Liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Winston Groom del 1986, Forrest Gump è una visione più idilliaca e conciliante del sogno americano, di chi partendo da zero può farcela, e nel caso di Forrest partendo persino da sotto zero. O perlomeno, da sotto il livello minimo di I.Q. considerato dalle istituzioni americane per essere accettato in una scuola pubblica e non essere spedito presso una scuola dedicata (ai minorati mentali). Forrest non ha alcuna malattia, e non è uno stupido, ha semmai uno sviluppo cognitivo "inferiore alla norma". Forrest Gump è anche una toccante riflessione sul ruolo del destino, delle coincidenze, della fortuna e della perseveranza (entrambe doti che non difettano al protagonista). Tant'è che forse il momento più emblematico della pellicola è il monologo che Forrest pronuncia sulla tomba dell'amata Jenny (Robin Wright), quando si chiede se la vita sia un parto di Dio o l'uomo viva in balia delle onde, senza alcuna direzione precisa, e trae la conclusione che le due cose molto probabilmente coesistono al contempo. La grande intuizione di questa storia è far attraversare decenni di storia americana quasi per caso al middle man Forrest Gump, un under dog che, in modo del tutto imprevisto, incontra una quantità di presidenti degli Stati Uniti in circostanze sempre prestigiose, combatte in Vietnam salvando vite umane, uscendone vivo e guadagnando una medaglia al valore, diventa un campione internazionale di ping pong, crea dal nulla la più importante azienda di pesca del gambero e, tra le altre cose, inventa la mossa pelvica di Elvis, pensa al primo emoticon della storia, investe in Apple quando quell'azienda era poco più che un logo con una mela morsicata, dà avvio al Watergate, incontra John Lennon, in una girandola di eventi riguardo ai quali perlopiù Forrest mantiene una innocente e beata inconsapevolezza (che è ciò che lo fa arrivare indenne dall'altra parte della riva, nonostante le acque malmostose e minacciose della vita).
Zemeckis si arma di un registro narrativo che affonda nella tenerezza verso il protagonista della storia. Non si può non amare Forrest. Persino Jenny, che lotta una intera esistenza contro i propri demoni, rifuggendo la "protezione" di Forrest in ogni modo, è alla fine costretta a capitolare ed ammettere che quella protezione era esattamente ciò di cui aveva avuto bisogno sin dal primo istante. Sono davvero moltissimi i momenti memorabili del film, dalle grandi maratone di corsa di Forrest alla sua scatola di cioccolatini, dalle innumerevoli volte nelle quali si presenta scandendo il suo nome, alla morte della adorata madre prima (Sally Field), e di Jenny poi. Impressionante il livello di naturalezza degli effetti speciali in computer grafica che permettono a Tom Hanks di trovarsi fianco a fianco a tanti protagonisti della Storia umana senza che lo spettatore avverta la minima forzatura (se non quella logica). Anche per questo arrivò uno dei 6 Oscar (oltre a miglior film, regia, attore protagonista, sceneggiatura non originale e montaggio), su ben 13 nomination. Colonna sonora di gran pregio che unisce canzoni indimenticabili dei vari Elvis Presley, Jimi Hendrix, Aretha Franklin, The Doors, Creedence Clearwater Revival, Lynyrd Skynyrd, Fleetwood Mac, etc., alle musiche di Alan Silvestri. Costato 55 milioni di dollari ne recuperò circa la metà nel solo primo fine settimana di programmazione, arrivando ad un incasso complessivo di circa 677 milioni di dollari.
John Travolta, Chevy Chase e Bill Murray furono considerati per il ruolo di Gump ma rifiutarono, Hanks accettò senza ricevere un vero e proprio compenso ma solo accampando dei diritti sugli incassi (il che fruttò all'attore circa 40 milioni di dollari). A quanto pare anche Terry Gilliam e Barry Sonnenfeld furono interpellati prima di Zemeckis per dirigere il film. Alla bravura indiscutibile di Hanks (che all'epoca aveva alle spalle il solo Philadelphia come prova drammatica dopo anni di comicità) va sommato il doppiaggio del nostro Pannofino, in grado di aggiungere del suo alla resa del personaggio. Dal 1994 in poi, molti dei modi di dire del film sono entrati nel frasario comune, altro segno inequivocabile del successo e della valenza di un film. A lungo si è dibattuto sul significato più profondo di Forrest Gump il quale, se da una parte si limita a seguire il flusso ed assecondare sempre scelte altrui che poi si rivelano vincenti (per la verità, capita anche che agisca di testa sua) - mentre Jenny, testarda, volitiva e padrona del suo destino affonda in un incubo lungo tutta una vita - dall'altra non si può non evidenziare come quello di Forrest sia un atteggiamento di apertura alla vita ed al prossimo, costi quel che costi, una predisposizione che il destino decide evidentemente di premiare con benevolenza. Una parabola sorniona ed antieroica, il mondo visto attraverso gli occhi di uno "stolto sapiente", parente alla lontana del Raymond Babbit (Dustin Hoffman) di Rain Man, uscito al cinema nel 1988 e vincitore anch'esso di svariate statuette della Academy, tra le quali quella di miglior film e quella per Hoffman. Del resto lo slogan pubblicitario del film recitava proprio che dopo aver visto il mondo con gli occhi di Forrest Gump non avremmo più potuto vederlo allo stesso modo. - SPOILER: molto commovente la reazione di Forrest quando scopre di avere un figlio e prova autentico e spontaneo spavento all'idea che la sua "ottusità" possa essere stata trasmessa geneticamente al bambino, quasi fosse una colpa da espiare. Difficile trattenere le lacrime. Groom aveva scritto anche un seguito letterario del primo libro e, dato l'enorme successo cinematografico, si pensò di girare un sequel, ma dopo alcune trattative, l'11 settembre 2001 spense ogni velleità al riguardo. Lo scrittore inoltre ebbe alcune controversie con la Paramount in merito al pagamento dei diritti d'autore.