Molto Rumore Per Nulla

Molto Rumore Per Nulla
Molto Rumore Per Nulla

Già autore dell'adattamento dell'Enrico V shakespeariano (esordio folgorante) e con all'attivo due ottime pellicole come L'Altro Delitto e Gli Amici Di Peter, Kenneth Branagh riprende ancora Shakespeare e realizza la sua versione di Molto Rumore Per Nulla nel 1993, a tutt'oggi una delle vette assolute del suo cinema. Branagh tornerà ancora e ancora sulle pagine del bardo di Stratford-Upon-Avon negli anni successivi, acquisendo la patente di divulgatore doc di Shakespeare per quanto riguarda il cinema, dopo i vari Laurence Olivier, Orson Welles e Zeffirelli. La chiave interpretativa del rosso irlandese è sempre stata quella di rendere alla portata di tutti l'opera letteraria del più grande drammaturgo di tutti i tempi, non per questo banalizzandolo, semplificandolo o snaturandolo, ma anzi osservandone filologicamente e pedissequamente la parola, il testo, e tuttavia all'interno di una cornice che lo mantenesse attuale, moderno, contemporaneo, "sentito" come prossimo anche da una platea di spettatori del XX° e XXI° secolo, persino "giocoso", senza perdere il minimo di serietà e rigore.

Molto Rumore Per Nulla è un capolavoro, né più né meno, cristallizza un autore in stato di grazia. Tutto è perfetto, messa in scena, fotografia, ritmo, musiche, montaggio, il cast, i costumi. Branagh dimostra con estrema duttilità di saper stare in scena senza indulgere troppo su se stesso (non sempre accadrà nella sua carriera), di sapersi circondare di ottimi attori, tanto britannici (dunque col pedigree certificato per interpretare Shakespeare) quanto americani, come Denzel Washington e Michael Keaton. Il canadese Keanu Reeves è forse l'unica minima nota stonata, poiché rispetto a quella dei suoi colleghi la sua recitazione è l'unica a risultare un po' troppo impostata e innaturale; Reeves non trasmette genuinità ma artificio. Certo il suo ruolo non aiuta e tuttavia si avverte uno iato rispetto agli altri attori coinvolti sul set. Come ogni anglofono che si rispetti, per Branagh l'Italia è un posto esotico, tutto, dalle Alpi alla Sicilia, e così il regno di Messina diventa il Chiantishire, con le location di Greve In Chianti per l'esattezza. Del resto per lo stesso Shakespeare nel 1598 Messina non era né più né meno che le Isole Samoa o Kuala Lumpur per noialtri oggi. In una villa arroccata sulla campagna toscana dunque seguiamo le vicende della brigata di don Pedro (Denzel Washington) ospite di Leonato (Richard Briers), signore di Messina. Nei giorni di convivenza accade di tutto, intrecci amorosi, inganni, gelosie, motteggi e ricomposizioni sentimentali, "molto rumore per nulla" appunto, poiché tutto è bene quel che finisce bene.

Branagh è un campione nel tenere vivo ogni singolo fotogramma, non c'è un secondo di stanca, i battibecchi, le schermaglie, le vere e proprie tenzoni linguistiche tra i personaggi (e segnatamente tra lui e l'allora consorte, Emma Thompson) valgono il prezzo del biglietto. La tenuta di Vignamaggio è un incanto, la cornice perfetta della commedia e saggiamente Branagh la sfrutta in lungo e in largo, girando quasi esclusivamente in esterno. Meravigliosi i titoli di testa, epici e coinvolgenti, bellissima la festa mascherata notturna, potente e commovente il matrimonio che non si celebra tra Hero (l'esordiente Kate Beckinsale) ed il conte Claudio (Robert Sean Leonard), un pezzo di bravura recitativa enorme, vero climax del film. Suggestivo il funerale di Hero, così come il finale del film affidato a canti e balli di festa e rinnovata gioia. Michael Keaton è divertente da morire, nonostante la difficoltà di rendere in lingua italiana i suoi continui giochi di parole (dovuti al malapropismo di cui soffre il suo buffo connestabile cialtrone). Un plauso per le musiche, davvero ad altissimi livelli. Due ore di pellicola corroboranti, che scendono lungo la gola come acqua fresca in piena estate. Un film che è una gemma assoluta. Imperdibile.

Trailer ufficiale

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