
Terz'ultimo film della coppia Bud Spencer e Terence Hill, penultimo, se si considera che dopo ci saranno Miami Supercops e Botte Di Natale, che però sarà una sorta di reunion celebrativa a 10 anni di distanza. Dirige Enzo Barboni, che li aveva avuti davanti alla MdP già altre 4 volte a partire da Lo Chiamavano Trinità.... fino a Nati Con La Camicia, appena l'anno prima. Non C'è Due Senza Quattro esce nel 1984, viene girato sempre oltre Oceano, ma stavolta dalle spiagge di Miami o dalle isole caraibiche ci si sposta a Rio De Janeiro. Data la location, non poteva mancare uno stralcio di carnevale, con tanto di ballerine, paillettes e chiappe shakerate, così come del resto Barboni paga prevedibilmente dazio a tutte le icone turisticamente imprescindibili della città, a partire dalla statua del Cristo, passando per la striscia di spiaggia con i palazzoni a ridosso di Copacabana, etc.. Musiche di Micalizzi all'insegna della samba sfrenata, pare che da un momento all'altro debba comparire in scena Oronzo Canà con Aristoteles, Giginho e il faccendiere Andrea Bergonzoni (L'Allenatore Nel Pallone è dello stesso anno, chissà che i due set in qualche momento non si siano incrociati).
Bud e Terence sono Greg Wonder e Elliot Vance, rispettivamente, un galeotto col pallino del jazz e uno stuntman, ma sono anche Antonio e Bastiano Coimbra de la Coronilla y Azevedo, due ricconi carioca con mille industrie ed un conto in banca spropositato. I Coimbra stanno per firmare un importante contratto e hanno subito minacce di morte, dunque intendono sparire per una settimana da Rio (fino al giorno della firma), facendosi sostituire da dei sosia. Un'agenzia specializzata nella ricerca di sosia individua i due perfetti alter ego dei Coimbra e, per la cifra di un milione di dollari ciascuno, li convince a recitare il ruolo dei magnati brasiliani per sette giorni. Se riusciranno nel frattempo anche a sgominare i criminali che minacciano i due cugini miliardari otterranno un ulteriore bonus di mezzo milione. Sul posto Wonder e Vance si comporteranno in modo assai diverso rispetto alle abitudini aristocratiche dei Coimbra, generando parecchie perplessità in chi li conosceva, ma allo stesso tempo la loro schiettezza e sagacia li porterà a respingere ogni assalto fino a smascherare definitivamente i mandanti che vogliono i Coimbra morti. - SPOILER: Si tratta di Donna Olimpia Chavez di Altamirano (April Clough), eterea confidente di Bastiano, amante della poesia, ma in realtà intenta a vendicarsi di Antonio, colpevole a suo dire di aver rovinato il padre in un affare. Eliminato il pericolo e giunti al termine della settimana, Wonder e Vance incasseranno l'assegno dai Coimbra, nel migliore degli happy ending.
A mio modesto parere Non C'è Due Senza Quattro è una delle pellicole più deboli della celebre "coppia de menare" del cinema italiano. Sceneggiatura e gag sono stanchine e solo la rodata consuetudine alla presenza scenica di Spencer e Hill può far appassionare lo spettatore (a patto che sia già un aficionado del filone). Non solo giunti al 1984 la formula del duo è piuttosto logora e ripetuta, ma si avverte proprio un'esaurimento della vena comica che si limita a ripetere schematicamente ogni cliché, azzeccando di tanto in tanto la battuta giusta o la situazione buffa, più per caso che per reale estro narrativo. Spencer e Hill hanno ruoli del tutto codificati, quasi delle prigioni da cui è oramai impossibile sfuggire; per quanto riguarda Terence Hill si nota magari un leggero abbrutimento, scappa qualche parolaccia e, soprattutto nella parte iniziale, quella in cui Vance e Wonder devono incontrarsi e conoscersi, il personaggio di Hill è particolarmente sfrontato e strafottente, più del solito. C'è una certa svogliatezza, testimoniata da disattenzioni e qualche sciatteria. Spencer quando recita col sassofono neppure si sforza di mimare correttamente l'esecuzione, le sue mani sono ferme sullo strumento e le sue guance non si gonfiano per soffiare area nel beccuccio. Così come, quando sono chiamati a interpretare i due Coimbra (al limite dell'omosessualità), Hill e ancor di più Spencer sembrano oggettivamente due pesci fuor d'acqua. Per non parlare della scena dello stadio, dove i due siedono tra i tifosi del Vasco De Gama, anche se tra la folla sventolano bandiere del Flamenco e al gol della squadra avversaria esultano incomprensibilmente.
I cattivi sono poco caratterizzati, pura carne da macello senza alcun aspetto caricaturale che li renda interessanti e simpatici. Neppure Nello Pazzafini, col suo Tango, ottiene granché. La Clough è una bellissima donna ma certo non rimane impressa per la sua interpretazione. Le scazzottate si basano sui consueti giochi di prestigio e, dopo tanti film, non stupiscono più. I momenti più divertenti nascono dall'equivoco dello scambio di personalità tra i sosia. Quando Vance e Wonder si rapportano ad esempio alla servitù di casa Coimbra strappano qualche risata. Il film procede un po' per inerzia fino alla lineare risoluzione finale. Si è visto di meglio dalla premiata ditta Clucher/Spencer/Hill e probabilmente ne erano consapevoli anche i nostri, quando col successivo Miami Supercops chiusero il ciclo all'insegna di una certa malinconia (aggravata da incassi assolutamente incomparabili con le pellicole d'oro partorite negli anni passati).