Star Crash – Scontri Stellari Oltre La Terza Dimensione

Star Crash – Scontri Stellari Oltre La Terza Dimensione
Star Crash – Scontri Stellari Oltre La Terza Dimensione

Luigi Cozzi va giustamente orgogliosissimo di questo film del 1977 da lui scritto e diretto, e nato come una mezza scommessa, dimostrare che anche in Italia si potevano fare film con effetti speciali, cosa nella quale i produttori non credevano ed infatti Cozzi non trovava finanziamenti. Ci volle un americano (belga di nascita), Nat Wachsberger, a sostenere Cozzi, anche se la preproduzione del film si limitò a 40 risicatissimi giorni, onde per cui Cozzi dovette fare le nozze con i fichi secchi, nonostante il denaro (circa un miliardo e mezzo anziché i 4 che sarebbero stati necessari). Il 1977 è l'anno di Guerre Stellari, non a caso i giorni furono solo 40, il ferro si batte caldo e tempo da perdere non ce n'era. E così, mentre Wachsberger si spellava le mani immaginando gli incassi di Star Wars, Cozzi se ne andava in giro a cercare tutt'altre influenze. Consapevole di non poter ricreare sullo schermo quanto fatto da Lucas (differenza di budget, impossibilità di usare la tecnica del "blue back" e delle cineprese computerizzate), il regista di Busto Arsizio virò maggiormente sul fantastico; certo Star Crash rimane una pellicola di impianto sci-fi ma, in modo neanche troppo nascosto, Cozzi va a pescare nel fantasy, nel fumetto e nell'avventuroso i suoi riferimenti. Aveva visto Il Viaggio Fantastico Di Sinbad e gli era piaciuto molto; da lì prende l'idea di avere Caroline Munro nel suo film (e la veste praticamente uguale, ibridandola con i costumini avantgarde-sexy di Barbarella); e aveva letto The Secret Of Sinharat, pubblicato su una rivista pulp americana nel '49 da Leigh Brackett, e edito in Italia da Urania con il titolo I Canali Di Marte, da lì prende l'intelaiatura della sua storia che diverrà poi la sceneggiatura di Star Crash.

Il film si arricchisce con una presenza di prestigio come quella di Christopher Plummer (anche se materialmente sarà sul set per una manciata di ore, il tempo necessario delle due scene che lo vedono protagonista, tra queste l'epilogo del film), con il quasi debutto cinematografico di David Hasseloff, futuro Michael Knight di Supercar e tamarrissimo bagnino di Baywatch (in realtà nel '76 aveva partecipato a Pon Pon 2 - Revenge Of The Cheerleader) e con le grazie di Nadia Cassini, impegnata nientemeno che come regina delle amazzoni (e che canta anche la canzone dei titoli di coda, omonima del film). Girato a Cinecittà per gli interni, per gli esterni si va dai 3000 metri dell'Etna (la perlustrazione del pianeta dei cavernicoli) al delta del Po (la fuga di Stella Star/Caroline Munro dopo la prigionia come schiava), dalla spiaggia di Tropea (l'incontro con le Amazzoni e tra queste, non accreditata, c'è pure Dirce Funari) alle grotte di Castellana (il mondo sotterraneo dei trogloditi). Per quanto attiene al reparto effetti speciali, Cozzi punta molto su luce e colore, cercando di bypassare la tecnologia declinata in oggetti e gadget, visto che immaginava di non poter ottenere nulla di valido e credibile col poco tempo a disposizione, anche perché andavano creati i modellini delle astronavi, i costumi e le varie creature (vedi i golem o il gigante d'acciaio), che vengono riprese a "passo uno". Chiaro che rivisto oggi Star Crash faccia una gran tenerezza, l'ingenuità e la semplicità degli effetti è quasi fanciullesca, senza contare che - come detto - lo stesso anno al cinema si vedeva quel portento di Star Wars, che avrebbe cambiato per sempre il cinema d'intrattenimento (e paradossalmente anche quello di fantascienza, persino più di Kubrick, perlomeno a livello pratico). Tuttavia il film è diventato un cult, anche e soprattutto in America, con una vera e propria fan base, siti web, fumetti dedicati al film e citazioni sparse tra registi nerd (Rodriguez in Machete, Gunn ne I Guardiani Della Galassia). Cozzi stesso racconta di come alcuni fan gli abbiano rivelato di preferire Star Crash a Star Wars poiché, al netto del gap tecnologico-realizzativo, ritengono che quello di Cozzi sia un film con l'anima e il cuore che il business creato da Lucas non possiede. Personalmente non mi spingerei così in avanti, tuttavia capisco la gratificazione di Cozzi nel riportare simili episodi di riconoscenza.

Le musiche sono di John Barry ed infatti pare di stare sul set di 007 anziché di un film di fantascienza. I dialoghi sono spesso terribili e sbrigativi ma, come detto, il modello è il fumettone alla Flash Gordon e Barbarella (ed in parte lo fu anche per Star Wars) non la fantascienza speculativa e filosofica di Kubrick o Tarkovskij, motivo per il quale anche i personaggi sono abbastanza bidimensionali (pure il nome Stella.Star sta a metà tra i comics e il western). Sicuramente tridimensionale invece il décolleté della Munro, che per metà film recita con un bikini esageratissimo (per non parlare degli stivali da cavallerizza col tacco che indossa anche mentre è ai lavori forzati o mentre esplora un pianeta di ghiaccio e neve). Si tratta della prima metà del film, poiché dopo che i finanziatori americani video il girato intimarono a Cozzi di rivestirla o il film avrebbe avuto difficoltà distributive in America (magari dei divieti); Cozzi, suo malgrado, lo fece mettendo addosso alla Munro delle tutine attillate. Fa la sua figura anche la Cassini, qui ancora bellissima e spogliata quanto consentito. Tra i cavernicoli trogloditi si riconosce bene Salvatore Baccaro, per il quale il make-up sarà stato praticamente a costo zero. Il doppiatore del robot "Elle" (interpretato da Judd Hamilton, vero marito della Munro) è Gianfranco Bellini, ovvero la voce di Hal 9000. Cozzi fu messo sotto contratto dalla Cannon per un sequel sempre con la Munro e addirittura con Klaus Kinski nel ruolo del nuovo villain. Per beghe varie il sequel non si concretizzò, Cozzi venne dirottato su altre pellicole (tra queste anche Space Vampires, poi diretto da Tobe Hooper) e finì per onorare il contratto con la Cannon girando i due Hercules con Lou Ferrigno. Star Crash è stato riedito su bluray dalla Dynit (ottima qualità video) in un lussuosissimo packaging che prevede ore di materiale extra, poster  e  cartolina del film, ed un corposissimo libretto con notizie, curiosità, aneddoti ed una intervista alla Munro.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica