Il Triangolo Delle Bermude (El Triángulo Diabólico De Las Bermudas, 1978) è un film di René Cardona Jr., attore e regista messicano, padre e figlio d'arte (praticamente una dynasty in 35mm: il papà era René Cardona originale, lui era junior, suo figlio, con molta fantasia, porta il nome di René Cardona III, tutti cinematografari incalliti). Negli anni '70 Junior riuscì ad assicurarsi l'attenzione dell'Europa, firmando qualche coproduzione con Italia e Spagna, riuscendo così ad esportare il suo cinema oltreoceano, nonostante sempre di exploitation si trattasse (soprattutto considerando i bassi budget). Junior era furbo, ingaggiava vecchie glorie hollywoodiane bacucche sul viale del tramonto (Joseph Cotten, Lionel Stander, Gene Barry, Stuart Whitman, etc.) che partecipavano ben volentieri, e portavano lustro alla locandina del film. Inoltre sceglieva soggetti sempre abbastanza roboanti, giusto per non passare inosservato.
Il Triangolo Delle Bermude risponde a tutti i cliché finora elencati, è una coproduzione italo-messicana, piuttosto cheap a livello di capitali impiegati, c'è John Houston settantaduenne. Lo spunto per il film fu il libro di Charles Berlitz (1974) sull'amena località nota come il Triangolo del Diavolo (pubblicazione che, molto modestamente, mi onoro di aver letto nei primi anni '90...esticazzi, direte voi), classico shock book di quelli sensazionalistici, che oggi Giacobbo ci costruirebbe sopra 8 stagioni di Voyager. Berlitz scrisse praticamente su ogni baracconata parascientifica esistente all'epoca (Atlantide, Roswell, Bermude, l'arca di Noè, navi spaziali della preistoria, eccetera). I vari X-Files, Dylan Dog, Martin Mystère, etc., dovrebbero dare agli eredi un vitalizio di royalties. Qualsiasi ipotesi è stata formulata sul Triangolo (pure da Renato Zero, mi pare), alieni, campi magnetici, torsioni dello spazio-tempo, antiche civiltà atlantidee, tette della Cipriani che, scoppiando a Milano Marittima, provocano alterazioni delle correnti marine che mi vanno a sconvolgere le leggi della fisica nel triangolo compreso tra Porto Rico, Florida e arcipelago delle Bermude. Cardona ha però il merito di non aver mirato a realizzare un film che solletica la faciloneria, raccattando col carrello del supermercato chissà quali teorie strampalate e improbabili; adotta invece un'ottica di fino, sottile, inquietante, che dice e non dice. Faccio mia una citazione di Alfredo Castelli (il creatore di Martin Mystère), una cui intervista è presente tra gli extra del dvd Cinekult, il quale paragona le atmosfere di Cardona a quelle di Picnic Ad Hanging Rock. Ed è molto vero, proprio perché Cardona non mostra praticamente niente, non spiega, non chiarisce, non si affida ad alcuna interpretazione esplicita, si limita ad illustrare il mistero, dall'alto, e lo spettatore si trova costretto ad accettarlo così com'è, senza libretto delle istruzioni, ne è testimone ma non esegeta. Aleggia un senso di minaccia, di "forze superiori" contro le quali nulla è possibile poiché si stenta anche solo a comprenderle. Il Triangolo delle Bermude è un luogo dove le normali leggi così come noi le conosciamo vengono alterate; perché, come, da chi, da quando e fino a quando, rimangono punti interrogativi irrisolti, che Cardona non ha alcuna intenzione di sciogliere o trasformare in punti esclamativi.
In questo senso, la trama nel film diventa quasi superflua; si ok, abbiamo un battello che scorta un archeologo marino su un sito di immersione, per alcune ricerche su di una presunta antica civiltà perduta, ma è giusto un pretesto; quel che importa è che, non appena l'imbarcazione raggiunge il punto X, strani fatti iniziano a verificarsi disfacendo qualsiasi logica e nullificando ogni ragionevole aspettativa. Accadimenti inspiegabili e morti si susseguono in poche ore fino all'affascinante finale ideato da Cardona. Non c'è dunque un vero e proprio sviluppo narrativo ma una catena di eventi la cui scaturigine è data da quel luogo misterioso e maledetto. L'assenza di perché è forse l'aspetto più angosciante di tutti - "shit happens", verrebbe da dire all'anglosassone.
Il cast è piuttosto folcloristico, certe facce che sembrano prese dal mercato di frutta e verdura, alla Pasolini. Il cuoco della nave è rigorosamente negro, parla e si atteggia come Mamy in Via Col Vento, giusto per non andar troppo di stereotipo; il nostromo è l'uomo d'azione della situèscion, muscolo massiccio, non un adone magari, ma "di sostanza"; il capitano è quanto di più ridicolo si sia mai visto in un film sulla marineria, conciato da manuale, cappellino con l'ancora, barba lunga e pipa in bocca, praticamente come lo immagina mio figlio a 4 anni, mancavano i bastonicini Findus e il tonno Nostromo; il macchinista della nave - il ruolo più proletario dell'equipaggio, quello che anche fisicamente sta più in basso di tutti - è un sudamericano mascellatissimo, pura manovalanza operaia. Cardona poi piazza lì una Gloria Guida che non ti aspetti (chissà se per obblighi contrattuali di coproduzione o per reale scelta artistica), in un ruolo assolutamente periferico, anche se la super bionda nostrale si fa notare in costumini rosso fuoco piuttosto importanti. Si candida a faccia più brutta del cinema il ragazzo che nel film interpreta il figlio di Houston (che parrebbe il nonno anziché il padre), veramente inguardabile, inespressivo e sopraccigliato più di Frida Kahlo. In generale comunque, tutte le comparse sono decisamente "non cinematografiche", con volti da uomini della strada dai lineamenti marcati e stoccafissi (i tizi della torre di controllo aerea con gli occhiali da sole cobresque sono impagabili...).
A dispetto di una manifesta economia di produzione, Cardona gira delle bellissime scene subacquee (in un mare incredibilmente azzurro), mentre gli arredi della nave (la Black Whale III) sono piuttosto plateali (vedi le stampe dei mostri marini). I personaggi sono tagliati con l'accetta, prevedibili e poco sfaccettati, e lo stesso Houston recita maldestramente. Ci sono cadute di stile vistose (la bambola con la bocca lorda di sangue per aver staccato "a morsi" il collo ai pappagalli...mejcojoni) che fanno però il pari con momenti di contro molto ispirati e tesi. Complessivamente un'opera da vedere, tenendo duro per i primi 20 minuti, che sembrano invece preannunciare un disastro di proporzioni titanic(he). Il film termina con una voce fuori campo che getta benzina sul fuoco, millantando sparizioni, inabissamenti e tragedie da addossare al Triangolo (altra pessima idea pseudoscientifica che un po' depotenzia il finale). La lista delle navi e degli aerei fagocitati dalle Bermude è infinita, poi però vai a vedere banalmente su Wikipedia e scopri che ne sono elencate con certezza appena 10, più o meno come sulla Salerno-Reggio Calabria in un normale weekend da bollino nero di rientro dalle ferie.