
Sono un gamer degli anni '80 ed un film esplicitamente rivolto e devoto ai videogames degli anni '80 dovrebbe essere il pane mio. Pixels di Chris Columbus - regista di un paio di Harry Potter, di Mamma Ho Perso l'Aereo, ma soprattutto sceneggiatore di Gremlins, I Goonies, Piramide Di Paura, veri e propri must see, a proposito di anni '80 - è una lisciata di pelo totale e assoluta, un'espressione di amore incondizionato per il mondo degli anni '80, e non solo a quello ludico, badate bene, perché i riferimenti "culturali" di quel decennio sono sparsi per tutto il film. Abbastanza curioso anche il successo che è riuscito a riscuotere tra gli adolescenti di oggi, i quali molto probabilmente guardano all'universo dei Pac Man e dei Donkey Kong come ad una specie di età mitica, nella quale creature da peplum calpestavano la Terra e si scontravano con ippogrifi e centauri. Se non avete dai 30 anni in su questo film ve lo godete la metà; potrete ammirare la cura degli effetti speciali, il fascino di Michelle Monaghan (sostituta della prima scelta Jennifer Aniston), il nanetto di Game Of Thrones (un qualche rimando a Game Of Thrones è oramai condicio sine qua non per poter girare un blockbuster di produzione Usa), oppure magari siete fan di Adam Sandler (Dio solo sa il perché, ma può accadere....), tuttavia vi manca la ragione sociale per cui questo film è stato fatto, ovvero le ore ed ore ed ore trascorse in sala giochi a smanettare e metter monetine negli arcade dagli schemi infiniti, e dall'immancabile mostro finale da abbattere, per poi poter leggere la fatidica scritta coloratissima e in 8 bit "Congratulations - You have..... " - segue qualcosa di eroico, potente e fantastico.
Date le premesse insomma, Pixels doveva rivoltarmi come un calzino e farmi piangere lacrime di commozione e ululati di approvazione. Non è stato così. L'impressione che mi ha fatto è di un'idea maledettamente buona, anche ruffiana ma maledettamente buona, tradottasi in un risultato deludente. Qualcosa nel film non gira a dovere, fa cilecca, rimane in superfizie senza riuscire a toccare le corde giuste (perlomeno non le mie). Sembra più che altro un esercizio di stile, tutto intento a compiacere i giocatori di quei videogames. Columbus strada facendo si dimentica di avere per le mani un film da girare e ripone ogni sforzo ed attenzione nelle astronavine di Galaga, nel ranocchione di Frogger, negli invasori di Space Invaders, nei giganteschi massi da sgretolare di Asteroids, etc. Li riconoscerete uno per uno i vostri protagonisti elettronici preferiti, i compagni di tanti pomeriggi di evasione e disimpegno, e farete a gara ad individuarli fotogramma per fotogramma. E però così facendo Pixels si trasforma più in un malinconico album di fotografie che in una pellicola solida e consistente. Chiaro che il fattore nostalgia giocasse un ruolo di primo piano in un'operazione del genere, tuttavia andava riposta la massima allerta nella possiblità che esso tracimasse totalmente oltre i confini, annichilendo il film e rendendolo "molle", senza nerbo, come invece accade. Sandler - l'eterna incompiuta della commedia americana - certo non aiuta, e più in generale nessuno del cast pare brillare (pessima prova anche di Kevin James, Presidente americano francamente del tutto non credibile), ma è proprio la sceneggiatura a fare acqua, a parere mio s'intende. Il personaggio di Ludlow Lamonsoff (Josh Gad) è totalmente privo di senso, compie azioni che dovrebbero far ridere ma che non hanno alcuna logica, se non appunto quella di essere estreme, sempre e comunque, a prescindere, per strappare la risata. A tratti Pixels addirittura annoia per quanto è scemo. Finisce che i momenti che aspetti a gloria sono unicamente quelli in cui i videogiochi prendono vita e i Terrestri ingaggiano battaglia con essi, ma è davvero troppo poco. Un film non può vivere unicamente di effetti speciali, quando attori e dialoghi mancano così clamorosamente il fallimento è garantito.
Temo anche fortemente che la Sony Pictures pensi a sequel e controsequel con cui andare avanti per qualche anno, raschiando l'osso degli anni '80 per poi chissà, magari passare ai '90 e oltre (e infilandoci nel mezzo sicuramente qualche ruffianata preistorica tipo, Atari, Intellevision, il vecchio Pong, etc.). La cosa più divertente della pellicola a mio parere sono i titoli di testa e di coda, davvero carini, filologicamente corretti, un divertissement che avrebbe avuto un suo perché se il resto del film fosse stato messo al guinzaglio e condotto con maggior decisione e personalità, anziché lasciarlo libero di galoppare allo stato brado nei territori della nostalgia a 8 bit. Rimanendo in territori confinanti, molto meglio allora The Lego Movie, altrettanto rivolto ad un pubblico agée ma infinitamente più profondo e maturo, oltre che spassoso.