di tutto rispetto anche se priva di vere vette epocali, tra i suoi film più importanti il musical La Corte Di Re Artù (1949), Sfida all'O.K. Corral (1957), Jerry 8¾ (1964), oltre a questo Gli Amori Di Cleopatra (Serpent Of The Nile in originale, un titolo assai meno beghino e pettegolo), nel quale è protagonista indiscussa. Fece anche molta televisione, trovando il tempo per sposarsi per ben sei volte.

Gli Amori Di Cleopatra è una versione da parrucchiere della storia - in questo caso con la s minuscola - che vide coinvolti Cleopatra e Marco Antonio, in rappresentanza dell'Egitto e di Roma. Il film inizia con la morte di Cesare, appena pugnalato a tradimento sui gradoni del Senato. Il caos portato da quella morte dilania Roma e mette di fronte come nemici Bruto e Cassio da una parte, Ottaviano e Marco Antonio dall'altra. Come è noto, i traditori di Cesare avranno la peggio e ciò che accade dopo è il cuore pulsante della vicenda, ovvero l'arrivo di Marco Antonio ad Alessandria e il suo innamoramento cieco e dissoluto verso la regina del Nilo, ribattezzata "serpente" per la sua ambiguità e perfidia. Qui Cleopatra è ritratta secondo il cliché più negativo, infido e monodimensionale che l'aneddotica ricordi; una sgualdrina di lusso, bellissima e magnetica, capace di ridurre all'impotenza qualsiasi uomo, re, imperatore o centurione che sia, e succhiarne poteri ed afflato vitale. Marco Antonio, il grande Marco Antonio, non fa eccezione. A nulla servono i moniti del fidato amico centurione Lucilio, il destino dell'Augusto è segnato e Roma calerà in Egitto, sotto il comando di Ottaviano, per spazzare via in un sol colpo Cleopatra ed il suo consorte rinnegato.

Fuori dalla prospettiva meramente storiografica, lo spettatore è interamente avvolto dalle tresche di tre personaggi principali, Marco Antonio (Raymond Burr), che parte leone e finisce .... vabbè, ci siamo capiti, Cleopatra, che è una Messalina avida di potere e capace di sentenziare la morte anche per l'uomo che dice di amare, Lucilio (William Lundigan), assai più lucido e nobile di Antonio ma comunque innamorato di Cleopatra al punto di lavorare sottotraccia per cercare di ottenere le sue attenzioni e la sua dedizione. Tutti falliscono miseramente, Antonio diventa un pupazzo senza onore nelle mani della sua burattinaia e di fiumi di vino; Cleopatra, avendo puntato sul cavallo sbagliato, non riesce ad estendere il suo potere su Roma; Lucilio non avrà la donna amata, perderà il suo generale, amico e mentore e farà ritorno a Roma per essere messo a capo di legioni che invaderanno Alessandria e vedranno Antonio autoinfliggersi la morte. Il finale è fiacco, in sequenza Antonio si uccide, Cleopatra si avvelena con l'aspide e Lucilio abbandona il palazzo. L'assenza di pathos è totale, tutto moto scolastico e lineare. E' evidente che la ragione sociale del film risieda nelle dinamiche sentimentali tra i protagonisti, amplificate da dialoghi un po' ampollosi (ulteriormente elevati a potenza dal doppiaggio ieratico italiano) e da scenografie magniloquente ma spesso e volentieri di cartone (si tratta in realtà di un film a basso costo, i cui set sono di riciclo dalla Salomè del 1953 di William Dieterle con Rita Hayworth). Notevoli i costumi (anche se piuttosto di fantasia), colorati, elaborati e con quel certo tasso di pacchianeria che non li fa passare inosservati. Almeno due scene memorabili, il ballo della danzatrice dorata (la pin-up Julie Newmar accreditata come Newmayer) sulla nave di Cleopatra, al cospetto di Antonio e Lucilio - Goldfinger arriverà solo nel 1964 - e la lotta con l'orso al banchetto voluto da Antonio, sempre a corte di Cleopatra. Bella e fascinosa la Fleming, sempre ipnotica nelle sue vesti egizie incorniciata da scollature eleganti (indossa il "builet bra", il reggiseno puntuto "a proiettile", affatto egizio e tipico invece degli anni '50) ed un trucco prezioso. Una pellicola sicuramente gradevole anche se da considerare prevalentemente per la sua vena affabulatrice più che per la verosimiglianza storica e/o dei personaggi trattati. Vecchia Hollywood mondana, civettuola e vanesia.

Trailer ufficiale

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