Orgasmo è parte integrante della cosiddetta trilogia del "thriller da jet set", come lo stesso Lenzi l'ha definita, e comprendente pure Così Dolce Così Perversa e Paranoia. Proprio questo film doveva intitolarsi inizialmente Paranoia ma la Produzione non approvò, avevano paura che "-noia" nel titolo non invitasse gli spettatori a pagare il biglietto, quindi si pensò a I Perversi, che a Lenzi andava anche bene, ma poi si finì su Orgasmo, titolo del tutto insensato per il film, già che c'erano potevano buttarla su Le Pornomanie Di Una Riccona Viziosa e Ninfomane, di sicuro avrebbero fatto il botto. Deliri produttivi a parte, Orgasmo si è rivelato col tempo uno dei migliori Lenzi in assoluto, un meccanismo ad orologeria perfetto capace di generare una tensione ed un angoscia disturbanti. La vicenda, per buona parte simile a quella degli altri film, come anche a Un Posto Ideale Per Uccidere (sempre di Lenzi), parte dall'eredità ricevuta da una splendida Carroll Baker a seguito della morte per incidente del marito, un anziano milionario. La donna, americana, si trasferisce a Roma, in una villa faraonica e qui, debosciata e un po' annoiata, inizia a trascorrere i suoi giorni, fino a quando decide di ospitare un perfetto sconosciuto (Lou Castel) che l'attrae molto, e successivamente anche la sorella di lui (Colette Descombres). I due saranno la rovina della donna e nel finale arriveranno parecchie sorprese.
Primo film di Lenzi con la Baker, che non doveva essere la protagonista principale (era stata designata Eleanor Powell), ma dalla quale il regista rimase folgorato dopo un incontro (...e te credo!). La scelta si rivela ottima poiché, oltre che estremamente bella e fascinosa, la Baker soprattutto nella seconda metà del film dà una marcia in più ai terribili fatti che si verificano dentro la casa. Anche la crudelissima e spietata coppia Castel/Descombres non scherza, la fissità del loro sguardo è spiazzante, sembrano due replicanti, due bambini demoniac un po' cresciuti, totalmente privi di scrupoli ed umanità. Ma il finale sarà ancora più terribile, una volta scoperto chi era il gran burattinaio che tesseva le fila di tutto il teatrino. Lenzi può dar fondo alla sua vena nera (ironicamente nera), cinica, atroce e beffarda; si prova un senso di claustrofobia ed impotenza durante la visione, mentre, passo dopo passo, la corda si stringe attorno al collo della povera Baker. Il make-up che dovrebbe ritrarre l'attrice nel progressivo declino delle sue condizioni fisiche è un po' ridicolo ma, malgrado ciò, l'interpretazione della Baker basta e avanza. Massacrante pure la canzone "Just Tell Me", cantata da Wess and The Airdales, che i fratellini usano per ossessionare la Baker, pure io al suo posto avrei preso volentieri a badilate il cantante. Toni decisamente sixties nei costumi, negli arredamenti e nella mondanità discotecara.
Per essere un film del 1968 si lascia andare anche a scene piuttosto scabrose, della Baker vediamo ripetutamente delle natiche (bianchicce ma deliziose) e in un caso anche un topless molto fugace (la copula nel parco con Castel), oltre ovviamente a docce sexy e ad espliciti riferimenti di amorazzi consumati alla volée con Castel. C'è persino la seduta di sesso a tre con la Descombres, anche se immaginata e non offerta allo spettatore. Il film uscì per il mercato americano come Paranoia (creando confusione con l'omonimo film che, per vendetta, Lenzi girò nel 1970) senza i tagli censori avuti in Italia, ovvero con le scene integrali su menzionate.