Salomè

Salomè
Salomè

Il personaggio della principessa coinvolta nel martirio di Giuseppe Battista, così come narrato nei Vangeli di Marco e Matteo (per lei venne tagliata la testa del Battista, su ordine di Erode) è stata rappresentata al cinema un numero sterminato di volte, sin dai primissimi anni del '900. Theda Bara, Alla Nazimova, Rita Hayworth, Jo Champa, Sasha Montenegro, Jessica Chastain sono alcuni dei volti e dei corpi prestati alla nobile giudaica. Nel corso dei decenni ne sono state realizzate le versioni più disparate, orientali, indiane, horror, persino gay, serie tv, cortometraggi e spettacoli teatrali trasposti in versione filmica (come nel caso dell'opera di Carmelo Bene del '64, approdata al cinema nel '72 e pure alla radio nel '75). Tra le tante riproposizioni c'è anche quella assai bizzarra del 1945, firmata da Charles Lamont ed interpretata da Yvonne De Carlo, pellicola per altro che contribuì a dare molta notorietà all'attrice. In realtà qui di strettamente filologico inerente alla Salomè storiografica c'è assai poco, se non la De Carlo che interpreta un balletto nei panni della principessa, ma il racconto va altrove. Si tratta di una delle sceneggiature più estrose e fantasiose nelle quali vi capiterà di imbattervi, soprattutto tenendo conto dell'anno di realizzazione. Lo stesso titolo originale - Salome, Where She Danced - tradisce l'eterogeneità dell'opera, facendo riferimento ad un fatto che accade nel film e più precisamente ad un luogo, un paesello del west sperduto e impolverato. Lo script di Laurence Stallings si ispira ad un (presunto) fatto realmente accaduto in Arizona, riguardante una ballerina messicana di nome Salomè che intrattenne dei banditi con la sua arte, dando così l'opportunità al villaggio di organizzarsi nel frattempo ed attrezzarsi per fronteggiarli. Quell'episodio nel film c'è e su di esso viene poi sviluppata l'intera sceneggiatura che ingloba quella parentesi per renderla solo uno dei tanti momenti (incredibili) del film.

Partiamo dal ritorno del generale Lee oramai mestamente arresosi all'esercito degli yankee nordisti, quindi ci trasferiamo nel bel mezzo del conflitto austriaco-prussiano (1866); qui la bella Anne Marie (Yvonne De Carlo) è una giovane e promettente ballerina che dovrebbe sposare un dignitario austriaco, ma quando questi viene ucciso in battaglia si viene a scoprire che proprio Anne Marie gli aveva passato i piani di guerra dei prussiani, trafugati al Conte von Bohlen (Albert Dekker), membro dello staff di Otto von Bismarck (Kurt Katch), che Anne Marie aveva sedotto. La donna è così costretta a fuggire e si aggrega ad una compagnia teatrale americana guidata da Jim Steed (Rod Cameron), destinazione San Francisco. Giunta in America tutto viene approntato perché Anne Marie possa diventare la nuova star della città ma improvvisamente diventa invece l'oggetto del contendere di troppi uomini: Steed, da sempre innamorato di lei; von Bohlen, che le dà la caccia per ucciderla e salvare il proprio onore; Cleve Blunt (David Bruce), ex soldato di Lee, riciclatosi come bandito e innamoratosi di lei sin da quando Anne Marie si era esibita nel paesino del West di Drinkmen Wells; il Colonnello Ivan Dimitrioff (Walter Slezak), magnate russo, impresario dello spettacolo di Anne Marie nonché uomo più ricco di tutta la città. E' facile notare come all'interno della stessa vicenda (circa una novantina di minuti) a partire dal richiamo mitico del personaggio di Salomè, convivano addirittura guerra di secessione, austriaci e prussiani, Bismarck, il vecchio West, magnati russi, vecchi saggi cinesi (che nella versione americana parlano con un inspiegabile accento ungherese), banditi e pirati. Un film ai limiti del fantasy, verrebbe da dire.

Tutto questo circo ruota inevitabilmente attorno alla bellissima Yvonne De Carlo, pura emanazione di desiderio maschile, praticamente non c'è un solo uomo che alla sua vista non cerchi di assicurarsene i sentimenti. La De Carlo si esibisce più volte come ballerina, agghindata ora alla maniera arabeggiante, ora come una geisha giapponese; pur essendo stata tanto ballerina quanto cantante, le coreografie dei suoi balletti - rivisti oggi, sono più naive che sensuali, ma l'aspetto magnifico della De Carlo nonché dei suoi costumi (e nel caso dello spettacolo teatrale viennese, anche dell'allestimento scenico con la conchiglia da Venere del Botticelli), bastano ed avanzano ad empatizzare con tutti quegli uomini che provano un istintivo ed immediato senso di innamoramento per lei. Von Bohlen e Von Bismarck ciarlano di quanto una tale bellezza varrebbe financo lo scoppio di una guerra, praticamente siamo al cospetto di una novella Elena di Troia. Inizialmente il progetto sarebbe dovuto essere affidato nientemeno che a John Ford, ravvisando evidentemente un taglio più squisitamente western alla vicenda, per altro vagamente ispirata al personaggio di Lola Montès, ma il produttore Walter Wagner che lo acquisì prediligeva un taglio più da Le Mille e una Notte, una storia arabeggiante seppur trasposta nel West. Così come si narra che la De Carlo venne scelta a seguito di una prova costume che avrebbe dovuto fare Ava Gardner ma alla quale la Gardner non si presentò. La critica non fu tenerissima col film, mentre il pubblicò dimostrò invece di apprezzarlo, visto che a fronte di un costo di poco più di 1 milione di dollari (dell'epoca) ne incassò quasi 150.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica