Song’e Napule

Song’e Napule
Song’e Napule

Registi innamorati del cinema di genere anni '70, produttore che da lì viene, che ha diretto, sceneggiato e prodotto una quantità infinita di pellicole "cult" del nostro cinema bis, comprese quelle del fratello Sergio Martino (e che purtroppo è scomparso prima che il film fosse terminato), per un risultato che quei paesaggi in pellicola li cita e li omaggia da vicino, pur non limitandosi al copia/incolla. Con i Manetti cosa aspettarsi è noto, e per fortuna oltre ad essere noto e anche rassicurante, poiché i Bros di colpo non ne sbagliano uno, almeno a parere di chi scrive. Quando poi anziché su lidi thriller/horror o addirittura fantascientifici, ci si muove sul doppio binario della commedia poliziesca, allora la soddisfazione dello spettatore è praticamente garantita. Stavolta l'idea è di Coliandro, o meglio, Giampaolo Morelli, che riserva per sé un ruolo divertente e folcloristico. Ci spostiamo dalle periferie romane a quelle partenopee per una storia tutta intrisa di sangue napoletano.

La Polizia è disperatamente alle calcagna di un sanguinario killer della Camorra, o' Fantasma, ne conosce le malefatte ma non le fattezze. Per una serie di circostanze, si apprende che il malavitoso presenzierà al matrimonio della figlia di un boss e questa sarà finalmente l'occasione per "conoscere" il malvivente e possibilmente arrestarlo. Paco Stillo (Alessandro Roja), un giovante agente laureato al conservatorio nonché raccomandato da un assessore, viene fatto (suo malgrado) infiltrare in una band neomelodica - il cui leader è Lollo Love (Giampaolo Morelli), microstar del circuito napoletano - che si esibirà al matrimonio in onore della sposa. Qui Stillo, in arte Pino Dinamite, dovrà finalmente individuare il killer. I Manetti dosano con dovizia la componente comica e quella d'azione, bilanciando perfettamente gli ingredienti all'interno della vicenda. Iniziamo con lo scarico del cesso del questore Vitali, con una scena madre di Carlo Buccirosso che lo interpreta da mettere negli annali della sua carriera cinematografica. Si prosegue con lo spaesamento perennemente dipinto sul volto di Roja, un magnifico Paperino, quindi abbiamo la crudezza e la strafottenza del disincantato Commissario Cammarota (Paolo Sassanelli), uno che sostanzialmente "se ne fotte". Morelli caratterizza, forse con eccessiva bontà ed ingenuità, un ragazzotto napoletano di diretta filiazione ninodangiolesca, con relativa prole ed epigoni a seguire. Spesso e volentieri si è letto sui giornali di cantanti neomelodici fin troppo contigui con la Malavita napoletana, qui invece la situazione è addirittura contraria. Infine c'è Serena Rossi, sorella di Lollo nel film, classica bellezza mediterranea sempre solare (anche qui forse si insiste un po' troppo con lo stereotipo facile).

Il cast si abbevera di attori feticcio per i Bros, non ultimo Peppe Servillo, già visto in Paura, e che, proprio per questo, toglie fiato al colpo di scena sul finale (assai poco colpo di scena, lo si capisce subito chi è). E si potrebbe anche recriminare che Song'e Napule potrebbe essere un episodio di Coliandro ambientato a Napoli. Certo, manca fisicamente Coliandro, anche perché è impegnato a fare o' cantante, ma per il resto sembra di stare in famiglia. Personalmente lo trovo un difetto per modo di dire, Coliandro come modello di paragone è un valore, il ritmo al film non manca, in certi punti si ride, i Manetti hanno mestiere, inventiva, e trasmettono simpatia. Oltre tutto ciò, il gioco di rimando con il poliziottesco anni '70 (i font dei titoli di testa, le Giulie dell'Alfa Romeo, i vicoli, i boss, le musiche funkettone) non può che scatenare l 'effetto nostalgia. Come usavano fare i registi del genere, molti attori collaterali sono stati presi per strada al momento, il che garantisce una certa verità e concretezza al film. Il boss Scornaienco nella realtà è un cantante neomelodico (sua la canzone iniziale). Come accaduto per Solfrizzi in Se Sei Così Ti Dico Sì, anche qui attorno al personaggio di Lollo Love si costruisce un vero repertorio musicale; il personaggio è tridimensionale e potrebbe tranquillamente vivere di vita propria anche oltre la pellicola. Pure questo dà profondità e credibilità all'operazione dei Manetti. Per promuovere il film venne distribuito un videoclip della canzone "Cuoricina" (il tormentone di Lollo che chiama tutte le sue fans cuoricine, come i sorcini di Renato Zero), interpretato da Lollo/Morelli. Un video esteticamente atroce e kitsch. Il film ha fatto incetta di premi (David di Donatello, Nastri d'Argento, Globi d'Oro, applausi ai Festival) e buone recensioni. Il tutto a mio parere ampiamente meritato.

Trailer ufficiale

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