Oltre che drammaturgo, saggista e produttore, David Mamet è un grande sceneggiatore nonché regista, anche se le sue migliori prove sono perlopiù tra quelle che ha scritto rispetto a quelle che ha diretto. In ogni caso parliamo di un personaggio di altissima statura, dunque ogni suo film desta in me un certo interesse. All'epoca della sua uscita Spartan mi attirava non poco, per Mamet, per la storia, per la presenza di Val Kilmer, sembrava proprio di essere al cospetto di un thriller politico che avrebbe innalzato l'asticella del genere. Non è andata esattamente così. A mio gusto Spartan si è rivelato un film deludente, non perché sia scarso o mal riuscito ma perché per essere un film di Mamet si dimostra in realtà un lavoro fin troppo ordinario e convenzionale. E anche un po' confuso, poiché nei primi 30 minuti lo spettatore annaspa nel tentativo di capire quale sia il bandolo della matassa e dove si stia andando a parare. Per grosse linee ciò che accade è che una giovane adolescente bionda, figlia di un non meglio precisato influente uomo politico del Congresso (poi capiremo che è il Presidente uscente), è sparita dalla circolazione. E' stata rapita e portata in Medio Oriente dove - assieme a molte altre come lei - verrà drogata ed impiegata come prostituta. Chi si incarica di sbrogliare la matassa e salvare la bionda principessa? Un agente di "qualcosa" (marine, servizi segreti, poliziotto e vattelappesca cos'altro) da bravo spartano si infiltra, raggiunge Dubai, scova la ragazza e affronta i cattivi per riportarla a casa sana e salva nelle braccia di suo padre e dell'America.
Il riferimento a Sparta deriva dalla frase lapidaria e perentoria messa in bocca a Val Kilmer, "una rivoluzione, un ranger", riferimento a quando re Leonida, richiesto di inviare soldati spartani in aiuto, né inviò uno soltanto (non senza una certa boria). Quali sono i problemi del film di Mamet? Intanto i dialoghi, spesso banali e muscolari né più né meno come in un Rambo di Stallone. Poi la messa in scena soprattutto negli interni; non so perché, forse per l'uso un po' statico delle luci o per delle scenografie poco accattivanti, fatto sta che si ha proprio la netta sensazione di essere in un teatro di posa e questo ti catapulta continuamente fuori dall'immedesimazione, facendoti rendere conto che stai guardando un film, una rappresentazione. Di per sé la sceneggiatura è arrovellata, quello sì, ma non granché brillante o inventiva, anzi direi tutt'altro. Val Kilmer dà una buona prova ed è interessante vederlo all'opera all'inizio dei 2000, periodo nel quale la sua carriera era un po' in ribasso (non tanto quantitativamente perché di film ne girava comunque, bensì qualitativamente), tuttavia anche il suo Robert Scott non è che lasci un segno indelebile. Semmai c'è la curiosità di (ri)scoprire col senno di poi che la ragazza da salvare è una giovanissima Kristen Bell, quasi al suo esordio qui. Non c'è niente che mi sia piaciuto in questo film, non mi hanno colpito i personaggi, la storia è caotica, la fotografia e le musiche sono nella norma e nulla di più. Un'occasione persa, per Mamet e per Kilmer.