Buffalo ’66

Buffalo ’66
Buffalo ’66

Vincent Gallo è una creatura alquanto complessa, complicata e sfaccettata. fa di tutto per essere antipatico, con ogni probabilità lo è, anche se magari calca un po' la mano. Di certo è stato anche un artista dotato di talento, anche se pare fuori dai giochi da qualche anno. Bisogna oggettivamente sforzarsi per vedere un suo film senza essere viziati dal pregiudizio, ed in particolar modo questo sforzo deve essere compiuto per Buffalo '66, il suo esordio come regista (di lungometraggi), al quale ha lavorato anche come sceneggiatore, attore, musicista. La cosa buffa e inquietante al contempo è che Buffalo '66 va nella direzione diametralmente opposta a Vincent Gallo, ma andiamo per ordine. La storia vede l'ex galeotto Billy Brown (Gallo) appena uscito di galera; la prima tappa è andare a trovare i genitori (Ben Gazzara e Anjelica Huston), ma ha bisogno di una finta moglie. Rapisce Layla (Christina Ricci) in una scola di ballo, dove lui si era recato alla disperata ricerca di un bagno pubblico dove poter liberare la vescica dopo un assurdo e grottesco peregrinare. Costringe Layla (che ribattezza Wendy) a recitare la parte della mogliettina adorante. Successivamente il viaggio della strana coppia procede per tutte le altre stazioni del disagio esistenziale che Billy h in programma. Vanno al bowling di Buffalo, dove Billy era solito andare, fanno delle foto tessera insieme ad una macchinetta, vanno ad un dinner dove incontrano la vera Wendy (Patricia Arquette) di cui Billy era innamorato a scuola e che lo getta nello sconforto. Billy litiga con Layla, la abbandona ma poi torna per scusarsi e i due vanno in un motel, qui tra una fisima ed una paranoia, riescono ad instaurare un minimo di rapporto intimo (nonostante la fobia di Billy di essere toccato, baciato, abbracciato). Alle 2 egli ha progettato di andare ad uccidere un ex giocatore di football che è  stato alla base dei suoi 5 anni di detenzione, mentre lascia la stanza d'albergo Wendy gli dichiara tutto il proprio disperato amore. - SPOILER: Billy raggiunge armato il locale dove ha intenzione di sparare all'ex giocatore ma una volta lì, riconsidera tutta la propria vita e decide di ribellarsi a quello che sembrava un destino già scritto. Torna al motel ma prima si ferma a prendere dei dolcetti ed una cioccolata calda per Layla, la prima ragazza che lo abbia mai amato.

Gallo sceglie la strada del racconto underground e alternativo, Billy stesso è un underdog, il suo personaggio è tratteggiato con sapiente dicotomia, riesce a suscitare sdegno ed empatia al contempo, Billy è insopportabile, crudele, infantile, arrogante, ma al contempo è un'anima fragile e ferita che ispira comprensione e protezione (soprattutto dopo aver conosciuto la sua famiglia). Esattamente quella che vorrebbe dargli Layla, altra anima fragile, forse meno bastonata dalla vita come Billy, ma evidentemente sola, desiderosa di dare amore e affidarsi ad un compagno col quale condividere l'esistenza. Non sappiamo assolutamente nulla di Layla, nessun dettaglio della sua vita viene rivelato, mentre sappiamo tutto di Billy, anche attraverso flashback che Gallo rivela mediante l'uso di tecniche cinematografiche ibride, aprendo improvvisi schermi multipli e oscurando progressivamente il tempo presente con il tempo passato, per poi ritornare all'ora e adesso (ma lo fa anche con il futuro). Del resto tutto il film è all'insegna della contaminazione di generi, umori e stili visivi, come quando il padre di Billy (Ben Gazzara) improvvisa una canzone per Layla, o la stessa Layla balla il tip tap al bowling sulle note degli Yes. I personaggi si trovano al centro dello schermo, illuminati da coni di luce che mettono in ombra lo sfondo e rendono tridimensionali ed unici gli attori in quel momento separato da tutto il resto.

Buffalo '66 trasmette un senso di solitudine e di dolcezza infiniti. Christina Ricci è favolosa nel personaggio di Wendy, non so pensare ad una interpretazione che avrebbe meritato un Oscar più di quella. Un angelo ferito, un misto di candore, ingenuità e leggerezza, costantemente oggetto del fango che le lancia Billy. Inspiegabilmente, più viene trattata male più si aggrappa a quell'unico uomo che le ha rivolto delle attenzioni. In questo la sua costanza è forse sin troppo incredibile, ma c'è del fiabesco nel rapporto tra queste due anime buie. Layla è madre, amante e sorella di Billy. Anche il suo abbigliamento glitterato tutto azzurro non può non renderla una fata turchina. Ecco, a fronte di tanta delicata poesia, stupisce sapere che il rapporto tra i due attori sul set fu pessimo. Gallo ha definito la Ricci un burattino che ripeteva a pappagallo quanto le veniva detto di fare, e l'ha volutamente omessa dai titoli di coda (.... manco all'asilo!). La Ricci ha successivamente rivelato di essere stata oggetto di commenti sgradevoli per il suo peso da parte di Gallo. Tasto che l'attrice deve aver sofferto particolarmente visto che dalle deliziose rotondità del 1998 e poi passata ad una fisicità ai limiti dell'anoressia, sottoponendosi anche ad un intervento per la riduzione del seno. Nel film ci sono guest star di tutto rispetto Anjelica Huston, Ben Gazzara, Mickey Rourke, Patricia Arquette, che hanno dato fiducia al regista esordiente, anche la Huston ebbe problemi con Gallo, il quale sostenne che il film venne boicottato a Cannes per colpa della Huston. Il direttore della fotografia Dick Pope ebbe problemi con Gallo e venne licenziato e sostituito da Lance Acord. Pure Acord venne perseguitato da Gallo, che lo definì uno schiacciatore di pulsanti senza talento né idee. L'attore Kevin Corrigan (che nel film è un amico bullizzato da Billy che lui chiama "Tonto") chiese di non figurare nei credits del film. Insomma se tre indizi fanno una prova qui abbiamo 'elenco della spesa.

A glossa di tutto ciò, ci sono le esternazioni pubbliche di Gallo, repubblicano convinto, grande sostenitore di Trump, accumulatore seriale di case di lusso, attore, regista, montatore, sceneggiatore, modello, musicista, pilota motociclista da corsa, pittore, modello. Per non parlare della sua successiva pellicola da regista (The Brown Bunny, 2003), sostanzialmente nota per una vera fellatio che li pratica Chloë Sevigny. Ecco, se tenete conto di tutta questa sgradevole messe di informazioni spazzatura, Buffalo '66 potrebbe anche andarvi di traverso perché il contorno si fagociterebbe all'istante tutta la magia che invece il film è in grado di trasmettere. Una pellicola creativa, piena di sentimenti (che il buon Gallo non si sa dove sia andato a prendere), con una visione estetica originale (il film è volutamente girato con colori artefatti e "bruciati", tecnicamente girato in "reverse stock", per dirla grossolanamente, immagini positive prodotte su base trasparente, come si trattasse di diapositive), prove attoriali brillanti, quelle dei due protagonisti su tutte, ed una Christina Ricci da morsi. Persino le musiche (oltre a quelle di Gallo stesso) sono di livello, mettendo assieme Yes, King Crimson, Stan Getz. Turatevi il naso, non pensate a Vincent Gallo e godetevi la storia, sarebbe un peccato buttare via il bambino con l'acqua sporca.

Trailer ufficiale

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