Parecchi dei film di Ninì Grassia hanno Saverio Vallone tra i protagonisti, Una Tenera Follia è il secondo in ordine di tempo che vede la collaborazione tra il fustacchione capitolino ed il regista autarchico. Come al solito Grassia firma regia, soggetto, sceneggiatura e co-produce la pellicola. Nel '94 girerà Una Grande Voglia D'Amore, vero e proprio remake di Una Tenera Follia, ampliandone l'aspetto pruriginoso ed erotico. La storia però ruota attorno allo stesso argomento chiave, un playboy è sentimentalmente legato ad una donna facoltosa, dalla quale trae vantaggi economici con opportunismo e cinismo; nonostante ciò non si sottrae a flirt adulterini, rimanendone però poi scottato. Qui Vallone è figlio di un imprenditore edile assediato dagli strozzini, e ricorre agli assegni di Sonia Viviani (ricca ereditiera) per mantenere viva l'azienda di famiglia. Siamo ad Ischia e sull'isola approda una bionda piuttosto formosa (Margie Newton) la quale attrrae immediatamente l'attenzione di Vallone. Il latin lover si industrierà per sedurla, compito che non richiederà una gran fatica. Diviso tra le due donne porterà avanti la tresca finché gli sarà possibile, ma poi ad una festa la verità verrà a galla e la Viviani lo umilierà davanti a tutti. A latere, scopriamo pure che la mandante degli strozzini era proprio la Viviani, tormentata però dalle pene d'amore, la quale anche avendo colto in flagrante il fidanzato, deciderà incomprensibilmente di graziarlo, stracciando i debiti del padre e credendo per l'ennesima volta al ravvedimento di Vallone, il quale si giustificherà attribuendo i propri colpi di testa ad un momento di follia, di "tenera follia".
Grassia gira una commedia sentimentale a tutti gli effetti; nonostante il tono delle immagini da erotico soft, qui l'erotismo è del tutto frustrato, praticamente assente, fatta eccezione per due scene con la Newton (che poi sono la stessa frazionata e montata in due momenti diversi del film) durante le quali Vallone e la procace attrice bolzanina tubano sugli scogli, con il titanico seno della Newton in grande evidenza. Abbiamo occasione di ammirarla in vari momenti del film, sempre con abiti che ne rimarcano le doti fisiche, micro short o costumi con stacco di coscia extra long incorporato. All'epoca 24enne, la Newton era letteralmente una bomba sexy con un corpo mozzafiato. Molto bella e sensuale anche la Viviani, che qui interpreta un personaggio dall'allure più elegante e signorile rispetto alla carnalità della Newton. I personaggi di contorno stanno tra l'anonimo e il macchiettismo; Vallone ha un amico cantante, Alex Damiani, playboy come lui. Lo vediamo esibirsi addirittura come attrazione di punta della discoteca di proprietà della Viviani, per ben tre volte; intere canzoni (decisamente nazional-popolari) spalmate dall'inizio alla fine sulla pellicola (una gioia per lo spettatore...). La sua fidanzata è l'amica della Viviani, dice poco, fa poco e viene cornificata. Infine c'è una specie di giullare, il maggiordomo personale della Viviani, un omino occhialuto e dinoccolato (nonché probabilmente gay) che inscena continui e ingiustificati siparietti teatrali, verbosi e logorroici, che dovrebbero far ridere e fungere da parentesi apertamente comiche e disimpegnate, e che invece destano un certo imbarazzo nello spettatore per la velleità e la stupidità che mettono in mostra.
Grassia gira e monta particolarmente male stavolta. Oltre al cattivo gusto di alcune scelte stilistiche, ci sono veri e propri errori di sintassi cinematografica. Ad esempio è pessima la gestione dei campi e controcampi nel primo dialogo tra la Newton ed il suo spasimante, non appena sbarcata dal traghetto. Grassia riprende la scena da posizioni opposte e contrarie - come non si dovrebbe fare - ingenerando confusione nello spettatore che non riesce ad orientarsi. Lo stesso accade più in là durante una scena a quattro attorno ad un tavolo. Sebbene la pellicola sia particolarmente cheap e approssimativa (il che non sarebbe una novità per Grassia), la Viviani recita con professionalità e convinzione, Vallone è il solito gigione, alla Newton basta far esplodere il suo corpo maestoso per catturare lo spettatore. Il resto è una commediola un po' così, dalla trama stupidina ed esile, dialoghi sciocchini e inconcludenti, ed una musichetta anni '80 di derivazione pop vanziniana. Manca l'aspetto erotico (il carico da 90 di Grassia) e quella ruspante irriverenza che ha reso altri suoi film più divertenti, anche se sempre e comunque ricompresi nella categoria del trash, dello stracult e dell'artigianato cinematografaro.