Monella

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Dopo l'altalenante Fermo Posta Tinto Brass, er sor Tinto si cimenta con una pellicola che, pur mantenendo la tipica weltanchauung sull'erotismo del regista, introduce qualche elemento di novità. Già Fermo Posta per la verità aveva un po' spezzato il ritmo poiché, anziché affidarsi alle matrone burrose di turno, provava a guardare al sesso da un'angolatura diversa, quella delle (finte?) fans di Brass che gli scrivevano delle lettere confessando le proprie fantasie in materia di godimento. Considerando La Chiave l'anno zero dell'erotismo brassiano, Monella, assieme a Snack Bar Budapest, Fermo Posta e Senso '45 può essere considerata una di quelle espressioni che, all'interno della "poetica brassiana", hanno minimamente variato il copione. Altrove Tinto ha insistito maniacalmente su alcuni topoi che sono eternamente tornati nei suoi film. Non che qui manchino molte delle sue fissazioni estetiche (i giochi di specchi, il pissing, la scena del ballo anni '50 con fughe optical degli impiantiti, il voyeurismo, naturalmente i sederi) ma accanto a questi luoghi "familiari" del cinema di Brass c'è pure un elemento di novità, il lolitismo. Anna Ammirati, la diciottenne protagonista partenopea del film - che Brass dice di aver conosciuto casualmente in un tamponamento stradale (figuriamoci se l'incontro non era avvenuto dal "di dietro"....) - non è la consueta corpulenta personificazione del sesso, non ha le forme generose della Grandi o della Caprioglio, non ha la sensualità un po' morbosa della Koll, né trasmette quell'erotismo materno, casereccio ed allo stesso tempo elegante della Sandrelli; la ragazzina ha un corpo connaturato alla propria età, fresco, frizzante, il suo erotismo è "casual", naturale, immediato.

Anche la declinazione del tradimento e della gelosia come carburante di un buon rapporto di coppia è qui trattata con una ulteriore sfumatura. Masetto (Max Parodi) e Lola (Ammirati) sono promessi sposi; lui vuole rispettare la ragazza preservandone la verginità fino al matrimonio, al contrario lei vuole "la prova d'amore" per tempo (considerando che siamo alla vigilia degli anni '60, è il mondo alla rovescia), per evitare brutte sorprese dopo che la fede le cingerà il dito e anche, direi soprattutto, per poter finalmente godere dei piaceri del sesso senza dover aspettare oltre. Lola tenta ripetutamente Masetto ma non riesce mai ad ottenere completa soddisfazione, fino a che, dopo averlo fatto ingelosire del proprio patrigno (Patrick Mower), inventa un finto stupro. A Masetto, accecato dal pentimento e dal rimorso per non aver protetto Lola e per non essere stato il primo a farle perdere la verginità, non rimane che verificare di persona e nel far ciò finalmente accontenta Lola. I due quindi convoleranno a nozze, con il piccante sottinteso che la fedeltà non dovrà essere necessariamente un valore fondante del loro matrimonio.

Solitamente i personaggi maschili di Brass - abilmente manipolati dalle donne, creature superiori, libere ed intelligenti - provano un perverso piacere nel sapere che le proprie signore sono giaciute con altri, o potenzialmente potrebbero farlo. Stavolta l'assillo di Masetto non è esattamente questo, tuttavia la gelosia verso Lola c'è e l'inscenamento dello stupro è la goccia che fa traboccare il vaso. Molto importante il rapporto che Lola coltiva con il patrigno, nuovo compagno della madre Zaira (Serena Grandi). L'incontro tra i due avvenne sul transatlantico Normandie, praticamente un casino galleggiante, sul quale Zaira faceva la guardarobiera di prima classe e André era lo chef. L'uomo è un puttaniere d'esperienza con molti aneddoti nel suo carniere e l'hobby della fotografia erotica delle sue prede; immagini che ama rivedere nel tepore del suo salotto, sorseggiando alcol e commentando i deretani col fidato amico Pepè, al quale concede sempre il privilegio di scaldare le sue amanti prima di deflorarle. E' avvenuto anche con Zaira. Lola sogna ad occhi aperti di essere posseduta da André, anche perché la sua paternità non è mai stata veramente accertata e questa ambiguità di sangue genera in entrambi ancora più capriccio. Lola arriva a promettere ad André che se sposerà Masetto dopo gli si concederà per scommessa.

