
Tra mogli in bianco, dottoresse coi marinai e poliziotte a New York, nel 1981 Michele Massimo Tarantini dirige Crema, Cioccolata E... Paprika con i soldi probabilmente della Mafia. Giuseppe Greco figlio del "papa" Michele Greco (svariati ergastoli nel palmares), boss tra i più rilevanti della malavita siciliani, scrive il soggetto del film, interpreta il ruolo del figlio di Renzo Montagnani e porta in dote il denaro (paterno) che consentirà la produzione di questa pochade, interamente girata a Palermo e mai uscita dal circuito palermitano. Per molto tempo si è trattato di una vera rarità, non avendo fatto breccia nel circuito nazionale delle sale cinematografiche, avendo ricevuto poche recensioni e quasi esclusivamente negative, ed avendo pure comportato diverse beghe giudiziarie per Giuseppe Greco. Nel film appare una Mercedes (all'epoca appena uscita di fabbrica) che apparteneva ad un uomo d'onore, così come delle magliette con il nome del film vennero poi ritrovate in una perquisizione in un covo mafioso. Insomma, Greco junior fu arrestato (nel 1983) e processato, anche se poi di fatto venne assolto. In molti concordano che il suo amore per il cinema finì col fregarlo ed intrappolarlo in un processo dove il vero imputato era il padre. Al netto della genesi un po' borderline della pellicola, va detto che Crema, Cioccolata E... Paprika è proprio brutto di suo; riunisce molti nomi in voga all'epoca, dalla Bouchet a Montagnani, dalla Dionisio a Bracardi, passando addirittura per la reunion di Franchi ed Ingrassia. Nonostante tanta grazia, la sceneggiatura del film è poca cosa, narra di una clinica gestita da Montagnani ma di proprietà della inflessibile moglie (la Bouchet), con tutte le dinamiche comiche del caso. La Bouchet tuttavia se la intende con il politico Bracardi (solito democristianone sepolcro imbiancato di moralità... e solite pernacchie), mentre Montagnani vorrebbe fare il filo alla dietologa neoassunta in clinica, Silvia Dionisio, ma pure il figlio (Greco) punta alla bella dottoressa. Inoltre Montagnani usa una fabbrica di pelati sempre di proprietà della moglie come copertura per spedire illecitamente denaro all'estero, coadiuvato in questo dal suo braccio destro Ossobuco (Ingrassia), il quale è innamorato di Amelia, ovvero Franchi sotto mentite spoglie (e di rara bruttezza).
Silvia Dionisio è visibilmente imbarazzata in scenette demenziali come le ripetute cadute slapstick con Greco che la va a prendere in aeroporto e non fa altro che cadergli addosso franando per terra (poi la investe pure con l'auto). I dialoghi non aiutano e la povero Dionisio si ritrova a recitare battute insipide e persino illogiche cercando di risultare credibile; se non fosse per la sua fisicità, la sua dottoressa Bebè (nome molto accademico) sarebbe davvero irricevibile. Franchi e Ingrassia da grandi professionisti si prestano a due ruoli che non hanno il minimo spessore, ma grazie a loro stanno in qualche modo in piedi. Montagnani potrebbe recitare la lista della spesa e sarebbe ugualmente fantastico ma certo, il contesto è quel che è. Delirante il doppiaggio siculo della Bouchet, ai limiti dell'insostenibile. Bracardi è il solito, versi, vocina e pernacchie a profusione. Greco non è particolarmente espressivo ma non è neppure la cosa peggiore del film (sebbene la scena in cui addentando i grissini si morde il dito è davvero grossolana). Per essere una commedia sexy, l'unico vero nudo è quello di Sonia Otero, paziente della clinica che ha bisogno quotidianamente di "cure" (da parte di chicchessia), poi al di là di un po' di lingerie in bella vista, c'è poco di realmente sexy. Rimane davvero poco di questa pellicola meritatamente rimasta nell'oblio dopo il 1981, ma che tuttavia concorse all'accusa di associazione mafiosa per il povero Franco Franchi.