
Il primo a bistrattare Gli Amici Di Nick Hezard (1976) è stato lo stesso Fernando Di Leo, che lo gira su commissione; era entusiasta della sceneggiatura, ma la materia prima con cui dovette realizzare il film raffreddò i suoi ardori. I punti dolenti essenzialmente erano stati individuati nel budget non all'altezza per una storia ritenuta invece "molto costosa" e il protagonista, Luc Merenda, molto limitato secondo Di Leo. Il copione scritto da Alberto Silvestri si ispirava evidentemente a La Stangata, solo che dietro non c'erano gli studios di Hollywood, né si poteva contare su dei mostri sacri come Redford e Newman. Tuttavia l'operazione non sembrava molto diversa da quella piuttosto tipica del cinema di genere di quegli anni, ovvero mutuare un grande successo del cinema americano, riadattandolo al contesto culturale e produttivo nostrano, quindi meno soldi, meno grandeur, più improvvisazione, più artigianato e qualche volte anche più idee.
Di Leo è un autore a tutto tondo, il suo cinema parla da solo, ed era anche un perfezionista evidentemente; la sua capacità di autocritica non è mai mancata, basta leggere le sue interviste. Da mero spettatore e fruitore dei suoi film mi sento però di difendere questo figlio disconosciuto dal padre. Gli Amici Di Nick Hezard è un lavoro molto divertente, gradevolissimo da guardare e che non presta il fianco a tutte le critiche che vengono invece ricordate non appena si cita il titolo. I limiti produttivi non sono minimamente percepiti dallo spettatore, anzi. Il film è ambientato in una Svizzera molto ben resa, molto credibile, dal respiro internazionale. Il merito è ovviamente di Di Leo, che con poco ha saputo ottenere tanto. Riguardo al cast, e segnatamente al povero Merenda, ammetto che la sua interpretazione calca molto la mano sul versante piacione e sornione, traspare poco il grande senso di vendetta che lo spinge con tanta determinazione a fare quel che fa, tuttavia non inficia il risultato finale. Certo, pare un po' un Terence Hill preso in prestito. Personalmente ho trovato molto più debole Lee J. Cobb, il villain della situazione. Una prova la sua spaesata, priva di mordente (per un attore che certo non difettava in grinta). Il trafficone Robert Clark a cui dà vita è uno scemotto che tutti riescono a raggirare e gabbare, ha sempre la faccia stupita di chi cade dal pero; d'accordo che la storia è quella di Nick Hezard che organizza una truffa (tecnicamente un "orologio") ai danni del riccone - reo di aver ucciso un amico di Nick - ma la scioltezza con cui tutto procede e la dabbenaggine di Cobb sono davvero un po' troppo eclatanti. A sua discolpa va detto che l'attore morì poco dopo il termine delle riprese, evidentemente non si poteva pretendere la tempra del giurato di La Parola Ai Giurati.
Il cast è corale, non a caso il titolo del film è Gli Amici Di Nick Hezard; tra personaggi di primo piano e caratteristi di passaggio, si segnalano in particolar modo Luciana Paluzzi (abilissima ladra), Valentina Cortese (madre maitresse di Nick), la cui recitazione forse è un po' troppo ridondante, Mario Pisu, Isabella Biagini (cameriera procace) e, più di chiunque altro, Dagmar Lassander, la cui bellezza era notoriamente abbagliante. Se non aveste ancora trovato un motivo valido per vedere questo film, sappiate che la scena di seduzione tra la Lassander e Merenda da sola vale la visione. Di motivazione forte ce n'è almeno un'altra, la splendida musica di Luis Bacalov che commenta il film, deliziosa. Difficile etichettare in modo netto quest'opera di Di Leo, che svaria tra il noir, la commedia e il gangster movie con un po' di azione. Da notare che il regista sperimenta con la pellicola, adottando split screen, stop frames, mascherine e tendine, a mio parere non sempre funzionali all'economia del film. Una spia comunque dell'estrema sicurezza e personalità di Di Leo che, nonostante tutto e tutti, anche con un film che pareva azzoppato in partenza confeziona a mio parere un lavoro estremamente efficace e coinvolgente.