Voglia Di Guardare rientra nel cosiddetto periodo softcore anni '30 di Joe D'Amato, che nel suo caso sono gli anni '80, esattamente la metà di quella decade per l'esattezza, 1985 - 1986. Il filotto L'Alcova, Il Piacere, Voglia Di Guardare e Lussuria ha una scaturigine brassiana derivante dall'operazione fatta con La Chiave, alla quale si aggiungono un po' di suggestioni dannunziane. Pare che la stessa Jenny Tamburi, scelta come protagonista di Voglia Di Guardare, fosse ingrassata appositamente per assomigliare quanto possibile alla Sandrelli vista appena pochi anni prima sugli schermi delle sale italiane. E allora girocollo di perle, vestitini da signora, capello sempre in ordine e acconciato, trucco visibile ma elegante e sguardi languidi. Questa sarà l'ultima pellicola della Tamburi prima di lasciare il cinema. La affiancano Lilli Carati e Laura Gemser; la prima, ad un passo dallo sprofondare nel mondo del porno, la seconda, attrice feticcio di D'Amato, presenza fedele che lo accompagna anche qui, sebbene in un ruolo minore (e saffico). I protagonisti maschili sono due mascelle note e squadrate del cinema di genere (erotico) italiano del periodo, Marino Masé e Sebastiano Somma.
I due sono rispettivamente il marito chirurgo di Jenny Tamburi e l'amante. Agiscono in combutta, Somma infatti è incaricato di adescare l'irreprensibile consorte del medico, farla innamorare e poi instradarla alla perversione, ovvero farla prostituire in una casa di appuntamenti (pomposamente ribattezzata l'atelier) gestita dalla fidanzata di Somma, Lilli Carati. Quello che la Tamburi non sa è che quando giace con uomini - ma anche con donne - all'atelier, il marito la spia da dietro un finto specchio eccitandosi nelle sue visioni voyeuristiche. Il bordello guadagna dalle richieste prestazioni della borghese disinibita, la donna prova piacere nel concedersi ad estranei e nell'accontentare i desideri del suo amante, ed allo stesso tempo il marito tradito è ben felice di poter guardare la moglie all'opera. Ma le gelosie incrociate rovineranno il meccanismo perfetto, poiché la Carati soffre la relazione tra Somma e la Tamburi, così come Somma alla fine finisce per innamorarsi per davvero della Tamburi e vorrebbe fuggire con lei lontano da tutto. Ma la donna è stata informata dalla Carati che la sua permanenza all'atelier è stata orchestrata addirittura dal marito, in combutta con l'amante. Il risultato di queste rivelazioni sarà che Somma scapperà via, la Tamburi si legherà ancora di più al marito, piacevolmente sorpresa dal suo voyeurismo, e la tresca riprenderà con un nuovo candidato, un aitante marinaio con il quale la coppia di facoltosi borghesi partirà per una lunga vacanza in barca.
La Tamburi è un po' fuori parte, forzatamente erotica ma troppo moglie per bene. La Carati rimane una bella donna da ammirare (come del resto la Tamburi) ma sta scivolando altrove, anche se forse il suo è il nudo più bello del film nella scena di amoreggiamento con Somma. La Gemser fa da contorno. Le rapide occhiate nel boudoir del casino ci mostrano incontri ad alto tasso di lussuria e più in generale la tensione erotica è data dal desiderio della Tamburi di assecondare il proprio amante, senza per questo nascondere di provare piacere nell'esercitare l'antico mestiere a pagamento, sebbene mascherato da una ritrosia di circostanza. Ambienti e fotografia molto curati da D'Amato, anche se il tutto risulta alquanto pretestuoso perché sceneggiatura, dialoghi e situazioni del film non ci mettono molto ad annoiare per via di una certa ripetitività e prevedibilità. Il cast pare svogliato e, al netto dell'eleganza formale, il film non lascia un segno particolarmente incisivo.



