Caligola – La Storia Mai Raccontata

Caligola – La Storia Mai Raccontata
Caligola – La Storia Mai Raccontata

A quattro anni dalla tempesta scatenatasi sul lavoro di Brass, con Malcolm McDowell nei panni del despota romano, la sceneggiatura di Gore Vidal ed una regia finale addirittura del produttore Bob Guccione, editore di Penthouse, costretto ad occuparsi in prima persona del film dopo i contrasti avuti con il regista e la tempesta scatenata da stampa e censura, il nome di Caligola solleticava parecchi. Il cinema bis italiano, abbonato a riprodurre in stile maccheroni e pomodoro molti blockbuster esteri di successo, non poteva certo lasciarsi sfuggire l'occasione. E' Aristide Massaccesi ad accollarsi oneri ed onori di girare un nuovo Caligola per raccogliere le briciole di chiacchiericcio, opportunità e interesse sollevati da Brass nel 1979. La parentela tra i due titoli verrà immediatamente recepita e identificata all'estero, dove il nuovo Caligola sarà distribuito anche come Caligola 2.

A lavoro fatto, la pellicola di Joe D'Amato subirà fatalmente lo stesso percorso sofferto e tormentato toccato in sorte al Caligola precedente. Rifiutato e ripresentato non si sa più quante volte in Commissione Censura, dal film iniziale è infine scaturita una moltitudine di versioni, più o meno lunghe, più o meno integrali, con e senza efferatezze, sadismi, violenza, sangue ed amplessi. Il paragone con l'opera di Brass è improbabile, a priori; troppo alto l'obbiettivo, nonostante anche quella si caratterizzi per estremismi, bizzarrie e provocazioni continue, ma la cifra è più ispirata, artistica, elegante, intellettuale, consapevole. D'Amato gira alla sua maniera, con maestria, ottimizzando tutto l'ottimizzabile, ma si vola assai più basso. Al posto di Alex "McDowell" De Large c'è David Brandon, che fa di tutto per tener testa al personaggio che gli viene cucito addosso. Lodevole la sua prova, certamente non da stigmatizzare anzi, gli sguardi allucinati ci sono, la base teatrale che soggiace al curriculum dell'attore si vede. Tutto il resto attorno a lui viaggia random, senza nessuna spalla di adeguato spessore. Tolto Gabriele Tinti (Marcello Agrippa), il resto del cast è periferico e anonimo, capitato sul set un po' per caso, laddove non composto da veri e propri prime mover dell'hard tricolore. Tra le attrici da segnalare la Gemser, più in evidenza delle altre e, come al solito, protetta da Massaccesi per quanto riguarda i climax di pornografia conclamata. Le sue scene di sesso sono "classiche" ed a loro modo signorili (oltre che pleonastiche, visto che sono due e praticamente identiche, per fattura e composizione).

Caligola regge il trono con crudeltà, violenza ed efferatezza. Punisce chiunque lo contraddica, si diverte nell'esagerare e, quando non uccide, si trastulla con orge continue. E' ossessionato da profetici incubi notturni, mortiferi ed enigmatici. Via via questi incubi evolvono, svelandogli in modo sempre criptico quale sarà anche l'evoluzione della realtà, fino all'incrociarsi delle due strade sin lì parallele. La sceneggiatura funge quasi da pretesto per poter dar libero sfogo agli eccessi che nella sostanza caratterizzano il film. Il doppio dvd Storm Video - con traccia audio italiana - offre sia una versione cut (102') che una uncut (125'), o perlomeno quanto di più vicino alla chimerica edizione integrale e definitiva del film. Oltre ad una lunghissima orgia imperiale che vede coinvolti uomini, donne, etero ed omosessuali, nani, giovani, vecchie, cavalli e chi più ne ha più ne metta, molta pellicola è dedicata alla violenza, a tratti anche disturbante (penso alla punizione di Domizio, interpretato da Michele Soavi, e a quella inferta ai congiurati e alle loro famiglie, tra cui Gabriele Tinti). Una delle scene più forti solleticherà anni dopo Quentin Tarantino; fate caso alla lotta dei mandinghi in Django Unchained, quanto è lontana da quella dei lottatori al cospetto di Caligola durante la grande orgia?

La musica cita platealmente il Morricone di Mission, creando un corto circuito terribile poiché se nel film di Joffé sottolineava momenti di estrema pietà cristiana e scenari ritratti con una fotografia mozzafiato, qui accarezza seni, cosce ed inguini, e lascia cadere la sua pietas su torture indicibili e particolarmente sadiche.. Sul finale la sceneggiatura si fa un po' confusa, non è chiara quale sia l'evoluzione psicologica del personaggio di Miriam, sacerdotessa di Anubi, interpretata da Laura Gemser. Il suo percorso è davvero strambo e inconcludente, buttato lì tanto per portare in qualche maniera al drammatico e catartico finale. Non mancano momenti interessanti, le parti oniriche, le belle figliole, qualche buon dialogo vanaglorioso, ma nel complesso il Caligola di Massaccesi non mi è granché piaciuto, mi ha persino annoiato nella sua versione più estesa. Troppa poca sostanza narrativa a fronte di tanto sangue e carnazza. Interessanti alcuni interni lugubri e decadenti, qualche buon passaggio nel complesso c'è, l'ho detto, ma siamo sideralmente distanti da Brass e, più in generale, da un peplum che, ancorché erotizzante, poteva essere dirompente e provocatorio, e che invece risulta sconnesso, più volgare che "visionario". Nel '97 D'Amato tornerà su Caligola, questa volta per trasformarlo tout court in un porno: Caligola - Follia Del Potere.

Trailer ufficiale

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