
Murderock è un po' una pellicola di svolta per Lucio Fulci, non tanto perché stilisticamente o concettualmente rappresenti qualcosa di nuovo per il "terrorista dei generi" (anche se è una mosca bianca all'interno della "poetica della crudeltà" fulciana), quanto perché cronologicamente segna un passaggio importante nella biografia del regista. Lo Squartatore Di New York marca un po' il confine di quello che è considerato il miglior Fulci, il quale, dopo il 1982, tenterà varie strade, con sempre minor fortuna, per rimanere nel cinema che conta, ancorché di genere e bis, ma comunque popolare e visibile. A ciò si aggiunga la malattia, che colpisce Fulci proprio all'indomani di Murderock, tenendolo lontano dai set per un paio d'anni, tanto che il film successivo arriva solo nell'86 con Il Miele Del Diavolo. Dal post atomico al fantasy, dall'erotico al thriller e all'horror, in questi anni Fulci batte un po' tutti i chiodi; se da una parte questo è tipico dei registi del cinema commerciale, la cui forza è anche quella di manipolare generi diversi ed asservirli alla propria estetica e narrativa autoriale, dall'altra è anche il segno di una incertezza di fondo, una difficoltà a trovare sbocchi, una rincorsa verso dei riscontri positivi (di critica e pubblico) che non sono mai abbondati in casa Fulci, perlomeno finché è stato in vita. Murderock si colloca a metà di questo tragitto, è un retaggio del periodo "buono" ma è anche già rivolto ai successi da botteghino coevi, tutto intento a compiacere il pubblico che affollava le sale dei blockbuster ballerini dell'epoca.
Titolo e aspetto grafico dei caratteri che lo compongono farebbero erroneamente pensare a una sorta di rilettura de Il Fantasma Dell'Opera di De Palma, invece bisogna andare a scomodare pellicole come Flashdance, Fame e Staying Alive (Footloose uscirà lo stesso anno di Murderock, e Perfect addirittura l'anno dopo) per inquadrare la derivazione più corretta di Murderock. Spopolavano i film sulla danza, col corollario del culto del corpo e dell'aspetto fisico "healthy" (tipico degli anni '80, come le tute, la fascia per i capelli, le scarpe da ginnastica e tanto tanto sudore). "Pshysical" di Olivia Newton John era stato il perfetto battesimo del decennio, in tal senso. Fulci non si limita naturalmente al ballo, è pur sempre un maestro del thriller, e quindi va a scomodare Gli Occhi Di Laura Mars (le visioni assassine di Olga Karlatos) e certamente pensa un po' pure a Suspiria (l'eterna gara con Argento), quando dirige il film. Per nobilitare ulteriormente l'intera operazione si ricorre persino alle musiche di Keith Emerson che però, in tutta onestà, almeno stavolta sono disastrose, veramente orride, e contribuiscono ad affossare il film.
In una scuola di ballo si sta preparando uno spettacolo con tempi molto corti per il debutto. Candice Norman (Olga Karlatos) è la dura ed inflessibile istruttrice che prepara il corpo di ballo, sotto la supervisione di un team di uomini d'affari. La donna era una talentuosa ballerina che alla viglia del suo primo spettacolo venne drammaticamente falciata per strada da un automobilista, compromettendo per sempre la sua carriera. Quando a Candice viene chiesto di individuare i tre protagonisti per il balletto, all'interno della scuola iniziano a verificarsi degli omicidi seriali. Una dopo l'altra le ragazze vengono uccise secondo un protocollo preciso, dapprima stordite con il cloroformio, quindi trapassate sotto il seno (fino al cuore) con uno spillone acuminato. Le prime a morire sono proprio le candidate più probabili al debutto nello spettacolo. La Polizia inizia ad indagare, mentre nella scuola si diffonde un clima di sospetto reciproco, alimentato anche dalle presunte relazioni amorose che i vari personaggi intratterrebbero più o meno scopertamente tra di loro. Candice rimane sconvolta dalla visione di un manifesto pubblicitario, nel quale crede di riconoscere un uomo che ha sognato notti addietro e che nell'incubo la uccide. Come attratta magneticamente da quel volto, Candice si intestardisce per conoscerlo e finalmente arriva a lui. E' Geroge Webb (Ray Lovelock), attore in disarmo che sbarca il lunario tra pubblicità e grandi sbronze. Tra i due nasce una relazione fino a che.... - SPOILER: Candice non attribuisce a lui tutti i delitti che si stanno verificando alla scuola. Il dettaglio rivelatore è la scoperta dello spillone e del cloroformio nell'appartamento di Webb. Candice corre ad avvisare la Polizia, ma alla scuola dovrà fronteggiare proprio Webb. I ruoli si rovesciano e Candice rivela di aver riconosciuto sin dal primo momento in Webb l'automobilista che l'aveva investita. Da allora ha programmato l'atroce vendetta cercando di far ricadere ogni sospetto sul disgraziato, arrivano ora persino ad uccidersi con lo spillone per simulare l'ennesimo omicidio da addossargli. Un istante dopo che la donna si getta sul punteruolo, accasciandosi poi a terra senza vita, irrompe la Polizia, appena in tempo però per ricostruire un corretto quadro dei fatti e scagionare Webb.
Fulci gioca molto con le luci in Muredrock. La scuola è sistematicamente avvolta da luci intermittenti; ogni omicidio si compie così, con i neon che si accendono e si spengono, ed anche il ballo iniziale è ripreso in una specie di penombra (poco realistico ma molto scenografico). Domina il blu e, se inizialmente la trovata ha un suo sapore accattivante, dopo un po' sembra ripetersi in modo anche troppo schematico. Pure le coreografie dei vari balli dispensati lungo la pellicola lasciano alquanto a desiderare; è evidente che Fulci insiste troppo sulle natiche, le cosce e le scollature della attrici. I body indossati sono decisamente ai minimi termini in certi casi, e l'epidermide madida di sudore, ripresa in primissimo piano, vuole più solleticare il testosterone dello spettatore più che il suo interesse per il ballo. Fulci ci marcia un po' insomma. La recitazione è dignitosa, a tutti i livelli, anche se in verità nessuno degli attori (eccezion fatta per il simpatico e sornione tenente Borges di Cosimo Cinieri) sembra troppo coinvolto o efficace. La Karlatos a tratti è pure troppo sopra le righe, anche se la scena nella quale viene "circondata" dai monitor con le facce di tutte le vittime del killer, è sicuramente suggestiva (e altamente simbolica). L'impianto del film è buono, l'idea magari non strabiliante ma concreta, la realizzazione è un po' troppo di maniera. Fulci cura più la fotografia che altro, il film è molto estetizzante ma soffre un po' nei contenuti, a mio gusto e parere. Gli è stato rimproverato di aver girato omicidi poco cruenti e sin troppo algidi ed eleganti per il suo standard. Accusa un po' così, poiché ci mancherebbe altro che un regista dovesse ripetersi identico a se stesso per una intera carriera, come fosse prigioniero di una gabbia di vetro. Rimane però il fatto che Murderock sembra solo parzialmente riuscito, a tratti annoia pure un po', non convince fino in fondo, promette più di quanto mantenga e lascia l'amaro in bocca. E' noto che Fulci dichiarò che la pellicola sarebbe dovuta appartenere ad una presunta trilogia della musica, progetto che avrebbe dovuto comprendere altri due titoli (Killer Samba e Thrilling Blues) mai realizzati.