La nascita cinematografica di 007, che succede a quella letteraria di 9 anni (James Bond compare per la prima volta nel romanzo di Flaming, Casino Royale del 1953), il battesimo di uno dei franchise più fortunati della storia del cinema, anzi probabilmente il più fortunato in assoluto, se nel 2018 siamo ancora qui ad aspettare il prossimo titolo della serie e se, ad oggi, siamo arrivati a quota 24 titoli per una quantità di attori protagonisti, comprimari, villain, sceneggiatori, registi ed interpreti musicali che va per le migliaia di unità. Bene, tutto ha avuto inizio con questo film, originariamente intitolato Mr. No e dunque rivolto in realtà all'antagonista di Bond.
Se ne interessano due produttori, Saltzman e Broccoli, attratti dal successo dei romanzi di Fleming, il quale viene coinvolto attivamente nella fase realizzativa. La scelta di chi avrebbe diretto il film e di chi lo avrebbe interpretato fu certosina. Con questa pellicola Terence Young si è assicurato la paternità della serie. Per il ruolo di Bond, Fleming spingeva per attori di un certo tipo, Cary Grant o David Niven, dunque dei gentiluomini molto eleganti e distinti, con una sottotraccia ironica, virili ma al contempo estremamente signorili; la produzione si muoveva in una direzione più spicciola e prosaica, ed alla fine il trend vincente fu quello, poiché si approdò all'allora semi sconosciuto Sean Connery (notato dalla moglie di Saltzman e suggerito al marito), il prototipo del maschio alfa a petto ampio e villoso. Rispetto alle odierne produzioni bondiane, il film fa quasi tenerezza, non ha una durata sterminata, è stato realizzato con un budget affatto faraonico ma da film sottocosto, assembla un cast di medio livello, e soprattutto tratta materie come l'energia atomica, le radiazioni, il pericolo "giallo" (tutte tematiche molto attuali per l'epoca) con l'ingenuità di un fumetto di Topolino. Nel film Bond si contamina radioattivamente ma poi, grazie alle sofisticate tecnologie del Dr. No viene "decontaminato" con una saponata. Così come le ripetute esplosioni nucleari sul finale sono trattate al pari di fuochi di artificio. Ma tant'è, nel 1962 tutto era possibile, almeno su grande schermo. - SPOILER: Fa un certo effetto anche lo scontro finale tra Bond ed il Dr. No, davvero semplice e minimale; qualche cazzotto, il Dr. No che per colpa delle mani metalliche non riesce ad aggrapparsi ad una impalcatura e muore inghiottito dai ribollenti liquami radioattivi. Bond con una corsetta si porta al di fuori della base sommersa mila metri sotto il mare, esplode tutto e bon, abbiamo finito.
Il Dr. No è il canadese Joseph Wiseman (sarebbe dovuto essere Christopher Lee), occidentalissimo nei tratti, ma orientalizzato con un filo di trucco (ma proprio un filo) ed una giacca alla coreana, come usava spesso nella Hollywood degli anni d'oro. Nonostante sia appena il primo film, Licenza Di Uccidere contiene già praticamente tutti i trademark distintivi della serie Bond, oltre a James ed al suo personalissimo stile, c'è la Spectre col suo bel villain, la Bond Girl (quella ufficiale, più tutto il corredo di donnine che comunque James catechizza), c'è M a capo del Servizio Segreto di Sua Maestà, Q con le sue chincaglierie tecnologiche, c'è Moneypenny, ci sono le belle macchine, i Martini vodka agitati non mescolati, le acrobazie, le sparatorie, l'umorismo un po' arrogante e misogino, il finale immancabilmente premiante per James (con relativa donna al fianco). Ci sono già pure gli elaborati ed iconici titoli di testa, preceduti dalla cosiddetta sequenza "gunbarrel" (quella della canna della pistola, con lo sparo e lo schermo che si tinge di rosso). Il commento musicale ad opera di Monty Norman è quello che si ripeterà poi per tutti i film della serie con infinite variazioni sul tema. Insomma, James Bond è già tutto qui, in questi 109 minuti.
Il film è girato in Giamaica, terra amatissima da Fleming, dove viveva alcuni mesi all'anno (nella sua tenuta chiamata Goldeneye) proprio per scrivere i romandi di Bond. Il successo di pubblico fu immediato ed esplosivo ma l'idea che si sarebbe trattato di una serie di film tratti dai vari romanzi dell'autore si era consolidata già prima. Gli incassi furono solo la conferma della buona strada intrapresa. La critica fu mista, in parte anche poco tenera, venne criticata l'eccessiva tracotanza di Bond (il dialogo a tavola tra Bond e Mr. No in effetti è un capolavoro di arroganza e strafottenza guascona) e in Italia perlopiù passò inosservato come l'ennesimo filmetto spionistico poliziesco di basso rango. Solo successivamente, col senno di poi, venne recuperato e rivalutato. Menzione d'onore per Ursula Andress, madre di tutte le Bond Girl. Anzi tecnicamente la prima è Eunice Gayson, effettiva prima donna che James si porta a letto (sotto i nostri occhi almeno), tuttavia la sua compagna d'avventura in Licenza Di Uccidere è la Andress, il cui costumino sfoggiato nel film verrà venduto all'asta per 60.000 dollari (se lo era disegnato da sola). Ci fu chi scrisse che non era sufficientemente bella, soliti problemi di diottrie che di tanto in tanto affliggono alcuni critici cinematografici. molto bella anche Zena Marshall, la Miss taro che cerca di sedurre Bond per farlo uccidere. Nel 1999 il British Film Institute lo ha inserito al 41º posto della lista dei migliori cento film britannici del XX secolo.