Non Commettere Atti Impuri è una proto sexy-commedia del cinema italiano, diretta da Giulio Petroni nel 1971. Il film ha diversi motivi di interesse ma, lo dico subito, è a tratti noioso, sonnolento, e le intenzioni sono decisamente più nobili della loro traduzione in forma di celluloide. Un paio d'anni prima di Malizia, ma tre anni dopo Grazie Zia, Non Commettere Atti Impuri riproduce il mondo samperiano dell'intrigo familiare morboso e di iniziazione sessuale. Qui abbiamo Dado Crostarosa, smilzo ceramista dall'acceso animo antireligioso, figlio di un parodistico Luciano Salce, papà separato, scapestrato e giovanilista, che corre dietro alla sottana della francesina Barbara Bouchet, e col pallino della rivoluzione bolscevica. Vicini di casa di questi mangiapreti sono una famiglia di sole donne, nonna, mamma vedova e figlia, pie bigotte tutte casa e chiesa (anche se, alla prima palpata di sedere, tutti i buoni propositi vanno a ramengo....anzi a puttane, sarebbe più corretto dire). Crostarosa si innamora della bella Simonetta Stefanelli, devotissima al Signore, ma dalle mutandine assai facili; la ragazza, debole in latino, prende "ripetizioni" dal ceramista ex universitario, ma pretende una conversione per accettare l'amore del potenziale fidanzato. E così, mentre il ragazzo comincia a porsi dei dubbi sulla sua spiritualità, il padre Salce organizza un attentato contro un ministro cattolico in visita in città (la religiosissima Assisi) e tenta di coinvolgere pure il figlio. Ma questi, spodestato nelle sue ripetizioni da un competitivo zio della ragazza, si incaponisce a vederci chiaro nello strano rapporto di parentela che lega i due, tanto da scoprire che dativi di limitazione e congiuntivi esortativi lasciano in realtà ben presto il passo ad una approfondita sessione di anatomia corporale... Disilluso dalle finzioni nelle quali era stato fatto cadere, si libera una volta per tutta dalle tentazioni religiose e dell'amor puro per una fanciulla tutt'altro che pura, e decide di approfittare della sensuale amante del padre, una Bouchet che per tutto il film sembra tentare e provocare il giovanetto con comparsate in accappatioio e massaggi a cavalcioni. Epica scena finale che vede i due nudi, copulare generosamente, all'insaputa del padre.
Petroni mette assieme vari spunti, certamente l'erotismo, un po' di attivismo politico e il tradizionale bigottismo della famiglia italiana - questi ultimi due aspetti, cartine di tornasole dello stato di avanzamento culturale della società del periodo (e di qualsiasi periodo, almeno in Italia). Salce è un rivoluzionario da pochade, che va ai cortei degli studenti pur avendo superato da un pezzo l'età scolastica; le donnine religiose che abitano accanto a Salce e Crostarosa credono per convenienza, tornaconto e perbenismo, un mero problema di reputazione e soldi, così come anche la grande auctoritas, lo zio Claudio Gora, persegue alla fine l'unico scopo di poter godere della carne fresca della giovane Simonetta Stefanelli, altra ipocrita mica da ridere (ma Gora dà qualche ripassata pure alla mamma Marisa Merlini). La Bouchet è una donna veramente libera, anche se fa della sua sessualità un'arma di ricatto sottile, mentre Crostarosa "vorrebbe ma non può", "potrebbe ma non vuole", si tormenta afflitto dai suoi principi (che crollano al cospetto della carne della Stefanelli) e dalla sua ingenuità (in fin dei conti, lui ama davvero la ragazza, finché non viene respinto). Molto gustoso anche il siparietto di Crostarosa col sant'uomo che dovrebbe definitivamente redimerlo e catechizzarlo, il fratacchione Gigi Ballista, pederasta moralista. Musiche pungenti e ammiccanti del solito Riz Ortolani.