Amami sembra il grido disperato di Moana Pozzi, che gira questo film da protagonista due anni prima di morire. Per altro il film (1992) va nei cinema l'anno dopo, a causa dell'iter censorio, quindi tra l'uscita in sala e il feretro della Pozzi trascorrono appena 18 mesi. Rivista in quest'ottica, la tranquilla e tutto sommato buffa pellicola di Bruno Colella lascia davvero l'amaro in bocca, assume anche connotati drammatici, che i fotogrammi comunque posseggono di per sé, e fa provare un certo senso di disagio. La storia è molto biografica, o comunque tocca corde certamente vicine a quelle di Moana, che interpreta un'attrice hard in piena ascesa professionale, con il babbo (Novello Novelli) che vive ancora al paesello, dove tutti tranne lui sanno che mestiere fa la figlia. Anna (Moana) torna a trovare suo padre, sembra sul punto di dirgli come stanno le cose ma poi il coraggio non arriva mai. Succede che Tullio prende il treno e va a Roma, dove la figlia vive e lavora. Frequente i suoi amici, i suoi colleghi, il suo ambiente, tutto senza rendersi conto fino in fondo di che ambiente sia questo benedetto "ambiente". Ma poi, mentre aspetta che il treno che lo deve riportare a casa consumi il ritardo di 90 minuti prima della partenza, inganna l'attesa passeggiando nei dintorni della stazione e si imbatte nella locandina del film in programmazione in una sala a luci rosse. Quella nuda, in posa inequivocabile (e con sotto un titolo altrettanto inequivocabile) è sua figlia. Entra nel cinema e tutto improvvisamente quadra. Per altro una scena molto intensa recitata con grande bravura da Novelli.
Nella realtà a Moana andò peggio, perché quando i suoi genitori scoprirono il lavoro della figlia grazie all'uscita di Valentina, Ragazza In Calore, il suo primo film hard (con i manifesti affissi in città), provarono altrettanta rabbia e vergogna, compromettendo i rapporti familiari senza che il padre recuperasse mai il legame con la figlia, come invece accade in Amami. Amami è il titolo del film che (nel film) lancia Anna verso una nuova dimensione di successo, una specie di grossa produzione che la sdogana definitivamente e la sbatte su tutte le copertine, anche mainstream (compreso Panorama), e non più solo sui giornaletti sporchi. Anna, che poi è Moana, che poi è Anna, vuole essere amata, dal pubblico, dagli uomini, dagli amici, dalle persone normali di tutti i giorni, da suo padre, che ama incondizionatamente e che a suo modo cerca di proteggere. Anna ama anche il suo lavoro, non lo ritiene sporco, ma sa che può procurarle delle grane, soprattutto finché non avrà chiarito tutto con Tullio, ma quel momento è il più importante della sua vita e il terreno per affrontarlo non pare mai essere pronto. Novelli interpreta il suo personaggio con molta delicatezza e poesia, c'è una ingenuità di fondo, quella del padre che avrebbe tutti gli addendi necessari da sommare per ricavare il corretto risultato, ma al dunque non li somma mai, lasciandosi trasportare un po' ad occhi chiusi. I suoi compaesani sono divisi tra l'ammirazione (molto maschile) verso le grazie di Anna e l'amicizia verso Tullio, che è un fratello benvoluto da tutti. Poi c'è il mondo del porno, che Colella ritrae in modo ironico, buffo, stralunato (Colella è il produttore di Anna), totalmente privo di malizia, a suo modo innocente pure quello, ai limiti dell'ingenuità. Bisogna un po' accettare il tono fiabesco per riuscire a depurare in modo così angelicato il mondo del prono, ma tant'è, Amarsi non è un film sull'industria hard, ma su Anna e sul suo rapporto con il padre. Il finale è l'unico momento debole, Tullio sostanzialmente accetta la situazione solo perché il tempo passa, ma non c'è un vero e proprio "upgrade" psicologico del personaggio, non c'è una costruzione di qualcosa, sembra un po' che il film debba finire e allora Tullio capitola e si riappacifica con la figlia. Ci si poteva lavorare un po' su, un po' meglio.
L'impianto è da commedia toscana, lo si avverte in modo marcato. Il film è co-sceneggiato da Colella con Giovanni Veronesi, le musiche sono di Giovanni Nuti (fratello di Francesco), è girato a Greve in Chianti e tutto il cast collaterale è fatto di toscanacci doc, da Ceccherini a Monni, allo stesso Novelli, sebbene non manchino attori diversi, come i musicisti Tony Esposito e Eugenio Bennato (Colella ha girato diversi videoclip di Bennato), Nadia Rinaldi e Carlo Buccirosso. Moana appare nuda, viene ripreso un suo spettacolo (con relativo pubblico allupato) e viene mostrata anche mentre lavora, sebbene non si spinga mai troppo il pedale. Moana comunque, da grande professionista, si dimostra una l'attrice da bosco e da riviera, alternando i suoi nudi ammiccanti ai dialoghi sentimentali con Novelli ed apparendo sempre credibile, anche perché praticamente recita se stessa. Un film grazioso, garbato, non ipocrita ma nemmeno fintamente trasgressivo che purtroppo, dati gli eventi, ha finito con l'avere un'inaspettata profondità, più grande di quella che probabilmente si era prefisso all'epoca.