Sergio Salviati, figlio d'arte (ovvero di uno dei più grandi operatori di macchina del cinema italiano, quando era il Cinema Italiano, e di una disegnatrice e ricamatrice di moda), spesso braccio armato di Lucio Fulci, ha messo in fila dal '71 al 2007 parecchie pellicola come direttore della fotografia (lavorando anche con Steno, Martino, Castellari, Oldoini, Vanzina). Nel 1980 si trova a dover portare a termine Sesso Profondo, preso inizialmente in carico da Marino Girolami ma non terminato, almeno così narrerebbero le cronache. La pellicola è di quelle urticanti, a partire dal titolo piuttosto esplicito, anche se sarebbe dovuto inizialmente essere Il Diario Di Una Hostess, poi passato a Il Diario Segreto Di Una Porno Hostess, approdando infine a Sesso Profondo, tanto per non lasciare margini di incertezza sull'argomento del contendere. Come racconta già Marco Giusti nel suo sovente citato (su Cineraglio) Dizionario Stracult, lo sceneggiatore Scandariato, mal pagato, getta sul tavolo poche idee alla rinfusa e controvoglia. C'era a disposizione un aereo sul quale si poteva girare senza ostacoli, ed ecco il nocciolo della trama, una donna che raggiunge l'orgasmo solo in volo, con relativo sottotesto psicanalitico. Ovviamente il versante scientifico-patologico è un pretesto bello e buono per ammantare di medicina e sociologia qualcosa che è meramente erotismo a buon mercato. Il progetto parte.
Jennifer (Eveline Barrett) si rivolge ad uno psicanalista per risolvere la sua frigidità. Ama il marito Roman (Al Cliver) ma non prova piacere durante i rapporti sessuali. A sua memoria, solo una volta, in quota, ha provato piacere. Lo psicanalista agguanta subito il toro per le corna, sottopone la donna ad una sorta di transfert regressivo e centra il punto. Da piccola Jennifer è stata ogetto di attenzioni particolari da parte del cuginetto, il quale la masturbò con un aereoplano giocattolo. Ecco il trauma, da allora Jennifer non ha più provato piacere se non in relazione al volo. Nel frattempo la donna raggiunge Roman a Santo Domingo, dove egli sta terminando il suo romanzo. Qui il solito problema si ripropone, e Roman cerca di tamponare come può, accoppiandosi con altre donne per mero bisogno "materiale". C'è maretta, e Jennifer decide di iscriversi ad un corso per hostess. Il posto di lavoro arriva solo dopo aver concesso le proprie grazie all'istruttore Mr. Murphy (Venantino Venantini). Intrapresa la professione, Jennifer ha orgasmi in quantità industriale con i membri di ogni equipaggio con il quale vola, finché raggiunge nuovamente il marito a Santo Domingo per rivelargli quanto accaduto. Roman è scioccato e, sebbene ob torto collo, accetta di parlare con lo psicanalista di Jennifer. Il medico dichiara la donna guarita, ma Roman ha difficoltà ad accettare i ripetuti tradimenti. La quadratura del cerchio arriverà con l'assunzione in qualità di steward di Roman.
La sceneggiatura è davvero poca cosa; al di là della idea sciocchissima della donna che prova piacere solo in volo (e perché poi....per i giochini col cugino da piccola, quelli col più volte citato aereo con le ali rosse che però sono bianche), tutto accade a macchinetta, come se fosse ovvio, persino scontato. La seduta dallo psicanalistica, con annessa individuazione del problema atavico, si risolve in due balletti, poi la Barrett che si masturba in aereo praticamente con la patonza in piazza, Al Cliver che approfitta della governante mulatta di Santo Domingo (la quale si concede chiaramente all'istante, e ci mancherebbe) sotto gli occhi della moglie remissiva, e successivamente gradisce pure la moglie del suo editore (una Adriana Giuffré in versione milf accalorata veramente notevole, credo la cosa migliore del film). Quindi Jennifer che diventa hostess in una dozzina di fotogrammi al massimo, il pedaggio obbligatorio con l'istruttore Venantini, nonché le avanches di colleghe bisex (Marcella Petrelli che ci prova con chiunque). Proseguiamo con gli amplessi a catena di montaggio in volo, poi Al Cliver che ubriaco fa da voyeur ad una seduta a tre, Jennifer dichiarata inspiegabilmente guarita dal medico, talmente guarita che infatti il marito si fa steward per poter finalmente timbrare il cartellino.
Ci si inoltra nella visione sentendosi un po' stupidi, come se fosse possibile accettare come credibile quello a cui si sta assistendo. Tuttavia porsi la domanda sul quanto sia attendibile Sesso Profondo è un punto di partenza già errato di per sé. Bisogna semplicemente mettersi nell'ordine di idee che il film altro non è che una sequenza di scene erotiche, appiccicate alla bene e meglio, con una cornicetta di sceneggiatura che sfida il ridicolo e l'imbarazzante. La versione hardizzata della pellicola monta (pure in malo modo) minuti porno all'interno delle scene soft, con stonature anche evidenti, tipo una penetrazione mentre ancora gli amanti manco si sono spogliati del tutto, e cose simili. Che dire, non che dal cinema sexy del periodo ci si dovesse aspettare storie shakespeariane, ma Sesso Profondo mi pare particolarmente avvilente, assomando insensatezze, banalità e superficialità. Si prenda a titolo di esempio il dialogo tra hostess civettuole che parlano del debito da saldare con l'istruttore per essere promosse al corso, una roba che farebbe imbufalire una femminista, anche tra le meno fanatiche. Sesso Profondo insomma non è neppure divertente, una sequenza di amplessi e nudità che non lasciano il segno.