
Mario Landi, laureato in Giurisprudenza e diplomato all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, viene ricordato come prezioso ed elegante protagonista della tv italiana, regista Rai di varietà con Tognazzi e Vianello, Canzonissime, Festival della canzone napoletana, il celebre Il Cappello Sulle Ventitré, sceneggiati televisivi tratti da Pirandello, Simenon, Brontë, Molière, Turgenev, Miller, Deledda, De Amicis, prose radiofoniche e regie teatrali. Al cinema fino al '67 (sia come regista, che come sceneggiatore ed anche attore) è coinvolto in titoli sui quali non vi è nulla da eccepire (lavora con Gino Cervi, Tognazzi, Lucio Fulci, Elsa Martinelli, Vittorio De Sica, etc). Niente faceva presagire che nell'arco di pochissimi anni, dal 1978 al 1980, Landi si cimentasse in pellicole assai più azzardate, di "genere", dal taglio commerciale e "underground", piuttosto lontane dalla signorilità per la quale era stato noto sin lì. Arrivano così Le Impiegate Stradali (Batton Story), Supersexy Market, Giallo A Venezia, Il Viziaccio e Patrick Vive Ancora.
Nel 1978 l'australiano Richard Franklin aveva diretto Patrick, horror di stampo "bis", che tuttavia aveva raccolto menzioni d'onore, premi festivalieri (e aveva pure le musiche dei Goblin). Recentemente nel 2013 ne è stato fatto un remake, sempre australiano, diretto da Mark Hartley. Tuttavia nel 1980 in Italia, proprio Landi pensò bene di dare un seguito apocrifo a quel film, o meglio, di sfruttarne il discreto successo commerciale realizzandone una versione "spaghetti" che come primo obiettivo avesse (ovviamente) quello di spingere a manetta sul versante erotico e pecoreccio. Arrivò così Patrtick Vive Ancora, che ricalca vistosamente la trama del '78 ma la banalizza e la rende fruibile ad un pubblico meno esigente (a livello di sceneggiatura) ma assai attento a grazie e nudità femminili, ed al sangue a buon mercato. La storia è sempre quella del povero Patrick (Gianni Dei), finito in coma per un incidente poco chiaro, seguito clinicamente dal padre, il dottor Herschel (Sacha Pitoeff), nella cui clinica vengono invitati personaggi vari ed eventuali; un futuro primo ministro.(Franco Silva) con signora (Carmen Russo), il figlio di un ricchissimo assicuratore (Paolo Giusti), un faccendiere (John Benedy) con accompagnatrice (Maria Angela Giordano, qui ribattezzata Giordan). Infine arricchiscono il cast una segretaria tuttofare (Andrea Belfiore) e la servitù (tra cui la cameriera Anna Veneziano).
- SPOILER: gli invitati sono tutti esseri umani loschi con un passato (ed in qualche caso un presente) discutibile, narcotrafficanti, politici corrotti, mignotte, assassini. Secondo le indagini condotte dal dr. Herschel, tra di loro c'è il colpevole dell'incidente che ha ridotto Patrick in coma. Per questo devono pagare e la vendetta si consumerà attraverso i super poteri cinetici che Patrick ha acquisito in anni di esperimenti segretissimi condotti dal padre. Nonostante sia allettato e immobile, Patrick può piegare spazio e materia al proprio volere. Ucciderà uno dopo l'altro i piccoli indiani, risparmiando la sola Lydia Grant (Andrea Belfiore), contro il volere del padre che per questo verrà assassinato come tutti gli altri. Nel finale, ad ecatombe compiuta, Patrick sembrerà sul punto di risvegliarsi dal coma.
Patrick Vive Ancora è indubbiamente una delle somme del trash cinefilo italico. Film di rara bruttezza e rozzezza che tuttavia anche per questo ha raggiunto lo status più o meno invidiabile di (s)cult. La trama è sgangheratissima; di per sé pure quella del Patrick originale si tiene con un filo sottilissimo, ma la mano di un buon regista e di bravi interpreti può trasformare la pagina più strampalata in cinema altissimo. Non è il caso dell'apocrifo landiano, nel quale il regista vuole proprio mandare tutto in vacca, e gli attori si rincorrono senza sosta in una ideale classifica cinofila (stavolta con la "o" al posto della "e"). Carmen Russo e la Giordano si danno battaglia a colpi di nudi; anzi per la verità si danno battaglia nel senso letterale del termine, visto che ad un certo punto si accapigliano proprio in una scene di lotta all'ultima unghiata. La Russo è impressionante, ha due tipi di scene: quelle in cui è nuda e quelle in cui è (appena) vestita e si spoglia; col risultato che nel 100% delle scene in cui è presente ad un certo punto il suo seno esplode in faccia allo spettatore. La Giordano strappa qualche fotogramma in cui conserva addosso un capo d'abbigliamento, tuttavia anche in queste occasioni comunque si arrabatta per "rimediare" all'increscioso inconveniente; ed eccola ad esempio bagnarsi completamente d'acqua mentre indossa una vestaglia, in maniera che il sottile velo di seta faccia affiorare ogni trasparenza possibile. Ci sono poi Andrea Belfiore e Anna Veneziano, le quali pure loro devono obbligatoriamente pagare dazio. La prima (per altro bellissima) si produce in una scena un po' onanistica a beneficio del comatoso Patrick; la seconda, svegliata nottetempo dal latrare dei cani, attraversa discintamente le stanze della villa/clinica per poi finire sbranata proprio dai pastori tedeschi (come era largamente prevedibile). Quest'ultima scena la mandò all'ospedale, realmente morsa dai cani, almeno così racconta la Belfiore.
Per quanto riguarda il cast maschile abbiamo un'accozzaglia di facce da quinta fila, improbabili e/o avanzi di galera conclamati. Il povero Gianni Dei si accolla una parte da pezzo di arredamento, Pitoeff pare uscito dalla Fortezza delle Scienze del Grande Mazinga assieme al dottor Kenzo Kabuto, Paolo Giusti è l'eterno quarto di bue da fotoromanzo (che per altro fa una fine perfettamente coerente....). Non bastasse il cast, il film è violentato da effettacci brutali e volgarissimi, che sviluppano e danno forma a situazioni alquanto ridicole (ad esempio la morte in piscina per ebollizione dell'acqua, tipo maccherone, o la tremenda ordalia medievale della Giordano, davvero di un kitsch inarrivabile). I dialoghi che incorniciano queste situazioni sono altrettanto improbabili e non si capisce come sarebbe potuto essere altrimenti. Gli occhiacci paranormali di Patrick su sfondo verde acido sono una roba da Wile Coyote, anche se il grande utilizzo di luci violacee e verdastre dà un tocco psichedelico e visionario al tutto. Le stanze di degenza dei comatosi sono degli sgabuzzini con un armadietto sul quale sono appiccicate due manopole e una sorta di misuratore di frequenze radiofoniche; completano l'opera delle ventose messe con lo sputo sulle tempie dei malati e un groviglio di cavi. Più o meno la visione che avrebbe un bimbo di cinque anni di un laboratorio medico. Ma nessuno credo abbia guardato a questa pellicola con grandi aspettative scientifiche, il rigore è tutto per i seni nucleari della Russo, per la sensualità della Giordano e per la freschezza lolitesca della Belfiore, gli unici ingredienti che danno sapore a questa operetta sconnessa e sgraziata.