A Qualcuno Piace Caldo

A Qualcuno Piace Caldo
A Qualcuno Piace Caldo

A Qualcuno Piace Caldo, il jazz, ma anche qualcos'altro.... e Marilyn è bravissima in entrambi i casi. Infatti la sua Zucchero "Candito" Kandinsky (in originale Sugar "Kane" Kowalczyk) è una suonatrice di ukulele, dotata anche di buona voce ed indiscutibile presenza scenica, che si esibisce in giro per gli States assieme ad un'orchestrina tutta al femminile. In questo gruppo vanno a finire Jack Lemmon (Dafne) e Tony Curtis (Josephine), rispettivamente contrabbasso e sax tenore, i quali, per sfuggire a dei gangsters, si fingono donne (scatenandosi in un'orgia di cross dressing) e si intruppano nell'orchestra. Un piano apparentemente semplice, se non fosse che convivere giorno e notte con una dozzina di belle figliole presenta molti vantaggi ma anche qualche svantaggio (legato al testosterone.....).

Questo è forse il film più celebre di Marilyn (assieme a Come Sposare Un Milionario, per via della scena della gonna sulla grata), sicuramente uno dei più divertenti, e al contempo una delle pellicole in cui la diva risulta al massimo della sensualità. Non è un controsenso, anche se il film è dichiaratamente una screwball comedy e non un drammone noir; Marilyn riesce a dispensare erotismo con una naturalezza ed una spensieratezza che conquistano. Praticamente non c'è un fotogramma di A Qualcuno Piace Caldo che non trasmetta un brivido di eccitazione quando Marilyn è in scena. Disarmante constatare come il suo semplice "esserci", presenziare davanti alla macchina da presa, potesse turbare così tanto lo spettatore. Vero è che Wilder ci mette del suo, lasciando quasi sempre la Monroe in abiti succinti, che si tratti di lingerie o di vestiti di scena durante le esibizioni dell'orchestra (con trasparenze vertiginose sui seni e sulla schiena di Marilyn, e sapienti giochi di ombre sul petto).

Parecchie le scene da cineteca classica: l'arrivo di Marilyn alla stazione, con la sua celebre camminata di "gelatina" (e proprio qui che Jack Lemmon la battezza, invidiando alla bionda fatale quell'andatura che lui stesso definisce tale); le prove sul treno, con l'esibizione di Marilyn in "Runnin' Wild"; l'incontro tra Marilyn e Jack Lemmon "Dafne" nell'angusta cuccetta del convoglio ferroviario, con quel babydoll di Marilyn che a fatica riesce a contenerle il seno, ed il povero Lemmon che continua a ripetersi disperato "sono una donna....sono una donna!"; l'esibizione a Miami, nella quale Marilyn canta la celebre "I Wanna Be Loved By You" (puppuppidu....); la seduzione di Tony Curtis travestito da "signor Shell", a bordo della yacht, un manuale di capitolazione del sesso maschile davanti alle incontenibili armi del sesso femminile (e di Marilyn in particolare....). Come si intuisce, il film è pieno di sequenze cult, di momenti di storia del cinema, e di situazioni "iconiche" dell'estica marilyniana. Tuttavia non bisogna ridurre la Monroe a mero oggetto sessuale, il suo personaggio non funziona solo per quello. Basti guardare la scena nella quale Marilyn incontra sulla spiaggia il presunto signor Shell (Tony Curtis nell'ennesimo travestimento, mentre cerca di abbordare la bella suonatrice di ukulele); poche battute nelle quali sono concentrate talmente tante espressioni e sfumature recitative della Monroe da far impazzire quasi quanto un suo decolleté ben in vista. Deliziosa, ammiccante, giocosa, solare, spontanea.

Non sono da meno le due "spalle" comiche, Curtis e Lemmon, col primo più focalizzato sui panni del seduttore, ed il secondo più divertente (vinse l'Oscar per questo ruolo), tant'è che mentre Curtis riuscirà a far innamorare di sé la Monroe, mentre Lemmon dovrà accontentarsi di un riccone (il simpaticissimo Joe E. Brown), che non si scomporrà nemmeno alla scoperta che Dafne è in realtà un uomo ("nessuno è perfetto" e celebre battuta pronunciata da Lemmon che chiama in modo strepitoso i titoli di coda). Il film è un remake di un film francese del '35, Fanfare d'Amour, tratto da una storia di Robert Thoeren e Michael Logan, già ripresa nel '51 dal tedesco Kurt Hoffman (Fanfaren Der Liebe), anche se Wilder introduce l'elemento gangsteristico nel plot. Nel suo film infatti ci sono numerosi rimandi ad altre pellicole a sfondo gangsteristico o a fatti di cronaca realmente accaduti: il soprannome "Piccolo Bonaparte" arriva da Piccolo Cesare di (M. Leroy, 1930) e altre situazioni ricordano episodi di Scarface (di H. Hawks, 1932) e Nemico Pubblico (di W. A. Wellman, 1931), e poi c'è il celebre massacro di San Valentino (14 febbraio 1929). Al posto di Lemon inizialmente era stato previsto Frank Sinatra, e al posto della Monroe Mitzi Gaynor (ballerina, cantante e attrice americana).

Nonostante i tanti meriti del film, Marilyn pare non lo amasse particolarmente, ed è nota pure la velenosa asserzione di Curtis che sosteneva che baciare Marilyn fosse come baciare Hitler (affermazione poi parzialmente smentita in un'intervista del 2001, o meglio, Curtis sostenne di aver pronunciato quella frase, ma di averla "confidata" al cast tecnico del film, per gioco). Curtis ha anche rivelato che attorno agli anni '40 lui e la Monroe, ancora sconosciuti, erano già stati amanti. Si narra di grandissime difficoltà della Monroe ad imparare per intero delle battute, cosa che più volte fece esasperare Wilder. 47 ciak per "It's me, Sugar", e 30 ciak per "Where's the bourbon?"; gli autori dovettero sistemare delle lavagnette su set in modo che risultassero fuori dalla inquadrature, per permettere a Marilyn di leggere le battute. Nonostante ciò, lei leggeva comunque la battuta sbagliata, costringendo così gli autori a posizionare le lavagnette una alla volta.

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