La Zaira di Serena Grandi è praticamente la prosecuzione di Miranda, pare di vederla la locandiera, una quindicina di anni dopo, praticamente cambia solo il nome. Brass omaggia se stesso ed uno dei suoi personaggi più riusciti. Ed ammetto che i pochi minuti della Grandi sullo schermo quasi bastano a cancellare del tutto gli sforzi della Ammirati per imporsi come oggetto del desiderio dello spettatore, nonostante sia praticamente sempre nuda per tutto il film. Al solito, l'ambientazione è quella del "triangolo della gnocca" caro a Brass (Mantova/Parma/Modena), che vive di sguardi rurali ed agresti veraci e pronunciati. La festa paesana in particolare, che circolarmente apre e chiude il film (con tanto di cameo di Brass direttore d'orchestra), ha un che di platealmente amarcordiano e felliniano, con tutti i folcloristici e squinternati paesani ritratti nelle loro goffaggini e manie. C'è il matto guardone, i padri di famiglia dal palpeggiamento facile, la prostituta (la bellissima Francesca Nunzi), il fratacchione che recita stornelli sconci, la sarta francese lesbica e via discorrendo.

Non manca la puntata in una casa d'appuntamenti, la Merlin ha appena chiuso i postriboli ed a lei sono rivolti gli improperi di Brass per bocca della Nunzi (altro tema che ritorna nel suo cinema). Molto affettuosa e solare la scena dell'amoreggiamento tra Parodi e la prostituta che si prende cura delle "pene" del suo cliente (amorose e non...) con gentilezza, generosità ed una rassicurante accoglienza. Un'idea di prostituzione molto romantica e retrò filtrata da una estrema nostalgia ed indulgenza. Non fa una gran figura il clero invece; dapprima assistiamo a due giovani pretini che vengono turbati dal passaggio di Lola seminuda in bicicletta, tanto da correre ad odorare il sellino dove la ragazza aveva poggiate le terga. Quindi abbiamo il frate di cui sopra, piuttosto esplicito nelle sue cantiche dialettali. Infine, sempre durante la festa di paese che celebra lo sposalizio dei protagonisti, abbiamo il parroco coinvolto con la prostituta nel gran ballo finale del quale il Maestro Brass è l'iniziatore.

Numerose le scene di erotismo, anche piuttosto spinto, ma sempre solare, senza retro pensieri, colpe, rimorsi, negatività. E' la via di Brass al sesso, fatto di felicità, spensieratezza, divertimento, leggerezza, gioco. A Lola viene addirittura offerto di prostituirsi per denaro ma, nonostante la ragazza sia piuttosto disinibita, la sua risposta è emblematica: il sesso è divertimento, se dovesse diventare un lavoro non sarebbe più così bello. In questo senso Monella è il trionfo dell'idea brassiana di erotismo, tanto più che la giovane età della protagonista esalta questo senso di innocenza e libertà. Quasi insostenibile tutta la parte dei balli rock 'n' roll al bar, dura un'infinità di tempo e finisce un po' con l'annoiare. Super trash il motivetto che porta il titolo del film, il cui testo osceno è opera di Brass mentre le musiche sono di Pino Donaggio. Menzione di merito per l'edizione in bluray del film da parte della inglese Arrow, che si sta occupando di ristampare il cinema di Brass dall'83 in poi, oggetti pregiati contenenti un doppio disco (dvd e bluray), una nuova veste grafica e corredati di apparato critico.

Trailer ufficiale

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