Non appena The Stud (1978) si concretizza come un successo, a dispetto del fastidio della critica che lo relega a filmetto softcore, si pensa immediatamente a dargli un seguito. Viene commissionato a Jackie Collins un nuovo capitolo (aveva già scritto il primo, dal quale era stato tratto il film, anche se a parecchi anni di distanza). Viene chiesto alla coppia di protagonisti di firmare un nuovo contratto ma, mentre Joan Collins accetta, Oliver Tobias rifiuta, adducendo la volontà di non rimanere inchiodato a quel tipo di personaggio. Bello, spigliato, bravo come attore - "potresti diventare il nuovo Warren Beatty..." - gli viene detto, ma Tobias non si fa abbindolare ed allora al suo posto viene arruolato il crotonese Antonio Cantafora, sosia di Terence Hill (che gira i film in coppia con Paul L. Smith, a sua volta sosia di Bud Spencer). L'anno dopo sarà con Lattuada e Virna Lisi sul set de La Cicala, per dire. Cantafora recita praticamente se stesso, si chiama Nino Cantafora e fa il mafiosetto italiano (gli stereotipi abbondano nelle due storie della Collins). Sbarca il lunario frodando ed imbrogliando il prossimo ma è indebitato a sua volta con la Mafia, quella grossa. Per salvare la pelle deve truccare una corsa di cavalli. Sullo stesso treno sale pure Fontaine Khaled (Joan Collins), fresca di divorzio ed in cattive acque finanziarie. Unendo l'utile al dilettevole, come sempre, Fontaine si spupazza volentieri il maschio latino e, al dunque, lo raggira in combutta con il boss criminale, intascandosi i soldi delle scommesse. Rispetto al libro di Jackie, sorella di Joan, il film ha un finale più cinico (perché in realtà nell'ultima scena vediamo che anche a Fontaine non andrà esattamente tutto per il verso giusto....), tuttavia le atmosfere sono largamente assimilabili a quelle de The Stud - Lo Stallone.
Stessa effimera sete di denaro e lussuria, stessi giochi di potere dell'alta borghesia, stavolta costretta a contaminarsi pure con il Malaffare (evidentemente un segno dei tempi). La Collins è la campionessa di quel "tipo" (dis)umano, tutto votato all'edonismo, all'autocompiacimento ed al disinvolto sfruttamento usa e getta del prossimo, sempre finalizzato al proprio tornaconto senza alcun rimorso. Anche qui c'è una grande scena erotica in acqua, esattamente come nel primo film, anche se in questo caso i partecipanti sono molti di più, trattandosi di una festa con evidenti risvolti orgiastici. Nel complesso il livello rispetto a The Stud cala sensibilmente, dove non ci si limita alla riproposizione tale e quale di quanto già visto nel '78 (la disco music, il sesso, il denaro, l'amoralità), il film paga dazio e si affloscia un po'. L'unica vera novità starebbe nell'introduzione della torbida liaison con la Malavita ma, a conti fatti, è tutto piuttosto edulcorato e romantico, il fuoco deve pur sempre rimanere sul corpo di Fontaine Khaled. E tuttavia la Collins si concede meno. La scena di sesso più intrigante non ha neppure lei come protagonista bensì Pamela Salem, una prostituta al soldo della Mafia che adesca Nico su commissione e lo segue ovunque. Gran sfoggio di abiti per la Collins, dama di prim'ordine, con la battuta tagliente e salace sempre sulle labbra. Anche questo secondo capitolo fu un discreto successo commerciale ed un totale insuccesso di critica. Jackie Collins avrebbe dovuto scrivere un terzo tempo, ancora più addentro alla Mafia, con la Khaled intenta a districarsi tra le pericolose maglie dei boss ma, anziché farlo, spostò direttamente la sua attenzione su una nuova serie di romanzi a tema (Santangelo, dal nome della famiglia di gangster, naturalmente italo-americani). Ne ha prodotti ben 10 tra il 1981 ed il 2015. Alla sorella Joan tutto sommato le cose andarono bene comunque, visto che fu proprio il personaggio della ricca stronza ("bitch") ad ispirare quello di Alexis Carrington in Dynasty.