Domino è Brigitte Nielsen, con tutto il marmo di Carrara che si ritrova tra lo sterno e l'ombelico. Praticamente la storia di un donnone che ad ogni scena cambia parrucca e vestito, si trascina svogliatamente da un ambiente (molto fashion) all'altro, illuminato con colori sparati e arredato come un museo d'arte contemporanea. Un lungo estenuante videoclip dei Duran Duran, completamente privo di significato e, quel che è peggio, senza la musica dei Duran Duran, ma martoriato da noiosissimi dialoghi assurdi. Un mattone erotico-sentimentale, che non è né erotico né sentimentale, ma solo velleitariamente verboso, autoreferenziale, pretenzioso, completamente ripiegato su se stesso. Ogni scena ha al centro la Nielsen, statuariua ma anche altrettanto fine a se stessa, poiché non le viene chiesto altro se non apparire, nelle sue forme gargantuesche ed iperboliche. Talvolta il presunto "erotico" diventa involontariamente ridicolo, perché pare che un campione olimpico di nuoto abbia deciso di agghindarsi come una vamp e tenti improbabili gesti sensuali (si salva magari la scena di autoerotismo col catsuit bianco...). Quei seni colossali, così come quelle spalle da Classius Clay, la circonferenza bufalina di quel collo o le dimensioni epiche di quel fondoschiena, potrebbero anche uccidere qualcuno se lo avessero sotto tiro per una notte al calor bianco.
Secondo Ivana Massetti, che ha girato questo capolavoro, l'idea sarebbe di narrare la storia di una regista di videoclip (la Nielsen) che non prova il sentimento amoroso, ma attraverso una sua scoperta professionale di Billie Holiday (della quale sta girando un video) disvela il grande gioco dell'amore e ne afferra il segreto. Questo è quello che riporta il retro del dvd, perché se vedete il film assistete unicamente alla Nielsen vestita col domopack, che prima ha i capelli platinati corti, poi a caschetto neri, poi castani con acconciatura retrò, e parla parla parla, poi cammina, poi osserva, poi pensa, poi sta due ore con un manichino, poi va da un cieco dicendogli che si sente spiata alla finestra da uno sconosciuto e che la cosa è piuttosto "fastidiosa", ma quando il cieco un nanosecondo dopo la palpa e le scandaglia ogni orifizio con i suoi tentacoli il concetto di "seccatura" si fa più elastico; poi c'è un'amica prostituta di colore che però è atipica perché lei "gode" con i clienti, poi c'è uno che telefona ma non si sa chi sia e quando parla, nonostante sia al telefono, pare in mondovisione con la voce effettata tipo concerto al Madison Square Garden; poi c'è uno con il quale la Nielsen si trastulla ma poi tutto finisce, però c'è anche il fidanzato ufficiale che però non c'è mai....non ci state capendo nullauna mazza vero? Perfetto, ecco il film, preciso. Presuntuoso, affettato, pacchiano, estetizzante, tronfio. Domino (che sarebbe il nome della Nielsen) voleva essere una roba sofisticata nelle pompose intenzioni di Ivana Massetti, ma è solo un accrocchio insostenibile, segnato dallo sfibrante, logorante, sfiancante desiderio di trattare argomenti fumosi, illogici, demenziali, per il puro piacere di farlo, guardandosi allo specchio ed ascoltandosi per ore, per giorni, senza mai un brandello di concretezza e realtà. La cosa più bella del film? Il manifesto.