Bruno Gaburro, infaticabile zappatore del cinema erotico italiano tra pellicole di genere e b-movie con una predilezione sempre verso la carnazza, talvolta più riusciti, talvolta (e più spesso) meno, quasi a fine carriera gira questo Casa Di Piacere, nello stesso anno di La Morte È Di Moda e Spogliando Valeria; nel '91 poi dirigerà Alcune Signore Per Bene, suo ultimo erotico, per chiudere infine la carriera con i due Abbronzatissimi, paradossalmente i suoi due titoli più mainstream, perlomeno a livello di cast, produzione e risposta del pubblico. All'altezza di Casa Di Piacere Gaburro ha perso la sua attrice feticcio, Paola Senatore, finita in una gran brutta situazione, e ripiega quindi su Valentine Demy, con alle spalle una già generosa carriera nel cinema softcore e che poi proprio nell'89 debutterà anche nell'hard. La storiella del film prende spunto dal romanzo Il Sofà di Claude-Prosper Jolyot de Crébillon (1745) ed è buffo che appena un anno dopo la Demy reciterà proprio nel film Il Sofà di Lorenzo Onorati. Questo benedetto divano di velluto rosso proviene da una vecchia casa di appuntamenti nei quali lavorava Eva (Valentine Demy), ricca signora aristocratica momentaneamente al verde. Lo ritrova da un antiquario (Maurice Poli) e se lo porta a casa, pagando ovviamente in natura. Il ricongiungimento col sofà risveglia in lei antichi piaceri sopiti, quindi nel giro di poco tempo ospita nella sua villa tre baldi ragazzotti (Alex Freyberger, David D'Ingeo, Alessandro Scotti), creandosi una sorta di harem personale. Per un po' il menage funziona a meraviglia ma la situazione si guasta quando i tre iniziano a dedicare troppa attenzione alle pratiche di giardinaggio, restaurando la serra abbandonata della villa, coltivando piante e avviando una vera e propria azienda floreale. Eva si sente trascurata e torna a flirtare con l'antiquario, convincendosi che solo un uomo di navigata esperienza come lui potrà finalmente darle le certezze di cui sente di aver bisogno. I ragazzi vengono congedati e quella breve parentesi erotica rimarrà per tutti unicamente un bel ricordo.
In tutta onestà Casa Di Piacere è un film particolarmente brutto e notevolmente noioso. Sarebbe fin troppo facile dire che la Demy con le sue frequenti nudità lo salva dal naufragio ma la verità è che arrivare fino in fondo è un'enorme fatica. E' pieno di cose stupide, dialoghi stupidi, situazioni involontariamente ridicole ed una recitazione grossolana. Come quando la Demy comunica alla servitù che deve licenziarla per difficoltà economiche (incomprensibili poi perché per tutto il film spende e spande, vuol fare vacanze a Capri e non fa altro che godersi il lusso) e la cameriera sembra la persona più gioiosa e felice del mondo ad una tale notizia. I tre toy boys sono uno più mono espressivo dell'altro, la Demy al confronto pare Greta Garbo. Ma è tutto maledettamente prevedibile, ovvio e scontato. Imbarazzante la scena della seduzione di David D'Ingeo che in modo puerile e bambinesco insiste che lui vuole solo dormire, allora la Demy dà fondo a tutto il suo arsenale per convincerlo ma niente da fare, lui pare irremovibile, finché lei non prende una coppa di champagne e a posto, la macchina si mette in modo. Fa quasi dispiacere trovare come comparsa Susan Scott nella parte di una madre che porta il figlio 27enne al casino (che la Demy rievoca attraverso racconti in forma di flashback) per dargli una svegliata, letteralmente una posa e via per una delle più belle e magnetiche attrici di tutto il cinema di genere italiano delle passate decadi.
Terribile la scena di ballo della Demy a suon di rock 'n' roll (ma in che anni siamo, '40? '50?), che pare una scimmiottatura mal riuscita di Tinto Brass (lo stesso dicasi per una scena di picnic campagnolo che pare estratta da Miranda). Incomprensibile e sciatto pure il finale, i tre ragazzi si comportano come dei sociopatici volubili e abbastanza cretinetti. Dopo i titoli di coda il cervello resetterà ogni cosa e si dimenticherà di aver mai visto Casa Di Piacere. Semmai più che il piacere rimarrà il dispiacere di aver dovuto constatare per l'ennesima volta quanto fosse graziosa la Demy, quanto il suo viso di porcellana il suo adorabile caschetto moro alla Crepax e la sua silhouette perfetta siano poi stati deturpati negli anni a venire tra exploitation pornografica e culto del bodybuilding al quale la Demy si è dedicata con grande intensità, sposandosi per altro con un pluricampione del mondo di quella disciplina. Nel cast anche Elisa Mainardi che dopo aver lavorato con Fellini, Salce, Visconti, Cervi, Capuano, Loy e Monicelli finisce a fare la maitresse per Gaburro in un filmaccio così. Orrende le musiche di Paolo Rustichelli, come direttore della fotografia c'è Sergio Rubini che all'epoca era da bosco e da riviera.