Fame Da Vampira (Female Vampire Ridens)

Fame Da Vampira (Female Vampire Ridens)
Fame Da Vampira (Female Vampire Ridens)

Venti anni dopo Roger Fratter torna sul luogo del delitto, come accade agli assassini nei migliori gialli. Un doppio ritorno per Fratter, innanzitutto all'horror, genere che lo ha battezzato agli esordi (perlomeno nei lungometraggi), e segnatamente a Sete Da Vampira, suo primo film, datato 1997. Stessi luoghi (gli inquietanti e sinistri dintorni boschivi di Bergamo), cast completamente diverso ed un fil rouge sottile a tenere assieme i due titoli. Come quasi sempre accade nelle produzioni di Fratter, atmosfera, suggestioni empatiche, sottintesi ed allusioni continue "fanno" il film, investiti di un peso specifico ben maggiore di una ragionieristica impostazione della sceneggiatura. "Lo spirito dei morti ci sovrasta misterioso perché è già sapiente di tutto quello che noi cerchiamo giorno dopo giorno" - questa citazione di Ezechiele appare sui titoli di testa, mentre il vento soffia tra le frasche minacciose; i più scafati assoceranno ad Ezechiele anche e soprattutto il nome di Armando De Ossorio, autore de L'Eretica (L'Endemoniada in originale), pellicola con la quale il cortometraggio di Fratter (co-diretto con Davide Pesca, anche effettista e attore nel ruolo di Heinz, il fidanzato di Elga), ha più di uno spunto in comune. In entrambi i casi due donne sono ossessionate da presenze ultraterrene, al punto tale da mettere in discussione il rapporto con i propri cari e conoscenti, ed essere viste come "possedute" tanto spiritualmente quanto materialmente.

Sin da da bambina Elga (Beata Walewska) è stata segnata da un'attrazione fremente e morbosa per una figura nera ed incappucciata nella quale si è imbattuta per la prima volta attraverso un filmino in super 8 girato fortunosamente dal padre, alcolista, esoterista e ritenuto una sorta di pazzo allucinato. Quella visione le provocò al contempo spavento ed attrazione, metafora del cinema horror tutto, capace di assumere su di sé la teoria del terrore e del sublime (Edmond Burke), due facce della stessa medaglia, una sintesi compenetrante ed inestricabile di irretimento e repulsione. Lo stesso espediente del finto super 8 reso più che discretamente da Fratter e Pesca (pensiamo ai precedenti di Joe D'Amato) gioca di sponda con un messaggio metacinematografico probabilmente sotteso. "Maschi inutili, non potete caprimi, siete carne morta", si ripete stufa Elga quando il suo fidanzato la esorta a demordere dalla sua ossessione, ed anche l'amico Pablo (un Fratter particolarmente spiritato) cerca di normalizzare l'identità della vampira che popola i sogni della donna; e qui non può non balzare agli occhi il sottotitolo del corto che echeggia Femina Ridens, pellicola grottesca che Piero Schivazappa dirige nel 1969, nella quale una inizialmente fragile e ingenua Dagmar Lassander prende progressivamente il sopravvento mutuando il suo rapporto da vittima designata a sadica aguzzina nei confronti di Philippe Leroy, secondo il topos della mantide religiosa che uccide il maschio dopo essersene servita.
- SPOILER: Il contesto si aggiorna, tra le parole "femmina" e "ridente" si frappone la "vampira", tant'è che sul finale Elga offrirà in sacrificio alla vampira il suo fidanzato (punito per la sua incredulità, ma anche eternato alla "non vita" vampirica), rimarcando una volta di più la netta frattura nei confronti dell'universo maschile.

L'incontro tanto agognato tra Elga e la sua Sposa oscura (una ferale e selvaggia Mery Rubes), nonostante sia stato così vagheggiato ed atteso, si materializza in modo brusco ed estemporaneo, sconvolgendo Elga. Fratter usa abilmente un accorgimento di grammatica cinematografica, un raccordo, per traghettare la protagonista (e lo spettatore) da un mondo all'altro, per farci attraversare il confine liminare tra i due mondi, strappandoci dalla realtà e facendoci piombare nell'oblio della ragione, sopraffatta dal puro istinto. Le due donne avanzano nel bosco nella piena luce del giorno, tenendosi per mano, la vampira "conduce la danza"; quindi lo stesso gesto si ripete al rallenty, stavolta nella penombra di una camera da letto, il talamo sacrilego che ospiterà l'unione dei due corpi e delle due anime. Tutto pare concepito per giungere a questo climax, che è il cuore pulsante del film, il rapporto saffico tra Elga e la vampira, ben 4 minuti che nell'economia di un corto della durata complessiva di circa 26 rappresentano un investimento tanto quantitativo quanto qualitativo da parte degli autori. L'adunanza si gioca sui dettagli, primissimi piani, sguardi di occhi e capezzoli che si attraggono gli uni con gli altri come magneti, ognuno sui rispettivi assi di appartenenza. Dominazione fisica e psicologica, carnalità e lussuria che esplodono incontenibili (ma sempre con un onnipresente ed insistito uso del rallenty), esaltate ed incorniciate da un commento sonoro che è una litania vocale dal sapore diabolico e stregonesco. Dall'apice dell'erotismo si scivola giù verso il momento più gore del film, l'estasi della vampira che si ciba letteralmente delle carni di Elga (non a caso siamo passati dalla sete alla fame della vampira), un contraltare splatter che segna il compimento dell'iniziazione. Elga si risveglia dal sonno, ritrovandosi esattamente nel punto del bosco dove aveva perso i sensi.

Dopo aver consegnato il proprio compagno alle voglie cannibalesche della sua nuova Signora (ma avendo anche soddisfatto le proprie), Elga si rivolge con un ultimo primo piano verso lo spettatore e, mentre scorrono i titoli di coda, Elga sa di aver adempiuto al suo destino ed essersi ricongiunta con la stirpe alla quale da sempre apparteneva; la sua espressione è potente, ebbra ed allucinata. Ottima la coppia di protagoniste, ben bilanciata tra la misura pragmatica della Walewska e l'esaltata concupiscenza della Rubes, praticamente nuda per l'intero corto (ad eccezione di un mantello, degli slip ed i tatuaggi della modella/attrice lombarda) e senza neppure una battuta in copione, ma non per questo meno "comunicativa" e penetrante. Un bel ritorno di Fratter alle atmosfere degli esordi con una piccola ma preziosa storia fatta di  confini impercettibili, auree sfuggenti, presenze arcane, sangue e corpi voluttuosi.

Galleria Fotografica