Se per un verso fare un film su Stanlio & Ollio pareva vincere facile, dall'altro trovare la chiave giusta per portare sullo schermo la coppia comica probabilmente più amata e celebrata di tutti i tempi non era affatto semplice. Si rischiava di fare qualcosa di troppo agiografico o, al contrario, di troppo irrispettoso, trovarsi contro fiumane di fan inferociti poteva essere l'esito più probabile. Lo stile, la chiave, la forma avrebbero decretato la bontà dell'operazione. Sulla base della sceneggiatura di Jeff Pope, Jon S. Baird dirige questo sentito omaggio a quelli che vengono chiaramente percepiti come gli eroi della fanciullezza di ciascuno di noi, regista compreso. Il film pare un atto d'amore dell'intero cast, artistico, produttivo e tecnico, nei confronti di Stan Laurel e Oliver Hardy, due bambini nel corpo di adulti che hanno strappato il cuore a milioni e milioni di persone, con la loro comicità innocente, pura, essenziale, autentica e fanciullesca (nel vero senso della parola). Le quattro ore di trucco richieste per John C. Reilly (Ollio) potevano far pensare che l'aspetto estetico del film avrebbe potuto creare un problema, ovvero avere due attori "conciati" come i protagonisti, per assomigliar loro il più possibile, poteva restituire l'effetto opposto, quello dell'artificio posticcio e respingente, invece tutto sommato c'è grande sobrietà, la somiglianza è notevole e tuttavia non pesa affatto, anzi si rivela decisamente apprezzabile.
La scelta di inquadrare i due alla fase del crepuscolo permette saggiamente di infondere profondità e sfumature al racconto, andando a cercare maggiormente gli uomini prima che gli attori, anche se nel caso di Laurel e Hardy una scissione netta è quasi impossibile. Molto brillante infatti l'intuizione di inserire in momenti di biografia "normale", fuori dai set, piccoli aneddoti che rispecchiano fedelmente le scenette slapstick che Stanlio & Ollio inscenavano davanti alla MdP (tipo quando trascinano per diverse rampe di scale un baule che poi scivola rovinosamente via, tornando al piano terra e costringendoli a rifare tutto da capo). C'è molto garbo, molta misura e sobrietà nella recitazione e nella messa in scena, una estrema accortezza, fatta di tatto e delicatezza; non si vuole in alcun modo mancare di rispetto al duo americano. In qualche misura, questo è tanto il pregio quanto il limite del film. Si avverte che il freno a mano è un po' tirato, "meno è meglio" è la filosofia che guida l'intero progetto, il che magari toglie lampi e guizzi di personalità al film, ma allo stesso tempo lo preserva da brutte cadute di stile, mantenendolo sempre elegante e dignitoso. In tal senso ho anche assai apprezzato che non si sia scelta la strada facile della retorica enfatica intinta di patetico, la sceneggiatura si sempre mantiene asciutta e rigorosa. Non potevo fare di più, sembra dire Baird, e alla fine probabilmente ha avuto ragione lui perché al sopraggiungere dei titoli di coda si rimane con una malinconia addosso, una nostalgia per dei signori d'altri tempi (e per un cinema d'altri tempi) che oggi appartengono davvero ad una dimensione mitica, impensabile e quasi dimenticata.
C'è molta tenerezza nel ritratto di questi due uomini fragili e sognatori, mentre di contro le rispettive mogli (quelle di quegli anni, perché ne cambiarono parecchie) sono assai forti e spigolose; in effetti sono quelle che portano i pantaloni in casa e sembrano gestire ogni aspetto inerente la vita del proprio coniuge. Stan Laurel che non riesce a trovare i finanziamenti per un ulteriore film della coppia e si sofferma consolato davanti ad un gigantesco poster pubblicitario di Abbott And Costello Go To Mars - il film in cui Gianni e Pinotto vanno sul pianeta Marte, anche se nella versione italiana non si sa perché era diventato Venere - segna l'ideale passaggio di consegne ad un'altra generazione di comici e sancisce la fine di Stanlio & Ollio, sempre amatissimi ma evidentemente meno necessari alla gente a partire dagli anni '50. Tante le scene dolciastre e malinconiche (su tutte, quella dei due a letto insieme - come accadeva nei loro film - perché Laurel cerca di riscaldare Hardy già provato dalla malattia), anche se il colpo di grazia arriva quando accanto ai titoli di coda vediamo le vere scenette di Stanlio & Ollio, le stesse che almeno parzialmente erano state ricreate durante il film. Li abbiamo persi per sempre, ma almeno per 98 minuti ci sono stati restituiti con grande generosità ed affetto.