Squillo

Squillo
Squillo

A parte Tre Colonne In Cronaca ('90) e Miliardi ('91) tutto il decennio degli anni '90 viene affrontato dai Vanzina a suon di commedie più o meno "sofisticate". Squillo ('96) rappresenta un po' una mosca bianca nella produzione del periodo, trattandosi di un thriller - seppur con tutti i se ed i ma del caso - assimilabile più alle atmosfere di Sotto Il Vestito Niente. Carlo ed Enrico, con la collaborazione di Franco Ferrini alla sceneggiatura, ci credono, poiché fin dai titoli di testa e dalle prime scene è possibile intuire che i fratelli hanno intenzione di costruire un film di genere a tutti gli effetti. Le musiche di Pino Donaggio appaiono subito serie, applicabili a un qualsiasi thriller "vero" in circolazione senza sfigurare. Che Squillo però si riveli un thriller solido e ben fatto sarebbe un azzardo dirlo.

Non si parte benissimo: siamo in Polonia, il fatidico 16 novembre 1989, mentre a Berlino cade il muro. Una famiglia di contadini polacchi (madre, padre e due sventole biondissime), assiste all'evento in tv, pregustando un radioso futuro cosmpopolita. Per essere novembre, in Polonia, il meteo è un po' ballerino. Più che la campagna intorno a Varsavia, sembra la pianura padana in primavera inoltrata, gli attori sono in maniche di camicia, neve neanche a parlarne, mancano solo margherite e mimose. Scontato che abbiano una tv e che la notizia sia data in diretta manco fosse Sky News 24. Salto temporale e ci troviamo 9 anni dopo in una Milano da bere super fashion (le pubblicità "occulte" si sprecano) e manageriale, pari pari gli anni '80, solo che è il 1996. Una delle due ragazze (Eva aka Bianca Koedam) fa la escort d'altro bordo. Dalla Polonia la minore (Maria aka Jennifer Driver) finalmente la raggiunge; dapprima è estasiata dall'alto tenore di vita della sorella poi, quando questa misteriosamente scompare, comprende che il lavoro di "interprete" prevede effettivamente l'uso della lingua ma non esattamente nei termini che lei aveva ipotizzato. Si affida alla Polizia e segnatamente all'ispettore Tony Messina. E qui c'è il problema più ingombrante del film. Raz Degan non è credibile manco per un fotogramma nel ruolo del polizotto italiano. Non si può vedere, matita sotto gli occhi, orecchini da pirata, chioma leonina un po' sciolta, un po' legata col codino, lo stesso atteggiamento della pubblicità dello Jagermeister (il trampolino dal quale i Vanzina lo hanno trapiantato in questo film). Non è tanto un problema di recitazione (che certo non fa gridare al miracolo) quanto di realismo, verosimiglianza; non ci credi nemmeno un istante che quello sia un ispettore di Polizia e non Raz Degan lo sbarbagalline (contribuisce parecchio pure il doppiaggio di Luca Ward). Non aiuta nemmeno la coppia di ragazze polacche (ovviamente nessuna delle due veramente polacca), che pure a casa loro, con la terra in faccia, sembrano delle fotomodelle truccate da contadine, quando dovrebbe invece essere il contrario. Fisicamente perfette, con un make up degno del miglior truccatore hollywoodiano, capello biondo platino (che fa molto est Europa) sempre impeccabilmente coiffato, nate per sfilare sulla passerella. Oltre al fatto che soprattutto la Driver quando arriva in Italia, senza averci mai messo piede prima, parla perfettamente l'idioma.

Lo schema thrilleristico zoppica; è vero che più che un giallo il film ha il sapore del noir, ma è anche vero che la costruzione degli eventi e degli snodi narrativi è al minimo sindacale. Maria e Tony Messina devono scoprire che fine ha fatto Eva, e il piano architettato prevede che Maria prenda il posto di Eva e faccia la squillo per un po', così da incontrare i clienti della sorella e carpire informazioni utili. Ad ogni nuovo cliente i due si chiedono se il potenziale assassino possa essere quello; e per accumulo di facce si procede; finché semplicemente non si arriva a quella giusta. Non c'è alcun gioco di specchi, intrecci, inganni, geometrie articolate, si tratta solo di aspettare che, all'ennesima telefonata, corrisponda il tizio che c'entra qualcosa. Lo spettatore quindi non ha alcun gusto nell'indagare insieme alla coppia di protagonisti, perché non c'è alcun elemento da indagare, nessuna prova né indizi, è solo un fatto di tempistica. Visto l'argomento, contiguo a lingerie di pizzo e camere da letto, ci si sarebbe almeno aspettati dai Vanzina un qualche spunto non dico erotico ma ammiccante; niente, anche sotto questo punto di vista Squillo non concede nulla, ma proprio nulla. Bei vestiti, ragazze mai nude, salvo un unico timidissimo topless sul finale, ma più immaginato che concreto. E dire che la materia prima non mancava. Forse per evitare divieti troppo punitivi o non pregiudicarsi passaggi televisivi, o forse perché veramente ai Vanzina interessava confezionare un poliziesco senza altre velleità, sta di fatto che Squillo non solletica il palato di chi si aspettava anche spezie piccanti. Finale senza brividi, tutto molto lineare e prevedibile, e la sensazione di un buon impianto, buone intenzioni, ma un risultato tutto sommato deludente.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica