Primo film su suolo americano del regista australiano Peter Weir, all'indomani del bellissimo Un Anno Vissuto Pericolosamente. Il suo taccuino di lavoro in realtà aveva in programma Mosquito Coast, ma la realizzazione si stava rivelando molto complicata, così passò a dirigere questo Witness e Mosquito Coast arrivò nelle sale l'anno successivo, nel 1986. Entrambi i titoli condividono l'attore principale, Harrison Ford, il quale a sua volta aveva già alle spalle due Indiana Jones, Blade Runner e il secondo Star Wars, ma fu con questo film che venne candidato per la prima volta all'Oscar come miglior attore protagonista; la statuetta se la portò poi a casa William Hart, per Il Bacio Della Donna Ragno.
La sceneggiatura peregrinò di studio in studio, fino a che solo la Paramount si rivelò interessata a realizzarlo (la Fox ad declinò dicendo che non avrebbe prodotto film "rurali"). Per altro c'era l'esigenza di girare in fretta perché andava profilandosi uno sciopero generale delle maestranze che avrebbe potuto inficiare riprese e post produzione, creando problemi di budget alla pellicola (per inciso, il film fu girato e montato per tempo, e lo scioperò poi non ci fu). Ford fu fin dall'inizio la prima scelta, mentre per il ruolo di Kelly McGillis Weir travagliò alquanto. Non trovava una bellezza adeguatamente "femminile" e che al contempo fosse credibile come donna amish. La McGillis fu una insperata ancora di salvezza, Weir se ne innamorò subito e credo anche tutto il pubblico pagante al cinema. Le interpretazioni dei due protagonisti sono davvero intense, al punto tale che più che definire Witness un thriller o un "film di poliziotti" (come beffardamente lo etichettò John Badham, al quale fu proposta la sceneggiatura) lo si potrebbe leggere come una romantica storia d'amore. Primariamente Witness mette in scena la chimica tra Ford e la McGillis, e le reciproche difficoltà di comunicazione, a causa dei diversi contesti di estrazione sociale, culturale e religiosa. Il fascino del film è largamente questo, come tra due esseri umani l'amore possa abbattere qualsiasi steccato, nonostante tutto.
Poi certo c'è anche l'affare poliziesco, altrettanto coinvolgente, anche e soprattutto perché non è incorniciato nella solita caotica e cinica città americana, ma dentro le fattorie di una comunità amish da qualche parte in Pennsylvania. Il film fu veramente girato tra gli amish, che dopo si scagliarono contro il ritratto che ne veniva fatto, principalmente per paura che masse di turisti potessero riversarsi nelle loro campagne a studiarli come scimmiette dello zoo. Questa stessa paura viene espressa proprio dal personaggio della McGillis in un dialogo (e Harrison Ford la risolve a modo suo....). Tuttavia Weir ha molto tatto nel tracciare la fisionomia della comunità amish, non la deride, non la ridicolizza, non la mortifica; anzi, Witness sembra metterne in risalto più gli aspetti positivi che quelli (eventualmente) negativi. Naturalmente l'ortodossia morale di quella gente è sotto gli occhi dello spettatore, ma mai per essere derisa o confutata. Tant'è che se Ford alla fine la spunta è anche grazie ai suoi amici e tutori amish.
Bellissima la fotografia, modellata da Weir sui quadri di Vermeer. Due appunti di contenuto più che di forma al film si possono muovere però; il primo, il bimbo Lukas Haas (dallo sguardo indimenticabile e magnetico) sparisce per buona parte del film, viene usato all'inizio come motore scatenante della trama, e poi riacciuffato nel finale sempre per lo stesso motivo, ma per 2/3 di film è assente ingiustificato. Troppo scoperta la sua (in)consistenza unicamente ai fini di sceneggiatura. Due, la sottotrama riguardante Alexander Godunov (ballerino prima che attore), presunto avversario amoroso di Ford all'interno della comunità amish. Pare doversi spartire con lui il cuore della bella McGillis, pare avere un qualche ruolo nella comunità, pare essere una sorta di ambiguo cattivo sotto mentite spoglie... pare tantissime cose che poi non si realizzano, compresa la scena finale in cui saluta Ford mentre passeggia beatamente per i campi. Si poteva fare di più, è un personaggio "vorrei ma non posso" che rimane abbozzato e del quale non si capisce la necessità così com'è.
Ho molto apprezzato i tempi non frenetici del racconto, coerenti con la vita agreste che viene rappresentata. Magnifiche tutte le scene che vedono coinvolti Ford e la McGillis insieme, compreso il finale che Weir volle appositamente solo fatto di sguardi tra i due, mentre la Paramount insisteva per dialoghi e spiegoni. Potente la resa dei conti finale, realizzata tra semplici mucche e silos di frumento anziché in mezzo a inseguimenti ed esplosioni fragorose. Notevoli anche le musiche di Maurice Jarre (non lontanissime da Vangelis). Da segnalare due piccoli ruoli per Danny Glover e Viggo Mortensen, quest'ultimo al suo primo vero film e senza battute.