Un Camorra movie che si intitola Mafia, Una Legge Che Non Perdona già rende l'idea dell'accuratezza e della pignoleria con il quale è stato realizzato. Il leggendario Bob Ghisais (si fa per dire), più prosaicamente Roberto Girometti, attivissimo nel cinema di genere e firma di pellicole stracult come Una Cavalla Tutta Nuda, La Gorilla, Malizia Oggi, Un Giudice Di Rispetto, e della serie tv con Bud Spencer Detective Extralarge, prende a modello il poliziesco, anzi il poliziottesco che tanta fortuna aveva avuto in Italia negli anni '70, lo incentra tutto sulle lotte intestine alla Malavita organizzata, disinteressandosi quasi completamente del ruolo delle Forze dell'Ordine, ci butta dentro donnine spogliate a iosa, guarda con furbizia alla sceneggiata napoletana e confeziona uno dei film di genere più sciamannati e di bassa lega del filone, per altro arrivato ben oltre la fuga dei buoi e la chiusura della stalla, nel 1980.
Siamo a Salerno, subito dopo la morte del grande Boss; il decesso scatena una guerra ambiziosa per la scalata al potere. Il successore designato non si mostra interessato a raccogliere lo scettro del comando, anzi, Don Raffaele Nocera vuole uscire dal giro e condurre una vita normale. La fase di transizione però è costellata da attentati ed omicidi incrociati, tanto che si insiste perché Don Raffaele si faccia carico della guida del carrozzone prima che la carneficina raggiunga livelli stragisti. Quando verrà rapito addirittura il figlioletto malato di Nocera, il mammasantissima deciderà di porre fine al massacro una volta per tutte. Appare evidente sin da subito come la figura del Don, signorotto vecchio stampo della Camorra locale, sia ricalcato pedissequamente sui personaggi meroliani; anche fisicamente Raffaele Fortunato (Raffaele pure nella vita vera) assomiglia un po' a Mario Merola. Nonostante un passato discutibile, il malavitoso sembra stanco e sdegnato dal crimine, vuole dedicarsi al figlio bisognoso di cure e recuperare il rapporto con la bella compagna Denise (Antonella Lualdi), che proprio il suo "mestiere" aveva allontanato da lui. Né manca la canzone napoletana, per l'occasione interpretata da Bruno Venturini, lacrimatore canterino doc.
La Polizia c'è ma è del tutto inutile, si limita ad arrivare sempre "dopo", il commissario di turno non sa che pesci prendere e fa da spettatore alla risoluzione dei conti made in Camorra. L'avido scalatore è Tony (Jackie Basehart), cinica e violenta promessa della Mala salernitana, uno che vive a colpi di yacht, belle donne e soldi fruscianti. Non si farà scrupolo di uccidere i suoi avversari diretti al trono e far rapire il figlio di Nocera (Fabrizio Marani) pur di ottenere la casella di vertice (spedirà la sua donna, Malisa Longo, al largo con il ragazzo). Tuttavia la Longo, pur mignotta e donna del capo, è sempre una donna con l'istinto materno, e quando Tony stesso si incaricherà di strangolare il puero, sarà giustiziato a pistolettate nel petto dalla Longo. Ardita la presenza femminile nel film, tripartita tra la casta ma fascinosa Lualdi, la bollente Longo e l'altrettanto focosa Margie Newton, accreditata qui come Margie Moreau (è una delle attrazioni del night di Tony, dove ovviamente si fanno spogliarelli, e dove a un certo punto vediamo esibirsi una improbabile mulatta a metà strada tra Laura Gemser e Rosa Fumetto con la parrucca). Entrambe si dividono le lenzuola di Tony, entrambe ci sono offerte da Girometti perlopiù a tette di fuori; se si fa il conto, sono più le scene che vedono le signore seminude che quelle che le vedono vestite (più o meno vestite). Addirittura abbiamo una scena di catfight, nella quale a colpi di "sei una puttana! " .... "no, tu sei una gran puttana! ", le contesse si scapigliano e si rotolano per terra con inevitabile upskirt, per la gioia del pubblico pagante.
Tra i momenti più kitsch la gran tavolata presieduta dal boss Gordon Mitchell, impomatato come un concorrente di un quiz di Gerry Scotti e doppiato con un atroce accento napoletano da un doppiatore che è chiaramente non partenopeo. Più in generale tutto il doppiaggio ha momenti di ridicolo involontario, proprio per le inflessioni dialettali affidate spesso e volentieri a voci non napoletane. L'osteria che ospita lo strategico incontro sembra più infima di Gigi il Troione e dà la cifra del film, sciatto, tirato via, girato e montato un po' alla come viene viene (alla prima). Tuttavia, rispetto alle pesanti critiche negative raccolte un po' ovunque, una volta etichettato come sottoprodotto di un sottoprodotto (poliziesco > poliziottesco > Merola Movie), e riconosciute certe sue derivazioni dirette (Il Boss di Di Leo e I Figli Non Si Toccano di Nello Rossati), il film è perlomeno divertente nella sua grezza confezione, la grande abbondanza di seni intrattiene a dovere (e comunque, al netto dei topless, sia la Longo che la Newton sono in formissima), e il suo taglio da provincia criminale non dispiace. Sgangherato si ma non da buttare. Le musiche, di genere (e di maniera), sono di Stelvio Cipriani. Cinekult lo ha fatto uscire su dvd nel 2014 con la copertina presa pari pari da un altro film, Gli Amici Degli Amici Hanno Saputo.