
"Sono passati 22 anni e Norman Bates torna a casa", così il battage promozionale annunciava l'uscita del secondo capitolo di Psycho nelle sale cinematografiche. Non c'era più Alfred Hitchcock dietro la MdP (e non c'era più nemmeno fisicamente, essendo scomparso nel 1980), né la sceneggiatura si ispirava in alcun modo al secondo capitolo letterario di Psycho pubblicato da Robert Bloch appena un anno prima dell'uscita del film. Psycho II procede in modo del tutto autonomo, relazionandosi ovviamente agli accadimenti del primo film, anzi partendo proprio da dove ci eravamo interrotti. La prima scena infatti altro non è che la riproposizione della celeberrima doccia insanguinata di Janet Leigh, come a ricordarci l'orrore che ha preceduto i fatti che stanno per essere narrati. Nel tempo reale degli spettatori gli anni trascorsi sono 23 e questo si risente anche in termini di esplicitazione dell'orrore, poiché se Hitchcock aveva terrorizzato le masse non mostrando pressoché nulla, Richard Franklin gira un thriller che vira verso l'horror e che non lesina qualche scena piuttosto cruenta (e che sarà senz'altro molto piaciuta a Dario Argento).
Norman Bates è dichiarato clinicamente guarito e, grazie all'intercessione del suo psicologo Bill Raymond (Robert Loggia), torna alla sua casa. Occupa il suo tempo lavorando presso una tavola calda, mentre il Bates Motel ha un nuovo direttore che si occupa della gestione ordinaria. Norman si sente fragile e intimidito, ciò nonostante stringe amicizia con Mary, una cameriera del ristorante (Meg Tilly). Scoperto che il motel è stato trasformato in un albergo ad ore per prostitute e drogati, licenzia il tenutario e decide di riavviare l'attività con nuova lena. Nel frattempo però un senso di inquietudine crescente lo accompagna ogni qual volta si muove nella casa che fu teatro degli orrori passati. Il telefono squilla e strani biglietti firmati da sua madre affiorano in ogni dove.... - SPOILER: appare evidente sin da subito che l'equilibrio psichico di Norman sia alquanto precario. Franklin gioca con l'ambiguità, cosa sta accadendo attorno a Norman? Coincidenze, qualcuno sta tentando di confonderlo, o è veramente la sua mente malata che ha ricominciato a fantasticare come 22 anni fa? Non è questa il vero cuore della sceneggiatura però, poiché dopo un'oretta di film la prima sorpresa è già svelata, è la apparentemente dolcissima Mary che, in combutta con sua madre, sta complottando contro Norman. Una delle sue vittime di allora fu la zia di Mary, e le due donne intendono vendicarsi facendo internare nuovamente Norman. Gli tendono mille trabocchetti che fanno vacillare la sua fiducia ed autostima, e nel frattempo avvengono pure degli omicidi. Potrebbe essere stato lo stesso Norman, oppure le due donne, oppure ancora c'è dell'altro... e infatti c'è. Il vero colpo di scena arriva sul finale, anche se è "telefonato" (nel vero senso della parola) poco prima; Norma Bates era la madre adottiva di Norman, sua sorella Emma Spool (che lavora alla tavola calda con Norman), le affidò il figlioletto di un anno a causa di gravi problemi di salute (pure lei, squilibrata, venne ricoverata per essere curata). Al ritorno in libertà di Norman, proprio Emma si è spesa per farlo assumere alla tavola calda, e da allora ha iniziato a "proteggerlo" uccidendo chiunque potesse nuocergli. A questo punto Norman, già completamente destabilizzato dagli inganni perpetrati da Mary e sua madre, ripiomba nella follia, uccide a badilate la signora Spool e la riporta nella camera della madre, al primo piano della casa, lasciando che tutto ricominci esattamente come 22 anni fa. Il Bates Motel riapre i battenti.
I puristi di Hitchcock e del "buon cinema di una volta" vi diranno che il solo proporsi di dare un seguito al capolavorissimo di Hitchcock era sacrilegio, e che ovviamente il film di Franklin è incommensurabilmente inferiore all'originale. Beh, molte volte hanno ragione, ma stavolta non gli credete. Se è vero che il film di Hitchcock resta naturalmente ad un altro livello rispetto a qualsiasi suo seguito (ben 4 in totale), è anche vero che questo secondo episodio risulta interessante, ben fatto e assolutamente gradevole. Basta smettere di fare continuamente paragoni, e godersi questi 113 minuti per quello che sono: questi 113 minuti (e non "quelli"). Anthony Perkins è uno degli squilibrati più terrorizzanti della storia del cinema; basta un sopracciglio alzato, la bocca leggermente dischiusa ed un primo piano degli occhi per gettare nell'abisso più profondo lo spettatore, davvero mostruosa la sua identificazione con Norman (che infatti in qualche misura travalicò anche fuori dalla pellicola). Ottimo tutto il cast di contorno, sceriffo, psicologo, direttore dell'albergo, e soprattutto Meg Tilly, che apre una vera e propria ferita nei cuori del pubblico, poiché per metà film siamo tutti pronti ad amarla come la fidanzatina perfetta, salvo poi scoprire che le tenebre albergano pure nel suo di cuore. Il finale è assai concitato (quelle pagine di sceneggiatura non furono distribuite agli attori fino alla fine), tutto arriva alla sua risoluzione, le morti corrono una dietro l'altra ed appare piuttosto naturale che un simile showdown segni il punto di non ritorno per il povero Norman Bates, sempre più vittima anziché carnefice.
Ci sono citazioni sparse qua e là: la camera numero 1 che Norman non vuole dare a Mary (quella della doccia), lo pseudonimo che Mary usa nel film (Samuels) è lo stesso con cui Janet Leigh si registra al motel nel primo film; nella camera della madre, quando Norman entra assieme a Mary, prima di accendere la luce, un'ombra sulla destra riproduce le fattezze di Hitchcock. Franklin inoltre ripete alcune scene ed inquadrature così come le aveva girate Hitchcock, ad esempio la soggettiva della doccia col getto d'acqua, o Norman che entra in cucina e sistema la sua giacca sulla sedia. Quando Norma adagia la signora Spool sulla poltrona che fu di sua madre (scena che noi non vediamo poiché Franklin ci lascia fuori dalla stanza), sentiamo un dialogo tra Norman e la madre (Norman stesso) che riproduce esattamente il clima del primo film: Norman non deve perdere tempo con ragazze sporcaccione, riaprire il motel e lavorare sodo, perché i due da ora in poi dovranno vivere dei proventi del motel ("Di cosa credi che vivremo? Di aria fresca?"). Il Motel venne ricostruito appositamente, mentre il set della casa era ancora in piedi. Da notare che non era in programma alcun sequel di Psycho, ma allorquando Bloch pubblicò nell'82 un seguito, la Universal corse ai ripari mettendo in cantiere una propria versione. Perkins inizialmente non si dimostrò interessato a partecipare ma, anche qui, similarmente alla Universal, quando furono contattati altri attori per sostituirlo (tra questi Christopher Walken), Perkins cambiò improvvisamente idea. In un primo tempo Jamie Lee Curtis avrebbe dovuto avere il ruolo di Meg Tilly. Franklin fu scelto come regista in quanto ex studente di Hitchcock (fu presente anche sul set di Topaz). Discrete pure le musiche firmate da Jerry Goldsmith.